È da poco uscito “ALL OF US” (Fonè/Audiophile Productions), il nuovo album nato dalla collaborazione tra Petra Magoni e Ilaria Fantin.
Il disco è un racconto che veste la musica con la grazia dell’arciliuto di Ilaria e la voce, a tratti soave ma, all’occorrenza, anche ruvida di Petra rivisitando successi di Sinéad O’Connor, Domenico Modugno, Joni Mitchell, Deep Purple.
La raccolta è introdotta dal singolo “All of me”, personale interpretazione del brano standard jazz già interpretato negli anni da artisti del calibro di Billie Holiday e Louis Armstrong.
Ospite delle nostre pagine è Petra Magoni che, in partenza per Dubai, malgrado la situazione non semplicissima, ha trovato il modo di fare due chiacchiere con me dalla sala d’attesa dell’aeroporto.
Ciao Petra, lo so che stai partendo ma ti ringrazio per averci dato comunque la possibilità di fare l’intervista. Prometto che sarò velocissima!
Il vostro duo è consolidato: mi piacerebbe sapere com’è nata la vostra amicizia?
Ilaria mi conosceva già per il Progetto ”Musica nuda” e infatti mi aveva scritto una mail a cui ho risposto solo dopo nove mesi; da lì è nata una stima reciproca, abbiamo pensato di fare qualcosa insieme, però l’occasione pratica è arrivata quando Pippo del Bono mi ha coinvolto nel suo spettacolo e io ho pensato di chiamare Ilaria per la parte musicale.
Insieme abbiamo portato in scena uno spettacolo che s’intitola “Il sangue”: una storia che, prendendo spunto dal mito di Edipo, rifletteva sul fatto che Edipo ha continuato ad essere visto come il mostro anche dopo aver espiato la sua colpa.
Il rischio e la sfida di fare un album di cover oscilla sempre sull’equilibrio: rispettare e innovare… Voi avete scelto una via di mezzo mi pare.
Penso che fare una cover sia diverso da reinterpretare, perché quando una canzone la senti tua la reinterpreti; è quello che faccio anche con “Musica Nuda”. Cerco di pensare all’arciliuto e alla forma della canzone come era in origine, anche affrontando un repertorio moderno.
Penso che sia una visione interessante che spazia da De André a “Smoke on the water“, ma interpretate in un modo che non è mai stato fatto.
Sono cover ma con una chiave di lettura, un suono e una visione totalmente nuove e ho lavorato tanto sulle parole del testo e quello che si vuole dire.
L’album è stato preceduto dal singolo “All of me” che è davvero struggete, si sente che dietro c’è un grande lavoro sul suono. Sei/ siete delle perfezioniste?
No, in realtà siamo molto istintive!
“All of me“ era stata registrata in una session precedente e, fra l’altro, proprio mentre stavo per attaccare ho pensato di farla un’ottava sotto, quindi più basa, immaginandomi Tom Waits, perché quella canzone, che è uno standard Jazz, solitamente viene interpretata in maniera allegra, leggera, molto swing, ma il testo dice: “Prendi tutto di me: prendi le mie labbra, prendi le mie braccia, prendi il mio cuore” quindi ha un testo struggente.
Mi è piaciuto interpretarla dando significato proprio a quel testo.
Il video è stato girato alla Gipsoteca di Pisa dove le statue sono spesso senza braccia e anche questa attinenza con il testo mi piaceva molto.
Sembra impossibile immaginare dei brani come “Smoke on the water” e “Nothing compares to you” riadattate per voce e arciliuto, invece siete riuscite a trasportarle “altrove”.
Come avete scelto la track list?
Sicuramente sono canzoni che ci piacciono e ci emozionano, alcune facevano parte anche dello spettacolo con Pippo del Bono, altre semplicemente ci dicevano qualcosa. Abbiamo messo in fila quelle che ci accomunavano emozionalmente, non solo musicalmente nel senso di virtuosismo. Abbiamo scelto secondo ciò che entrambe avevamo nel cuore.
Porterete questo progetto in giro per i teatri che, in fondo, sono la vostra casa?
Volentieri, vediamo se ci riesce in questa situazione che stiamo vivendo adesso, ma per me anche domani, anzi domani no perché sono a Dubai con Ferruccio (ndr. Spinetti, storico contrabbassista degli Avion Travel), ma insomma speriamo di riuscire a portarlo in uno spettacolo dal vivo!

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)