Dopo il grande successo raccolto sul palco del Festival di Sanremo 2019 con il brano Abbi cura di me, Simone Cristicchi è ora pronto a dedicarsi al suo nuovo progetto discografico che prende il nome proprio dal singolo sanremese, che si è classificato al quinto posto della classifica finale. L’album è una raccolta, la prima, dei più grandi successi del cantautore romano.
Per me Simone Cristicchi ha il sapore di casa, il profumo del mare e di ricordi custoditi gelosamente in un cassetto del cuore. Simone è un po’ il fratello maggiore che vorremmo avere, quello che non lo ascolti quotidianamente, a volte inconsapevolmente “lo salti” per lasciare il posto a qualcun altro per “una toccata e fuga” inconsistente, ma lui è lì che ti aspetta ogni volta che ne hai bisogno, perché le sue parole sono terapeutiche, sono medicine vitali, e non c’è niente che lui non possa mettere a posto. Quando siamo di fronte a Simone Cristicchi abbiamo la percezione di avere davanti non solo un colto cantautore, ma anche un narratore di storie, un attore e testimone di eventi. Un illustre oratore che ha fatto della sua umanità e della sua empatia la chiave per il successo (che non si quantifica necessariamente con i numeri di vendite).
“Abbi cura di me” è la prima raccolta di successi che Simone ha deciso di regalarci. Le 21 tracce identificative che già conoscevo perfettamente, ci raccontano la sua cifra stilistica sempre coerente e credibile. Un album che mi ha portata indietro nel tempo, a ricordi che ho marchiati nel cuore e anche a quelli che avevo dimenticato. Il disco, già completo di suo, mi ha fatto rivivere il Cristicchi teatrante che tanto mi piace, uno sceneggiatore in preda a racconti di vite personali, di dignità umana e di speranza. Un fedele testimone che mi ha portata nei meandri più profondi, e a volte crudi, della realtà, conservandomi la poltroncina in prima fila per farmi assistere ad uno dei spettacoli più belli.
All’ingresso dell’album non potevamo che trovare la sanremese Abbi cura di me. Nei versi della canzone, ricorre il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro da sé, che sia esso un compagno, un padre, una madre, un figlio o Dio. Un brano delicato e necessario, “una preghiera d’Amore universale, una dichiarazione di fragilità, una disarmante richiesta d’aiuto”. La seconda traccia è Lo chiederemo agli alberi, una canzone dedicata al grande libro della Natura, le cui pagine sembrano indecifrabili, ma che a un occhio attento e curioso, svelano ogni giorno insegnamenti di eterna saggezza. Tra le 21 tracce non poteva mancare Ti regalerò una rosa, vincitrice della 57ima edizione del Festival di Sanremo nel 2007, del Premio della Critica e della Sala Stampa e Tv. E’ una canzone in forma di lettera che Antonio “in manicomio da quarant’anni, matto da quando era bambino” scrive alla sua Margherita, l’unico amore della sua vita. Quella Margherita che una fredda mattina, prese il coraggio e scavalcò la recinzione che separava il manicomio dal mondo esterno, il mondo dei sani. Di suo pugno le scriverà un’ultima lettera prima di gettarsi nel vuoto, portando con sé il dolore di un uomo ancora vivo. Una canzone sussurrata dolcemente e con una naturalezza da far accapponare la pelle, recitata in maniera penetrante, come se stesse parlando ad ognuno di noi direttamente. Una capacità empatica e comunicativa sensazionale quella di Simone Cristicchi.
Si continua con Studentessa universitaria, un brano che molto probabilmente è frutto della sue breve esperienza accademica, e senza dubbio è una provocazione che snocciola una verità scomoda ma pregnante: “la vita non è dentro un libro di filosofia”, o almeno non lo è quello della sua studentessa. L’ultimo Valzer, Premio Mogol nel 2010 per il miglior testo, dipinge con delicatezza e poesia, il mondo di pensieri ed emozioni che continuano ad abitare nell’animo di un anziano, costretto a passare l’ultima fase della sua vita in una Casa di Cura. È la storia dolce e commovente di chi riscopre la gioia di innamorarsi, stringendosi in un ultimo valzer con la “bellissima” ultra-ottantenne signora Lucia. Una storia d’amore tra due anziani che non hanno voglia di arrendersi al tempo che passa. La vita all’incontrario è un omaggio al grande regista Woody Allen, così come Laura è una canzone ispirata alla biografia di Laura Antonelli. Invece La prima volta (che sono morto), è un brano geniale ed esorcizzante, presentato al Festival di Sanremo nel 2013, in cui Simone Cristicchi racconta in maniera originale, del tutto personale e al quanto immaginaria una ipotetica “vita” nel Paradiso. Un viaggio ironico quello in cui ci conduce l’artista romano, dove “il pomeriggio passeggio con Chaplin / poi gioco a briscola con Pertini / e stasera si va tutti al cinema, c’è il nuovo film di Pasolini”. Al 60imo Festival della canzone italiana è stato presentato Meno male, un brano che è un forte atto d’accusa verso la pubblica opinione: felici e contenti, ma disinformati sui fatti. Una canzone che solo in apparenza dedicata alla Première Dame francese, ma il cui vero significato va letto nel ritornello “Meno male che c’è Carla Bruni”. Tra la tracklist di “Abbi cura di me” non poteva mancare Vorrei cantare come Biagio Antonacci, canzone d’esordio di Simone nel 2005, che divenne inaspettatamente un vero tormentone dell’estate di quell’anno, che portò il cantautore ad esibirsi al Palalottomatica di Roma e alla finale del Festivalbar.
Il racconto dell’album continua con La cosa più bella del mondo, un brano che si fa portavoce della bellezza da cui non ci si può difendere, che arriva da un sorriso inaspettato e ci scompiglia i piani. Mentre Angelo custode è una canzone dedicata alla Bellezza e all’Amore che ne vive, nelle sue infinite forme. Una delle canzoni più belle di Cristicchi è senza ombra di dubbio Magazino 18 che racconta una storia vera, ripercorre la vicenda dell’esodo istriano, fiumano e dalmata. Magazzino 18 è il nome del deposito situato nel porto di Trieste che conserva duemila metri cubi di masserizie, e oggetti di vita quotidiana abbandonati da un’intera generazione di italiani costretti all’esilio. La canzone è parte dello spettacolo teatrale omonimo andato in scena in Italia e all’estero, con oltre 250 repliche e una presenza di pubblico costante registrando “sold out” ovunque. L’Italia di Piero, che poco ha a che fare con il Piero cantato da Fabrizio De André, è invece una ballata tragicomica e acidamente ironica. I Matti de Roma invece è una canzone che è anche un modo per “raccontare la mia città, Roma, dove i matti sono la ‘smorfia un po’ sdentata delle strade di città’”. La traccia numero 16 è Fabbricante di canzoni, un brano dedicato ai “pedofili musicali”, che inseguono ciò che piace ai ragazzini, pionieri di una nuova scienza, che spesso ritroviamo nelle zone alte delle classifiche.
Genova Brucia, vincitrice del Premio Amnesty International del 2010, è un brano in cui Cristicchi riporta in scena i tragici fatti del G8 di Genova e li racconta attraverso il punto di vista di un celerino fascista e violento. Una canzone dura, senza sconti, ma densa di emozioni fortissime e palpabili. Un testo iper-realista, più vero del vero, di quell’inimmaginabile che è realmente accaduto in quei giorni. Per non dimenticare quella che è stata una sospensione dello Stato di Diritto, una pagina buia e vergognosa della nostra storia recente. Siamo quasi alla fine di questa raccolta senza tempo. Le ultime tre tracce sono riservate all’Amore, visto sotto una diversa lente d’ingrandimento. Se in Cellulare e carta sim si racconta una favola d’amore tra l’impossibile e l’irreale, in Mi manchi si narra un sentimento mai svelato, un amore troppo profondo per esser cancellato e che bisogna preservare. La terza ed ultima forma d’amore viene narrata tra la prole e le note di Insegnami. Una dolce ninna nanna “dedicata a mio figlio, Tommaso”. Una canzone che svela la fragilità e la meraviglia di un uomo di fronte al miracolo della vita, arrendendosi teneramente alla consapevolezza che ogni padre può imparare molto di più dal proprio figlio, più di quanto possa insegnargli.
Simone Cristicchi, Abbi cura di me – Tracklist
- Abbi cura di me
- Lo chiederemo agli alberi
- Ti regalerò una rosa
- Studentessa universitaria
- L’ultimo valzer
- La vita all’incontrario
- La prima volta (che sono morto)
- Meno male
- Vorrei cantare come Biagio
- La cosa più bella del mondo
- Laura
- Magazzino 18
- Angelo custode
- L’Italia di Piero
- Fabbricante di canzoni
- I matti de Roma
- Genova brucia
- Che bella gente
- Cellulare e carta sim
- Mi manchi
- Insegnami

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