Michele Bravi ha regalato, nella sera del 29 maggio 2022, ad un pienissimo Auditorium della conciliazione di Roma un live assolutamente magico. Tra la meraviglia di una band composta per metà da un’orchestra, tra giochi di luce incredibili e la voce di Michele Bravi, la serata è scivolata agli occhi e alle orecchie dei presenti in modo davvero gradevole.
Il concerto di Michele Bravi a Roma
A partire dal minuto primo. Il live è infatti iniziato con un gesto e una scenografia luminosissime. Bravi ha deciso di cominciare il live in mezzo al proprio pubblico. Ovvero, emergendo tra le poltrone dell’Auditorium con un pallone bianco tra le mani, cantando “Maneggiami con cura”. Dicevamo, un mega palloncino di luce bianca, come la sua bellissima orchestra dello stesso colore vestita. Per la cronaca, Michele Bravi ha scelto invece un bellissimo completo blu elettrico. L’artista torna sul palco e canta una bellissima versione de “Il diario degli errori”, con luci sempre più calde, come quelle rosse che illuminano tutto il palco anche sulle note della romantica “Chiavi di casa”. E, da questo momento, Michele inizia ad usare il palco anche per iniziare un dialogo – che sarà continuo – con l’Auditorium. Tra monologhi, ringraziamenti e una grande autoironia, questo è il primo dei saluti al pubblico. “Fare un tour nei teatri è sempre stato un mio sogno”, racconta, citando anche la compianta attrice e comica Anna Marchesini. La sua riflessione volge al teatro come una casa, con legittime regole. La regola del silenzio, o quella di prendere il proprio posto. Regole che, in qualche modo, riflettono le regole della vita. “Non dobbiamo abitare solo un momento ma ascoltare una storia, dall’inizio alla fine.” Ma torniamo alla musica con “Tanto per cominciare”, che diventa un mash up con l’altrettanto sensuale “Solo per un po’”. Si balla, ci si diverte, si riflette su testi mai banali. Siamo al secondo monologo e scopriamo che questa rappresenta la data di chiusura del tour. Il cantautore ci racconta del suo legame con Roma e del fatto che l’ultima volta qui gli aveva portato probabilmente fortuna: era appena entrato nel cast di Sanremo, a dicembre. Durante i monologhi con il pubblico, sono tante le citazioni letterarie. Bravi prende ispirazione dai racconti di Lewis Carroll – parlando di “Alice attraverso lo specchio” per una riflessione su quanto niente sia più abbastanza, soprattutto il tempo. Il piano e le luci che si abbassano ci riportano alla musica, per una versione di “Cambia” assolutamente emozionante, cantata da seduto, prima della disillusa “Quando Un Desiderio Cade”. Ma subito dopo si torna a ballare con “Falene”, in duetto con il quartetto d’archi e l’euforia di un teatro in visibilio.
Michele Bravi ci parla poi di una domanda ricorrente fattagli dalla stampa in questo periodo. “Come si può in un momento cosi rotto della storia fare un concerto?” La sua risposta, pensando ai versi di una poetessa polacca per cui “l’arte serve perché il mondo sia”, è che la musica è una lente sul mondo, non un modo per evadere. Ci aiuta ad esser consapevoli e grati per la nostra condizione. Parlando di poesia in musica, ci regala la sua versione, molto teatrale, di “Se Io Fossi Un Angelo”, brano di Lucio Dalla. Un brano che descrive una visione della vita in cui si sparisce e si ritorna costantemente. E ogni volta si torna in una versione migliore. La domanda è cosa succederebbe se fossi un angelo?
La photogallery è a cura di Giusy Chiumenti
Come scritto in apertura, Michele Bravi non manca di autoironia. E ci racconta, divertito, del mito della sua pesantezza. Una leggenda? Sembra che dopo la sua prima esibizione al recente Festival di Sanremo la madre gli abbia scritto “tutto bello, ma non capisco perché sei sempre così pesante.” Il motivo? Probabilmente secondo l’artista, la musica con cui ha trascorso l’infanzia. Esilarante l’interpretazione e l’analisi di uno dei brani preferiti della nonna “Balocchi e profumi” di Milva. Il tema della truffa delle canzoni dal titolo felice ed il contenuto triste ci riporta alla produzione Bravi: ne è perfetto esempio “La vita e la felicità”, brano su un amore finito. Cambiamo in meglio il nostro mood con l’elegante e potente “Diamanti” , “distanti/lontani/ci legano le mani ma/trattenerli a noi non si può”..si canta – ancora una volta – tutti in coro. Torniamo al tema “Sanremo”, ancora con grande ironia. “Sono andato nella città dei fiori con una canzone con la parola “fiori” nel testo..che fantasia eh?” E fa sciogliere la platea interpretando la sua “Inverno dei fiori”, dopo averla legata ad una bellissima storia sul fiore del calicantro.
Siamo alla seconda cover della serata quando, dopo qualche aneddoto su Amleto e interessanti parole sui diritti Lgbtq ci regala la sua versione di “Odio” di Umberto Bindi, la cui carriera sembra esser stata rovinata dopo uno scandalo legato al solo fatto di aver indossato un anello al mignolo a Sanremo. Dopo un pezzo cosi intenso, passiamo ad un tema più leggero e ad un altro monologo di Bravi sull’oroscopo con un simpatico confronto con il pubblico. Di conseguenza parte “Zodiaco”, mentre bravi invita le persone ad alzarsi in piedi e tra loro balla e canta questo nuovo brano. Dopo un monologo sull’identità e un invito ai vari gay pride di Pietro, intervenuto sul palco, la parola torna al protagonista di questo live, che si prodiga in ringraziamenti ai tanti musicisti e al nutrito staff fondamentale per realizzare questo tour. È una emozionante e piena “Ricordami” la dedica al pubblico: “non contano i minuti di applausi, ma le ore passate ad ascoltare”.
Michele Bravi e la sua band regalano al pubblico di Roma un bis davvero gioioso, con una performance entusiasmante de “La vita breve dei coriandoli”, cui segue l’arrivo sul palco di Alex per interpretare “Senza chiedere permesso” con Michele Bravi. Prima di concludere però, il cantautore riprende il suo dialogo con il pubblico facendogli un invito: “abbiate la saggezza di riconoscere i miracoli che avete sotto agli occhi”.
E per chiudere, arriva la stupenda “Mantieni il bacio”, che lascia tutti estasiati. Grazie Michele!

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