Home Interviste Saverio Grandi: “Segnali di fumo” per capirsi senza dover urlare.

Saverio Grandi: “Segnali di fumo” per capirsi senza dover urlare.

by Paola Pagni

Saverio Grandi è fra gli autori delle più importanti canzoni del panorama discografico italiano. Compone sia musiche che testi, e ad oggi ha pubblicato più di 300 brani e oltre 100 singoli.  Ad oggi, come autore ha venduto più di 20 milioni di copie e totalizzato oltre 650.000 milioni di visualizzazioni su YouTube.

Ha scritto, tra gli altri, brani per e con Vasco Rossi (tra le quali “Un senso”, “Ti prendo e ti porto via” e l’ultima hit del rocker di Zocca “Una canzone d’amore buttata via”), Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Marco Mengoni e tantissimi altri nomi che fanno ed hanno fatto la storia della musica italiana

“Segnali di fumo”, il suo terzo album, è un lavoro autobiografico che attraverso 9 brani racconta momenti e scelte di vita personali. Un viaggio, per certi versi anche generazionale, che riflette sui cambiamenti e sulla frenesia della routine quotidiana, soffermandosi su temi cari all’artista, come la libertà, l’amore, le responsabilità, le decisioni che cambiano la nostra vita.

Contemporaneamente all’uscita di Segnali di fumo negli store, è uscito in rotazione radiofonica il nuovo singolo tratto dal disco, “L’amore crede l’amore può”, scritto da Pacifico e composto da Saverio Grandi.

Abbiamo scambiato qualche battuta con Saverio, per parlare con lui di queste novità artistiche e di come i segnali di fumo potrebbero essere utili per ritrovare una comunicazione a misura d’uomo.

Intervista a Saverio Grandi

Ciao Saverio, Il tuo nuovo album, Segnali di Fumo, è fuori da una settimana: come ti senti a riguardo ed a chi sono rivolti questi segnali di fumo?

Mi fa sicuramente un bell’effetto perché sono orgoglioso di questo disco, ne vado proprio fiero. Era il disco che volevo fare e sono riuscito a farlo, che non è una cosa così scontata. Questi segnali di fumo sono rivolti a chi ha voglia di capirli. Ho scelto questo titolo perché parla di una comunicazione molto antica, che usavano i nativi americani per capirsi tra loro e non farsi capire dagli altri.

Mi sembrava una bella metafora di questi tempi dove tutti cercano di gridare, mentre i segnali di fumo non facevano nessun rumore: un bel modo di dire elegantemente che io non sono esattamente d’accordo con tutto questo sbraitare, che adesso invece va molto di moda, con questa necessità di piacere a tutti.

Pare che sia più importante piacere agli altri che a sé stessi, addirittura se non piaci agli altri ti sembra di non valere abbastanza: questa è una grossa nemesi della propria autostima. I segnali di fumo rappresentano questo modo forse antico di comunicare ma molto chiaro, intimo: quelli che si amano davvero ad esempio, molte cose non se le devono neanche dire, hanno un codice tutto loro per capirsi.

Il segnale di fumo non è di comprensione immediata, ma anzi è un codice che deve essere decifrato. Questo è legato al tipo di ascolto che vorresti delle tue parole?

Diciamo che volevo fare un disco che facesse un attimo riflettere, in un momento in cui invece la musica cerca solo di intrattenerti. Queste erano le mie intenzioni. Alla fine ho scelto i 9 brani con questo intento, perché volevo fare un disco di questo tipo. Non significa che sia un lavoro noioso anzi, ci sono anche canzoni ballabili. Però è un disco che ha anche la piccola ambizione di farti pensare.

Tu stesso l’hai definito il tuo album più maturo perché dentro c’è tanto di te e della tua vita: cosa ti ha spinto a fare questa sorta di bilancio?

Purtroppo l’anno scorso è venuto a mancare mio padre ed ho cominciato a scrivere le canzoni per questo disco in quel momento li. Non stavo pensando a fare un disco onestamente, ma la sua perdita mi ha fatto scrivere una canzone, che è la traccia 8 del disco, che parla appunto di lui: una specie di lettera aperta in cui gli dico delle cose che, sbagliando, non ho avuto il coraggio di dirgli finché era in vita. Poi ho scritto ” Mi piace” ed a quel punto ho capito di avere due canzoni talmente personali che dovevo cantarle io, non potevo darle a qualcun altro. Così ho detto ok, proviamo a fare un disco. Un disco serio per il 2021. È da lì che è partito tutto.

Uscita dell’album e contemporaneamente singolo in radio “L’amore crede l’amore può”, scritto da Pacifico e composto da Saverio Grandi. Che dunque parla d’amore.

Parla dell’amore universale. Gino ha scritto questo pezzo molto bello dove dice che anche quando ci dimentichiamo di cercare l’amore, è lui che cerca noi. Forse perché ci crede lui più di noi. Anche se poi alla fine ci crediamo un po’ tutti all’amore; è una delle poche forze primordiali che sono rimaste. “L’amore crede l’amore può” è una canzone molto positiva e molto propositiva, all’interno di un disco che vorrebbe metterti anche qualche dubbio.

Perché la scelta di farlo uscire per primo?

Questo è un testo talmente poetico e talmente elegante che l’ho anche cantato “piano” perché le parole avevano già un loro peso. Per questo mi sembrava la canzone migliore con cui iniziare. Poi ci sono anche altri brani che mi piacciono molto, anche se non usciti come singoli.

Nel corso della tua carriera hai firmato centinaia di successi per altri cantanti ed allo stesso tempo hai all’attivo 3 Album: c’è differenza nel processo creativo in questo senso?

Io scrivo sempre per me stesso: se scrivo delle melodie, penso solo a scrivere una bella melodia. Se invece mi viene un’idea di testo, chiaramente poi mi chiedo se questa canzone potrebbe essere giusta per un artista o per un altro. Però quando prendo una chitarra o vado al piano cerco di scrivere una canzone che emozioni me, perché se non emoziona me, di sicuro non emoziona nemmeno chi la deve cantare. Comunque a volte sono canzoni finite, ma altre sono frammenti di canzoni che poi vengono completati in team e con l’artista.

Ti è mai capitato di stentare a riconoscere una canzone per come l’avevi pensata tu all’inizio, rispetto a quello che poi è stato il risultato finale?

Solo agli inizi, quindi parliamo di tanti anni fa, negli anni ’90. Dopo no, perché ho capito che andavano presi certi accorgimenti prima. Spesso quando sei molto giovane e inesperto anche le altre persone tendono a manipolarti ed a stravolgere un po’ quello che fai, anche in fase di arrangiamento. Adesso predispongo le cose in un modo che da come la realizzo all’inizio a come arrivano alla fine, non c’è tutta questa differenza.

Prossimo step sarà un live?

Purtroppo c’è il problema covid che non è ancora superato, anche se a noi in effetti servirebbero piccoli spazi. Però preferiamo rimandare la cosa alla primavera 2022, perché mi piacerebbe fare qualcosa di multimediale, dove lo spettatore vive una specie di piccola esperienza. Però sono cose a cui non ho ancora iniziato a pensare seriamente, proprio per la situazione incerta che c’è adesso riguardo agli spazi. Diciamo che inizieremo a pensarci tra un po’. Tra poco intanto uscirà il video di Senza Peso, che è anche abbastanza interessante come lavoro in se, e poi staremo a vedere.

Non ci resta quindi che sperare che questi segnali di fumo siano di buon augurio.

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