Valentina Polinori, nel suo terzo lavoro discografico, indaga “Le ombre”, cercando di raccontare le diverse sfumature dell’oscurità e mostrarne il fascino più segreto.
Un nuovo album che arriva a tre anni dal precedente, “Trasparenti“, e dopo una serie di concerti in tutta Italia che l’hanno vista esibirsi anche in apertura ad artisti come Vasco Brondi, Cristina Donà e Ginevra Di Marco, Sick Tamburo, Lo Stato Sociale, Julie’s Haircut & Persian Pelican e Gio Evan.
“Le Ombre” è anche il primo album in cui Valentina si è dedicata alla produzione artistica.
Nell’intervista ci ha raccontato come ha curato tutti gli aspetti dei brani, dalla scrittura alla resa sonora, mostrando un gusto minimale che affida a testi e melodie il ruolo di protagonisti assoluti, sottolineati dalla dolcezza del timbro e la sapiente alternanza fra le note ed il silenzio, che caratterizzano il pop elegante e moderno di questo lavoro, sancendo un passo in avanti nel percorso musicale della cantautrice.
Ciao Valentina, benvenuta su Inside Music!
Il disco è un percorso alla scoperta delle Ombre per conoscerle e accettarle. Come hai sentito di doverle, in qualche modo, portare alla luce?
Bel gioco di parole! In realtà è stato un percorso molto spontaneo e naturale; mi son resa conto solo dopo che queste canzoni avevano in comune un tratto un po’più cupo, o se vogliamo, un riferimento all’oscurità emotiva, perciò ho deciso di intitolare “Le ombre” l’album.
Naturalmente siamo portati a considerare le Ombre qualcosa di negativo, mentre tu hai trovato un lato affascinante….
Volevo raccontarle senza giudicarle.
Per quanto sia difficile, mi sembra che sia utile e che contribuisca a farci avvicinare maggiormente anche alle cose positive della vita; le ombre ci aiutano a vederle sotto una diversa prospettiva.
Il mio desiderio era quello di riscattare la loro importanza con questo disco.
Questo terzo album della tua carriera punta sul contrasto tra acustica ed elettronica; è stata una scelta per enfatizzare il titolo?
Mi piaceva l’idea di unire delle sonorità un po’ più cupe, elettroniche e sintetiche, a qualcosa di più umano e caldo.
Mantenere nei brani uno strumento acustico, come la chitarra o il piano, mi ha consentito di raggiungere questo mio obiettivo.
Mi sembra che l’elettronica invece abbia contribuito a dare un’atmosfera profonda, di base, all’intero album.
I testi ricoprono un ruolo fondamentale nelle tue canzoni, come funziona per te il processo di scrittura?
Di solito parte tutto da un’idea musicale che, tendenzialmente, è sempre un testo con una melodia.
Da questa base inizio a trovare gli accordi e a lavorare sull’armonia e sull’arrangiamento.
Nel caso di questi pezzi ho curato anche la produzione e quindi ho lavorato a piccoli step, prima il testo e la musica insieme e poi la produzione degli altri strumenti, ma fondamentalmente lo schema che adotto è sempre lo stesso.
Dopo gli studi al Conservatorio Santa Cecilia, ti sei dedicata all’insegnamento; i tuoi alunni ascoltano la tua musica?
Si, sono una Prof, ma tendo a mantenere molto separati i due ambiti, sono molto riservata da quel punto di vista…
È capitato che, qualche volta, i miei alunni mi abbiano detto che qualche brano gli era piaciuto ma ne parliamo poco.
Qualche giorno fa (il 24 marzo) è partito il tour di presentazione dell’album: come è stato tornare sul palco?
La dimensione del live mi piace molto e ho sempre cercato di coltivarla il più possibile perché la ritengo fondamentale.
Anche la scorsa estate ho fatto parecchi live, quindi, devo dire che non l’ho mai abbandonata.
Tornare sul palco con dei brani nuovi è molto emozionante; sto programmando le date estive che poi verranno annunciate nelle prossime settimane.
LE DATE
24 marzo – Manfredonia (FG) – Club 27
15 aprile – Parigi – Trois Baudets per Canzoni&Parole – Festival de la chanson italienne à Paris
20 aprile – Roma – Alcazar
21 aprile – Parma – Borgo Santa Brigida
22 aprile – Calcata (VT) – Bard House
28 aprile – Torino – Lomi House
6 Maggio – S. Benedetto del Tronto (AP) – Nadir

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)