Ieri 12 luglio al Pistoia Blues in Piazza Duomo il protagonista assoluto è stato Manuel Agnelli con la sua nuova band formata da Daniele “DD” Ciuffreda (batteria) e Francesco “Frankie” Antinori (chitarra) dei Little Piece of Marmalade, Giacomo Rossetti dei Negrita (basso) e Beatrice Antolini (voce e polistrumentista).
Lo show inizia con Pam Pum Pam che accompagna l’arrivo degli artisti sul palco a cui segue una delle ultime fatiche da solista di Agnelli, Signorina mani avanti, prima di tuffarsi, come era prevedibile, nel repertorio Afterhours con Veleno, Non si esce vivi dagli anni ’80 ed una sempre splendida Male di Miele.
C’è qualcosa nel modo di cantare di Manuel Agnelli che ti distrugge e ricostruisce ogni volta che l’ascolti, soprattutto live. Una profondità a tratti oscura che sembra risvegliarsi dentro ogni volta per farci sentire che è ancora lì, smaniando per uscire e ricordarci che ognuno di noi deve farci i conti. Eppure si resta affascinanti ogni volta da questo strano ipnotico processo, forse perché come diceva Nietzsche:” Quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro”.
La dimensione Agnelli
Si prosegue quindi con Varanasi Baby e Bungee Jumping fino ad arrivare a quello che secondo me è il momento in cui il pubblico viene completamente rapito dal live: Quello che non c’è e Ballata per la mia piccola iena aprono definitivamente il portale per la dimensione “Agnelli”, da cui nessuno avrà la minima voglia di uscire fino alla fine del concerto.
Con il pubblico ormai catturato nella sua rete, imbambolato definitivamente dalle graffianti ed energiche parti strumentali, perfettamente amalgamate ma totalmente selvagge, arrivano due pezzi del repertorio solista dell’artista: La profondità degli abissi, uscito a dicembre 2021 per la colonna sonora del film “Diabolik” e Proci.
Da li in poi la tracklist torna ad attingere al repertorio degli Afterhours fino alla fine del live: la decadenza di Padania, la rabbia di 1996 e Dea, la provocazione di Lasciami leccare l’adrenalina e l’ironia di Voglio una pelle splendida.
Immancabili poi i pezzi cult che in chiusura fanno alzare tutto il pubblico dalle sedie: Non è per sempre e Bye Bye Bombay non finiranno mai di stupirci per la loro bellezza suonate live.
Il finale è previsto con la consueta Ci sono molti modi, che poi si è rivelata una finta chiusura, dal momento che la band è stata richiamata a gran voce sul palco per un ultimo pezzo, quando già erano iniziate le operazioni di smontaggio.
Un meritatissimo scroscio di applausi ha poi definitivamente chiuso le danze.
Forse l’unica scelta discutibile è stata proprio quella di mantenere un pubblico seduto, che ha comprensibilmente faticato a trattenersi.
Perché il concerto di Manuel Agnelli è tutto tranne che statico: il pubblico viene sedotto dal magnetismo che si sprigiona sul palco fin dalle prime note, trasportato come da un incantatore di serpenti attraverso sonorità suadenti che improvvisamente diventano violente, risvegliato bruscamente dal sogno ma mai lasciato solo.
Un live che non può deludere, ma che può stupire.
La scaletta del live
- Pam pum pam
- Signorina Mani Avanti
- Veleno (Afterhours)
- Non si esce vivi dagli anni ’80 (Afterhours)
- Male di miele (Afterhours)
- Varanasi Baby (Afterhours)
- Bungee Jumping (Afterhours)
- Quello che non c’è (Afterhours)
- Ballata per la mia piccola iena (Afterhours)
- Profondità degli abissi
- Proci
- Padania (Afterhours)
- 1996 (Afterhours)
- Dea (Afterhours)
- Lasciami leccare l’adrenalina (Afterhours)
- Voglio una pelle splendida (Afterhours)
- – –
- Non è per sempre (Afterhours)
- Bye bye Bombay (Afterhours)
- – – –
- Ci sono molti modi (Afterhours)

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)