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Vincenzo Incenzo : la vera uguaglianza è tra persone diverse

by Paola Pagni

Vincenzo Incenzo, un nome-omen che prevedeva una vita fatta di assonanze, rime baciate e musica, e così è stato: Vincenzo Incenzo ha iniziato il suo percorso scrivendo per Renato Zero, Armando Trovajoli, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, PFM, Michele Zarrillo,

Mijares, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Albano, Tosca, Massimo di Cataldo, Paolo Vallesi e molti altri. È presente come autore a numerose edizioni del Festival di Sanremo: tra i brani “Cinque Giorni”, eseguita nel mondo in più versioni (tra gli altri AmandaMiguel, Ana Gabriel, Laura Pausini), “Strade di Roma”, “Che sarà di me”, “L’elefante e la farfalla, “L’acrobata”, “Gli angeli”, “Il passo silenzioso della neve”, “Un altro amore no”, “L’alfabeto degli amanti”, “Nel perdono”. Vanta una collaborazione autoriale con Papa Francesco, per la canzone “La madre”, cantata da Mijares.

Non vi sembra abbastanza?

Vincenzo Incenzo ha anche scritto con grande successo anche per il teatro e la tv e ricevuto numerosi premi tra cui ricordiamo due volte il Premio Lunezia, il Premio SIAE autori, il Premio Nazionale Liolà (2003), il Premio Giffoni Film Festival (2012), il Premio Poggio Bustone-Lucio Battisti (2013).

Poi ,nel 2018, incoraggiato fortemente da Renato Zero, decide di pubblicare il suo primo album, Credo, prodotto dallo stesso Renato Zero, uscito anche in lingua spagnola e promosso in Sud America con un tour.

Ad oggi ,Vincenzo Incenzo ,è alla sua seconda fatica come cantautore, Ego, un disco che racconta la società di oggi, dove si è persa completamente l’identità e si tende a massificare l’individuo. Nessuno vuole essere unico e uscire dalla folla per far sentire la propria voce.

Abbiamo scambiato qualche chiacchiera con Vincenzo, parlando della sua musica e del suo incredibile lavoro.

Vincenzo Incenzo

L’intervista

Ciao Vincenzo, scusami ma devo subito togliermi una curiosità: Vincenzo Incenzo, è il tuo vero nome?

Si, e quando mi chiedono questo io dico sempre che se mi fossi scelto un nome d’arte l’avrei scelto un po’ meglio! (Ride)

Beh direi che il nome in rima è azzeccato, visto poi il tipo di lavoro che stai facendo!

Sicuramente mio padre da buon musicista avrà sentito questa assonanza che gli è piaciuta ed ha deciso per questo nome.

Certo, questo mi ha messo un po’ in difficoltà da bambino forse ma poi per fare questo lavoro direi che va bene!

Senza dubbio! Comunque innanzi tutto complimenti, sia per la tua carriera da autore, da cui sono rimasta esterrefatta, che per la grande quantità di cose che hai fatto anche a teatro e in tv. Leggo di grandi successi in questo senso, quindi sicuramente le soddisfazioni non ti sono mancate. Per cui ti chiedo: cosa ti ha spinto, nel 2018 a passare dall’altra parte?

Intanto ti dico che il mio percorso nasce come cantautore, a 18 anni in un locale storico di Roma, da dove iniziavano un po’ tutti, da Rino Gaetano, a Venditti. Poi quasi subito è arrivata questa opportunità di scrivere per Michele Zarrillo e Tosca, ed io l’ho fatto, ma pensando che sarebbe stata una piccola parentesi della mia vita.

Invece poi sono passati 25 anni, con tantissimi artisti straordinari, da Renato Zero, a Venditti, Endrigo, Dalla; per questo non ho più avuto tempo per pensare a scrivere per me stesso.

Fino a 2 anni fa, quando ho presentato a Renato (Zero n.d.r.) una canzone per lui e mi ha detto :“ma chi è che canta qui?”; quando gli ho detto che ero io, mi ha offerto la sua produzione per fare un disco mio, ed ha molto insistito.

Così l’ho fatto e l’accoglienza è stata davvero molto positiva, per cui ho avuto la spinta per andare avanti e fare il secondo album, ed adesso fare cose mie è diventato una sorta di percorso parallelo.

Scrivere per te stesso ti fa sentire più libero di esprimerti?

Molte cose che dici che in prima persona, quando scrivi per altri devono ovviamente essere mediate: non è detto infatti che l’artista sia sempre d’accordo con i contenuti.

Quindi sicuramente mi sento più libero, e visto che questa opportunità è arrivata dopo molti anni di carriera, mi sento anche di poter spingere sull’acceleratore per esprimere le mie idee, senza usare filtri.

Ho questa libertà di essere il più sincero possibile.

E poi c’è la bellezza di poter pensare a tutto il progetto, dalla copertina del cd ai live, che è una cosa che mi ispira molto.

A dispetto del titolo, Ego, non ci parla di una dimensione personale, ma anzi tratta tematiche sociali: come lo descriveresti?

In questo caso l’Ego è quello più puro, quello che nel suo significato autentico è una sorta di ponte tra la nostra parte intima e quella sociale.

Quindi questo ego ha il compito di equilibrare il nostro istinto con la vita al di fuori; penso infatti che in questo momento, questa identità, il senso di appartenenza ad idee ed affetti, dovrebbe ritornare più forte per uscire da questa folla anonima in cui ci siamo nascosti, delegando le scelte importanti agli altri.

Questo è fondamentale per la costruzione di una cultura nuova fatta di persone e non di numeri e di una vera uguaglianza, tra persone diverse.

Quell’uguaglianza li è quella che mi affascina.

Pensi che questo appiattimento sia presente anche nel mondo musicale?

Io trovo che anche la musica purtroppo abbia fatto un passo indietro, spinta anche da una macchina industriale che rema tutta in una direzione, però mi dispiace molto che anche cantautori importanti abbiano lasciato il campo a tematiche più leggere.

E mi dispiace che i rapper, partiti con intenzioni forti di raccontare il mondo intorno, oggi siano più confinati a parlare di discoteche, donne, macchine e soldi etc.…

Trovo che la musica sia un grande veicolo di comunicazione e non si può perdere l’occasione usarlo anche in questo senso.

C’è un brano dell’album a cui sei più legato?

Ti dirò, ne volevo mettere di più, ne ho messi pochi ed ho scelto tutti quelli a cui sono più legato. (ride)

Forse per un fatto temporale però, questo singolo, “L’amore ha un nome solo”, mi dà molta emozione. Ho parlato molto dell’amore ,ma questa volta credo di aver toccato una profondità diversa, perché non si tratta solo del rapporto tra due persone ,ma è più una ricerca

dell’amore assoluto, quello che capita una volta sola e che se a volte si perde, lo continuiamo a vivere anche quando stiamo conducendo un’altra vita.

Ci sono sentimenti incancellabili, e forse bisognerebbe essere più attenti e più rispettosi di questi quando talvolta, per varie vicissitudini, li lasciamo invece correre via.

E poi si tratta anche di scegliere una parte e difenderla, non solo in amore ma anche nelle idee e degli ideali.

Se dovessimo parlare di politica per esempio, mi fa veramente impressione come cose dette un mese fa oggi vengano ritrattate completamente; ecco questo mi fa pensare a quanto sia difficile per la gente avere seri punti di riferimento.

Ego è un album ovviamente cantautorale dove i testi la fanno da padrone, però hai provato anche ad abbracciare più generi, ad esempio “Allor enfants”, “Il capolavoro” strizzano l’occhio a sonorità quasi indie, “Il paradiso” è quasi un rap latino americano: stai sperimentando?

Questo album è nato in viaggio, in America Latina dove ho avuto la fortuna di fare un tour nel 2019 e questo mi ha portato a incontrare musicisti con visioni molto nuove ed originali ; mi ha aperto un file enorme nella testa e quindi sono andato alla ricerca di sonorità diverse.

C’è da dire che io sono da sempre aperto ai codici contemporanei perché credo sia giusto rispettare la tradizione, ma anche non chiudersi gli occhi davanti alle nuove sfide della musica.

Nel disco c’è tutto questo, un’attenzione alle sonorità più moderne ed anche al rap, soprattutto perché questo genere ti offre l’opportunità di dire molte cose in poco tempo.

Sotto l’aspetto musicale quindi è un coagulo di forze, da America latina a Italia a tendenze innovative, anche grazie alla produzione di Jurij Ricotti, che è un arrangiatore che lavora a 360 gradi nella musica ed ha una visione molto ampia in questo senso.

Il tuo lavoro precedente, Credo, prodotto da Renato Zero, è stato promosso con un tour in sud America: farai qualcosa del genere anche in Italia?

Si, con molta attenzione stiamo monitorando le situazioni, e siamo arrivati ad inquadrare 5 location in Italia, Roma, Milano, Napoli e Firenze dove, con tutte le misure del caso, ci sono teatri che riescono a garantire circa 400 posti: ci sembra un buon compromesso per iniziare.

Fare almeno queste cinque date per non perdere il contatto con la gente.

Il tutto sarà anticipato da un concerto in streaming i primi di Ottobre che andrà in diretta sui social: questo perché credo sia vitale il contatto con la gente sotto qualunque forma arrivi.

Ritengo anche sia importante che sia lo stesso artista a trovare delle soluzioni in questo senso, e noi per questo abbiamo deciso di partire in questo modo.

Mi sembra un ottimo suggerimento, appoggiato sicuramente da chi, come noi, farebbe carte false per avere più live possibili in agenda.

Il brano di Vincenzo Incenzo lo potete ascoltare proprio qui:

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