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Intervista a Wrongonyou: pop folk americano dai boschi romani.

by Luca.Ferri
Wrongonyou copertina
L’artista romano ha pubblicato lo scorso 26 maggio il nuovo singolo, I Don’t want to get down, primo estratto dall’album prodotto da Michele Canova

La natura come libertà, Jack Frusciante come ispirazione, una chitarra e la voce. Il risultato è un pop folk dagli echi elettronici e le sonorità aeree. Questo il ritratto di Wrongonyou, al secolo Marco Zitelli, 26 anni, che dai boschi dei castelli romani ricrea le atmosfere delle grandi foreste canadesi e il profumo delle immense distese americane.

Un esempio di successo durante l’era digitale visto che Marco è riuscito a farsi notare semplicemente pubblicando alcuni suoi brani sul profilo soundcloud facendoli arrivare all’orecchio del professore di Sound Technology dell’Università di Oxford il quale lo ha invitato a registrare quattro brani nei recording studios dell’università. Così ancora prima che uscisse il suo album Marco è riuscito ad aprire concerti come quello di Niccolò Fabi iniziando, nel 2016 con la pubblicazione del primo Ep The Mountain Man, un percorso ricco di appuntamenti e tour nazionali e internazionali molto pieni.

Dall’apertura dei concerti di Levante alla partecipazione allo Spring Attitude di Roma, fino al Primavera Pro di Barcellona, Wrongonyou sembra voler incastrare da solo i tasselli del proprio puzzle, senza la strada, seppur lecita, del talent, ma da solo, passo dopo passo, credendo nella forza della musica e nella qualità della propria arte.

Lo scorso 26 maggio il cantante romano ha pubblicato il nuovo singolo I Don’t want to get down, primo estratto dall’album prodotto da Michele Canova, in uscita dopo l’estate per Carosello Records.

Il lavoro con uno dei più grandi produttori italiani del momento ha permesso a Marco di conoscere disciplina e dedizione di un lavoro, quello dell’artista, che potrebbe sembrare talmente bello da non prevedere impegno, “in studio si lavora davvero, poche pause e testa bassa, come qualsiasi altro lavoro. Michele pretende tanto, come è giusto per un professionista del suo calibro e questo a me è servito moltissimo”.

Così il “mountain man” della nuova musica italiana scala la sua vetta, lo fa partendo dalla quiete della natura, come attrezzatura una chitarra, come guida la voce, sulla parete soffia il vento della buona musica, i profumi sono sonorità aeree con semi di folk, boccioli di elettronica e sentori soul. Nel viaggio di Wrongonyou, tra musica e natura, la brezza è promettente.

Il tuo inizio nella musica è legato ad un mix di talento, intuito e casualità. Nel 2013 hai iniziato a pubblicare i tuoi brani sul tuo profilo soundcloud e arrivano ad un orecchio molto importante. Ci racconti come è andata e come hai vissuto quell’opportunità?

Avevo pubblicato i miei brani su soundcloud ad offerta libera, senza aspettarmi nulla. Un giorno mi sono trovato una sterlina e cinquanta e una mail di questo professore di Oxford che mi invitava nel suo studio a registrare per due settimane ed è venuto fuori un demo che non ho mai pubblicato ma è stato questo avvenimento che ha fatto scattare la scintille e nascere Wrongonyou. Quindi più che una possibilità discografica è stata l’occasione che mi ha fatto fare il primo passo.

Il tuo percorso è stato particolare fin dall’inizio, o forse semplicemente diverso da quello della maggior parte degli artisti di oggi, un percorso vecchio stampo potremmo dire. Infatti non hai partecipato a talent o concorsi, non hai avuto una grande vetrina ma ti sei fatto conoscere da solo, senza etichette inizialmente e hai aperto il concerto di Niccolò Fabi prima ancora di pubblicare il tuo album. Scelta o casualità?

Sì sono molto contento di questa cosa. Naturalmente oggi c’è il grande aiuto dei social ma il fatto di essere riuscito a fare svariate aperture, due tre tour invernali ed estivi ancora prima che uscisse il disco, solo con qualche singolo, mi ha fatto molto piacere.

Io sono stato chiamato da tutti e tre i maggiori talent italiani ma ho preferito continuare con un’altra tipologia di percorso.

Con tutto il rispetto per questo format, è una possibilità che a 26 anni non mi sento ancora di provare, preferisco continuare a tentare da solo, con le mie forze. Anche perché il talent è sempre un’arma a doppio taglio, se non trovi il prodotto giusto una volta uscito rischi di sparire. Poi credo che con tutte le “luci” della televisione sia molto complicato rimanere con i piedi per terra, mentre a questo io tengo molto, cerco di essere più naturale possibile e mi sorprendo che la gente venga ai miei concerti o che mi fermi per strada.

Tu sei italianissimo ma la tua musica racchiude atmosfere lontane, l’ambientazione è quella delle immense foreste canadesi, delle infinite strade e degli sconfinati laghi americani. Quanto hai assorbito dal periodo in cui hai vissuto fuori, come la tua musica ha filtrato tutte le influenze e gli stimoli?

Premetto che io vivo fuori Roma, nelle campagne e non riuscirei mai a vivere nella metropoli, con i rumori del traffico e con lo smog. Io sto bene nei boschi, lì riesco a rilassarmi, quella è la mia dimensione che mi permette di tornare sempre bene con i piedi per terra. Il fatto di essere andato in Georgia un anno prima di cominciare a scrivere da solo come Wrongonyou mi ha aiutato perché ho visto luoghi bellissimi che mi sono rimasti impressi nella testa e nel cuore. Parto dai miei luoghi, dalla natura dei Castelli Romani e cerco di proiettarmi verso i paesaggi delle foreste canadesi o delle regioni dei grandi laghi, dal Wisconsin al Minnesota al Nebrasca, tutte zone che purtroppo non ho ancora visto e che quindi cerco di immaginare facendomi ispirare.

E dalla tradizione musicale italiana cosa hai preso? Chi ti ha nutrito musicalmente?

Mi ricordo che da piccolo, nella Peugeot 405 station wagon dei miei genitori, era rimasta incastrata nello stereo la cassetta del Best of degli America che quindi sentivo a ripetizione e questo cantautorato americano mi ha subito colpito. A casa poi si sentivano speso Neil Young, U2, Bruce Spreengsten, quindi sono cresciuto in quella direzione. C’era anche il lato italiano però, sbagliando, l’ho sempre un po’ ignorato e l’ho riscoperto adesso. Sono rimasto piacevolmente colpito dal nostro cantautorato e sono contento di averlo conosciuto tardi, con la giusta consapevolezza. È impressionante ad esempio l’attualità di Battisti o le armonizzazioni di voce di Mango, per non parlare di Pino Daniele, Modugno, Luigi Tenco e così via.

Però cantare in italiano proprio non ti piace èh?

Semplicemente a me viene spontaneo cantare in inglese, mi sento proprio nella mia zona di comfort. È una lingua molto più musicale rispetto a quella italiana, puoi collegare le parole alle immagini, è molto più figurativa. Mentre la nostra è una lingua meravigliosa ma molto più complessa, devi spiegare all’ascoltatore, la costruzione deve essere precisa, non bastano le immagini. Diciamo che in italiano non mi sono mai cimentato, non so come reagirei. Mi tengo questa carta, non so se buona o cattiva.

Il mondo della musica, della discografia ha subito una vera rivoluzione negli ultimi anni, il supporto fisico sta sparendo in favore dello streaming ed è cambiata totalmente la modalità di fruizione e di produzione. Tu sei un esempio di quanto i social, la rete siano fondamentali per far conoscere la propria musica. Cosa pensi di questo cambiamento e quali credi saranno i risvolti futuri?

C’è sicuramente il lato positivo della comunicazione, del web che permette di trasmettere più facilmente la musica nel mondo. Dall’altra parte c’è anche il problema che tutti ne hanno accesso, quindi possono girare sia lavori buoni che pessimi. Allo stesso tempo si crea un’indipendenza vera e ognuno può esprimere la sua, sta poi al pubblico fare una scelta, una selezione e dare il giusto valore alle cose di qualità. Anche se a quanto pare ci sono delle falle in questo sistema (ride). Al di lá di tutto la rivoluzione digitale a me ha aiutato, quindi benvenga sempre il cambiamento.

L’album che uscirà dopo l’estate, anticipato dal singolo I don’t want to get down, è prodotto da Michele Canova, un grande professionista che ha creduto in importanti nomi della musica italiana. Come è lavorare con lui?

In questo momento Michele è il produttore in Italia numero uno. Per me è stata un’esperienza che definirei “seria”, perché spesso il musicista non avverte il senso del lavoro, non ha orari da rispettare o cartellini da timbrare. Quindi spesso serve una sorta di disciplina, una logica da seguire. In questo Michele è un maestro, in studio si lavora davvero, poche pause e testa bassa, come qualsiasi altro lavoro. Lui pretende tanto, come è giusto per un professionista del suo calibro e questo a me è servito moltissimo, è stata una bella prova che mi ha arricchito.

Il tuo sound sembra il risultato di una fluida commistione tra pop, folk, ma anche di echi elettronici, innesti country fino ad un’essenza soul. Sbaglio? Come hai definito questa personalitá? Hai avuto delle ispirazioni precise?

Sono partito dal folk americano da Neil Young a Cat Steven, a Bruce Spreengsteen. La linea di Wrongonyou è sempre stata quella che cerca di unire il sound acustico con l’elettronico e in America su questo ho azzardato molto. Un artista che mi ha ispirato tanto è stato John Frusciante, l’ex chitarrista dei Red Hot Chilly Peppers. Mi ha colpito moltissimo la sua carriera solista, l’ho scoperto nel 2006 vedendo un live all’Alcatraz in diretta su MTV, lui ha cantato Emily chitarra e voce ed è stato,un colpo di fulmine. Da lì ho iniziato a cercare tutti i cori che aveva fatto nei dischi, tutte le sue bellissime chitarre, mi sono davvero innamorato ed è diventato una grandissima fonte di ispirazione, mi ha stimolato moltissimo.

Lo Spring Attitude a Roma, Milano, poi il Primavera Pro di Barcellona e numerose altre date in giro per l’Italia e per l’Europa. L’adrenalina del live, lo scambio di energie con il pubblico è uno dei due aspetti del tuo lavoro, l’altro è al contrario il momento di creazione, scrittura e produzione, magari chiuso nella tua cameretta o in studio di registrazione. Come vivi questi due aspetti così diversi, ti senti più a tuo agio in uno dei due?

Sono due esperienze totalmente diverse. Mi piace molto cantare dal vivo, anche se ancora devo capire come vivo questo momento, a volte mi preoccupo molto del live, di quanta gente c’è, se canto bene o male. Ho letto da poco la biografia di Elvis e mi ha colpito molto il fatto che quando, avendo un contratto dal ’70 al ’77, lui doveva cantare tutte le sere a Las Vegas, a volte c’erano pochissime persone ma lui dava sempre il massimo, che se ogni sera fosse l’ultima. Quindi è proprio così che vorrei vivere il live, che riesca a non pensare a quanta gente c’è ma che canti in primis per me perché credo che nel momento in cui io sto bene riesca a trasmettere qualcosa di positivo alla gente.

La più grande soddisfazione dopo un concerto è quando le persone ti ringraziano, per me essere ringraziato per la musica rappresenta la più grande riuscita di una serata, riuscire a trasmettere qualcosa a me stesso e a chi mi stava ascoltando è la parte più bella di questo lavoro.

Cosa ci puoi anticipare del prossimo disco? Cosa dobbiamo aspettarci?

Devo ancora chiudere qualcosa su alcuni ospiti, anche se è ancora tutto incerto. Sarò forse io ospite in dischi di qualcun altro. Il mio disco parla molto di natura, sono tornato alle radici nel vero senso della parola, di famiglia, di fratellanza e di amore. I pezzi hanno un’impronta leggermente più elettronica ma non eccessiva, è più un’ambientazione perché il cuore del progetto rimane sempre chitarra e voce.

Sabrina Pellegrini

SUMMER TOUR
27.05 ROMA – Spring Attitude
28.05 MILANO – Wired NextFest
03.06 BARCELLONA h. 21.00 – Primavera Sound Festival @ Night Pro Stage
04.06 BARCELLONA h. 16.30 – Primavera Sound Festival @ Day Pro Stage
22.06 CAGLIARI – Waves Festival
23.06 PARIGI – SemaineItalienne a Paris @ 13th arrondissement
28.06 ANCONA – Spilla Festival @ Mole Vanvitelliana
29.06 COMO – Wow Music Festival
02.07 VITTORIO VENETO (TV) – Rock for Ail @ Parco Dan
05.07 CARPI (MO) – Festa di Carpi
04.08 ZEVIO (VR) – GOOSE FESTIVAL
08.07 ALBIZZATE (VA) – Owl Night Festival
12.07 VILLAFRANCA DI VERONA – castello scaligero OPENING THE LUMINEERS
15.07 BIELLA – Reload Sound Festival
21.07 MANTOVA – Arci Festa
22.07 MIRA (VE) – Mira On Air Festival
27.07 BOSCO ALBERGATI (MO) – Festa di Bosco Albergati
04.08 ZEVIO (VR) – Goose Festival
06.08 GROTTAGLIE (TA) – Grotta Music Festival
09.08 CURINGA (CZ) – Curinga Festival
20.08 SANT’ELPIDIO A MARE (FM) – MayDay Festival
03.09 TREVISO – Home Festival

 

 

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