Ci sono pochissime vere icone della nostra musica leggera, una di queste è Patty Pravo, la sempreverde ex “ragazza del Piper”, che nel corso degli anni ha saputo regalare al pubblico autentiche emozioni con le sue performance avvolte di gran carisma e magnetismo.
Il percorso artistico dell’interprete veneziana Nicoletta Strambelli, meglio conosciuta come Patty Pravo è iniziato un po’ per caso, o forse no, da quel 1966 che la consacrò “ragazza del Piper” ha saputo reinventarsi infinite volte.
E’ stata interprete sopraffina della canzone d’autore italiana e francese, ma anche indiscussa sperimentatrice del rock nelle sue varie declinazioni, sino ai suoni più funk e elettronici. Proviamo a raccontare Patty Pravo attraverso una biosong, cinque canzoni che rappresentano l’essenza stessa dell’artista più anticonformista d’Italia.
La prima canzone con cui iniziamo a parlarvi di Patty Pravo è Ragazzo Triste, canzone del 1966 è una cover del brano But You’re Mine che consacrò definitivamente quella Nicoletta volteggiante sulla pista del celebre locale romano Piper Club.
Per la Strambelli è solo il primo di una lunga serie di successi con canzoni a metà tra il beat e il melodico. Inoltre Ragazzo Triste è stato il primo brano pop ad essere trasmesso da Radio Vaticana.
Invece la Rai, più democristiana che mai negli anni Sessanta, decise inspiegabilmente di censurare il verso “scoprire insieme il mondo che ci apparterrà” e trasformarlo in “scoprire insieme il mondo che ci ospiterà”.
Se con La Bambola ottenne la meritata consacrazione artistica, fu con Pazza Idea che raggiunse l’olimpo musicale. Pubblicato nel 1973, il brano raccolse consensi unanimi, diventando un vero e proprio cavallo di battaglia per Patty Pravo.
Il testo della canzone parla di ricordi e rimpianti di un amore perduto ma mai dimenticato, che non vuole morire.
Un’idea folle poiché consapevolmente irrealizzabile. Nicoletta confermò di essere un’artista estremamente originale e all’avanguardia, solo una come lei avrebbe potuto interpretare un brano come questo, facendolo diventare un cult intramontabile in quella che era la realtà dell’epoca.
Siamo a metà degli anni Settanta, precisamente nel 1974, quando Oscar Prudente e Ivano Fossati ebbero tra le mani una delle canzoni più rivoluzionarie e trasgressive della storia della musica italiana.
Dopo essere stata provinata da svariati artisti (Gianni Morandi e Loredana Bertè su tutti), nel 1978 Patty Pravo si invaghì immediatamente di Pensiero Stupendo e decise di pubblicarlo, ricevendo l’ennesimo exploit discografico.
Il dibattito sul reale significato del brano allegorico e ricco di immagini, è ancora un mistero, e molto probabilmente rimarrà tale. Tuttavia, l’opinione più diffusa è un’ermetica descrizione di una coppia in crisi o in fase di rinnovamento, ma anche un desiderio inconscio di esperire un atto sessuale in tre.
Nel 1997 Patty Pravo tornò a Sanremo con un testo maturo scritto per lei da Vasco Rossi, Roberto Ferri e Gaetano Curreri. Stiamo parlando di …E dimmi che non vuoi morire che ottenne solo un ingiusto ottavo posto, ma si conquistò il premio per la migliore musica e il premio della critica.
Ovviamente la storia di questa canzone non finì sul palco dell’Ariston bensì fu dopo che si consacrò come capolavoro assoluto della musica italiana. Infatti, il brano, oltre ad essere uno dei più venduti dell’anno insieme all’album che che lo contiene “Bye Bye Patty” ottenne un grosso successo negli anni successivi entrando di diritto tra i classici della nostra musica.
La nostra biosong si chiude con l’ultima apparizione di Patty Pravo al Festival di Sanremo. Nel 2016 Nicoletta si presentò all’Ariston con Cieli Immensi, un abito cucito praticamente addosso a lei, capace di valorizzare un testo scritto da Fortunato Zampaglione che ha saputo cogliere la vera eterea essenza dell’artista veneziana.
Un brano bello, bellissimo, che avrebbe meritato di portarsi a casa il leoncino d’oro. Una canzone che possiamo definire sua complice, di rara suggestione. E non è un caso che anche in platea, al teatro Ariston di Sanremo, l’abbiano notata ed accolta con quei fragorosi applausi.

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