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Quando l’uomo conquistò la Luna quella notte di 50 anni fa

by InsideMusic
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La notte del 20 luglio 1969 è passata alla storia come l’impresa senza precedenti, quella che portò l’uomo a passeggiare sulla Luna. In quel momento il mondo si fermò con lo stupore di chi stava assistendo ad un progresso tecnico-scientifico straordinario, capace di trasformare il presente in futuro

A 50 anni da quando l’uomo ha conquistato la Luna con una valorosa missione che inizialmente sapeva di scommessa irrealizzabile, mi trovo paradossalmente a raccontare questo evento che non ho vissuto in prima persona, ma solo attraverso immagini in bianco e nero che lasciano trasparire tanta emozione e incredulità. Mentre riprendo in mano le pagine di quella missione Apollo 11 che veniva celebrata dai media di tutto il mondo, diventando il simbolo della nuova corsa allo spazio e segnando il punto più alto del progresso umano, bisogna fare i conti con i novax e i teorici “terrapiattisti”. Così, mentre nell’estate del 1969 il mondo progrediva veramente e tendeva con coraggio ad una libertà sconfinata, nell’estate 2019 sembra clamorosamente tornato indietro, dando voce a chi sostiene teorie del “complotto lunare”.

In Italia erano le ore 04.56 del 21 luglio; negli Stati Uniti erano le ore 22.56: 650 milioni di persone sul pianeta Terra furono incollati davanti la televisione per assistere contemporaneamente al primo passo umano sulla Luna; 650 milioni di persone – che forse come pochissime altre volte è accaduto nella storia – assistettero all’evento del secolo che li rese tutti miracolosamente più umani ed emotivamente uniti, al di sopra di qualsiasi divisione e previsione. Un sogno capace di andare al di là del tempo e dello spazio e che pervase la mente ed il cuore di tutti gli abitanti della Terra. Un evento storico di immensa portata soprattutto perché avvenne nel Novecento, quel “secolo breve” dilaniato dai conflitti mondiali e dalla guerra fredda e che per qualche ora sembrava aver posto fine agli attriti tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Il mondo assistette col fiato sospeso a 19 ore di diretta, in cui si cercò di vivere a centinaia di chilometri di distanza quanto stava accadendo sulla Luna.

Il passo compiuto da Neil Armstrong (il primo a poggiare piede umano sulla polverosa Luna), Edwin Aldrin (l’astronauta che per secondo vi passeggiò) e Michael Collins (l’unico che rimase sul modulo lunare), fu un evento di portata epocale, un momento storico che costituisce, ancora oggi, a 50 anni esatti di distanza, un primato inviolato. E si, perché in un’epoca in cui lo sviluppo tecnologico e le scoperte scientifiche corrono velocemente, e in cui assistiamo anno dopo anno a profondi mutamenti nel nostro modo di vivere quotidiano, lo spazio resta ancora oggi, per l’uomo, un luogo ancora ignoto ed ostile, un tabù difficile, una sorta di trappola mortale piena d’insidie, una “terra di conquista” che possiamo studiare solamente attraverso robot e sonde, ma non direttamente: all’uomo non è ancora possibile scoprirlo. Quel 20 luglio 1969 abbiamo reso realtà quello che rimane l’unico sogno extraterrestre realizzato.

Tuttavia, dietro al successo della missione Apollo 11, di quel “piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”, ci sono stati molti insuccessi, rinunce e molteplici paure che hanno frenato il coraggio degli uomini. E forse è anche per questo motivo che quel giorno viene celebrato da chiunque: politici, musicisti, attori, registi. E mi piace pensare che quell’avvenimento di 50 anni abbia reso l’umanità più consapevole e abbia fatto acquisire l’idea di una nuova cittadinanza, ancora tutta da costruire, per carità, ma proprio per questo ancora vergine, priva di odio, cattiverie e meschinità, delle megalomanie, dei particolarismi e delle discriminazioni che purtroppo sono invece all’ordine del giorno nei nostri contesti più ristretti. Mi piace pensare che un giorno ci potremmo considerare non solo cittadini del mondo, ma anche cittadini della Galassia.

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