Se è vero che esistono delle canzoni che hanno letteralmente rivoluzionato la musica italiana e che sono impresse più di altre nel nostro DNA culturale, non si può prescindere dal raccontare il valore del brano italiano più famoso al mondo, ovvero “Nel blu, dipinto di blu” di Domenico Modugno.
“Penso che un sogno così non ritorni mai più,
mi dipingevo le mani e la faccia di blu.
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito
e incominciavo a volare nel cielo infinito”
Una canzone che ha rappresentato uno snodo fondamentale sia nella carriera dell’artista, nato a Polignano a Mare il 9 Gennaio del 1928, sia nell’intera musica leggera del “Belpaese”: il singolo, vincitore del Festival di Sanremo del 1958 e pubblicato su 45 giri nello stesso anno, ha ottenuto un successo internazionale pazzesco con oltre 22 milioni di copie vendute nel mondo (di cui 800.000 copie in Italia), cambiando per sempre la concezione della “canzone all’italiana” e divenendo metafora di un paese pronto a spiccare il volo dopo i difficili anni del 2° dopoguerra.
“Volare”, appunto, parola che apre il ritornello, è anche il titolo alternativo del brano che vanta un numero altissimo di cover realizzate: oltre 100 sono le versioni ufficiali eseguite da artisti italiani e stranieri, tra cui vanno sicuramente menzionate quelle di Adriano Celentano, Andrea Bocelli, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Gipsy King, Luciano Pavarotti, Mina e Paul McCartney.
Le origini del brano sono state spiegate dallo stesso Modugno che ha raccontato di essersi ritrovato a guardare un cielo limpido e di un azzurro “sconvolgente” nei pressi di Ponte Milvio a Roma, esclamando estasiato “Di blu m’ero dipinto”. Al suo fianco c’era Franco Migliacci, amico fraterno, paroliere e co-autore dell’artista pugliese.
Da questa frase si è sviluppato tutto il testo che Migliacci, a distanza di qualche anno, ha raccontato così: “Ero alle prese con una dolorosa separazione e quel visionario volo poetico nell’azzurro che si fa più intenso è frutto di un mio personale incubo, una visione onirica”.
Nell’arrangiamento, invece, curato dal Maestro Alberto Semprini con il suo “Sestetto Azzurro”, è lampante l’influenza delle sonorità provenienti dagli Stati Uniti, dove iniziava ad imperversare lo “swing” e dove Elvis si apprestava a tracciare un solco profondo dal punto di vista interpretativo e di “immagine”.
Il motivo del successo planetario di “Volare” è da rintracciare proprio nella capacità di fondere un testo poetico e malinconico, di chiara fattura “italiana”, con un arrangiamento all’avanguardia per l’epoca in grado di strizzare l’occhio alla musica d’oltreoceano.
Nel video in evidenza una storica interpretazione di Domenico Modugno proprio negli Stati Uniti, all’ “Ed Sullivan Show”: guardate attentamente il linguaggio del corpo, con le braccia che si aprono quando intona “Volare oh-oh…” e il suo modo assolutamente unico di riempire la scena, sorridendo mentre canta questo brano senza tempo.
di Luca Nebbiai
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