I profeti della musica beat italiana degli anni Sessanta sono sbarcati al BluBar Festival con il sacro compito di inaugurare la kermesse musicale. Maurizio Vandelli e Shel Shapiro, accompagnati dall’orchestra del maestro Leonardo Quadrini, sono stati protagonisti di un viaggio unico ed irripetibile, intrigante ed emozionante, soprattutto per coloro che i “fantastici anni ’60” li hanno vissuti davvero.
Il leader della band Equipe 84 e quello dei The Rokes in quasi tre ore di concerto hanno ripercorso insieme la lunga carriera che li ha visti artisticamente rivali per anni. Durante la serata si sono divertiti e hanno divertito, sul palco si sono passati il testimone continuamente in una sfida in cui non ci sono stati né vincitori né vinti, ma solo allegria e un pizzico di nostalgia per gli over 60.
E’ stato Shel Shapiro ad aprire le danze. Tra una canzone e l’altra ha deliziato i presenti con il suo humor all’inglese: “sono cinquant’anni che faccio canzoni di protesta, ma qui non cambia nulla”, oppure, rivolgendosi al pubblico, “volete cantare? Dovete aspettare, adesso non è previsto”. Tuttavia, a far cantare la platea ci ha pensato Maurizio Vandelli con Tutta mia la città, Emozioni e 29 Settembre. “Canto solo canzoni sconosciute” ha detto prima di intonare 4 marzo 1943.
Ad omaggiare Lucio Dalla ci ha pensato anche Shapiro con Bisogna saper perdere. Uno dei momenti più emozionanti della serata certamente è stato quando ha cantato Blowin in the wind. “Lui si faceva chiamare Bob Dylan, non scriveva canzoni, ma poesie. Scriveva profezie” queste le parole dell’artista. Oltre Dylan, l’ex leader dei The Rokes ha celebrato i più grandi della musica nostrana e mondiale, da Luigi Tenco con Cara Maestra a Tina Turner con The Best, da Lucio Battisti con Io vivrò (senza te) a Francesco De Gregori con La donna cannone.
Quasi verso la fine è arrivato l’attesissimo “momento karaoke”. Tutti in pieni sotto al palco a cantare con Vandelli i più grandi successi targati Battisti-Mogol, da Acqua azzurra acqua chiara a Un’avventura, passando per Il mio canto libero. L’entusiasmo è continuato sul gran finale, quando Shapiro ha raggiunto l’ex leader degli Equipe 84 sul palco, omaggiando colui che ha fatto la storia della musica internazionale, l’intramontabile John Lennon. E’ proprio sulle note di Immagine e Let it be, i due hanno salutato il pubblico.
A cura di Isabella Insolia

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