La Med Free Orkestra presenta l’album “Wormhole”

di Alessia Andreon

La Med Free Orkestra è, davvero, una realtà affascinante e particolare; nata 12 anni fa nel quartiere romano di Testaccio da un’idea di Francesco Fiore, di recente si è messa un “vestito nuovo” per tuffarsi in un nuovo progetto artistico.

L’ ALBUM

Il 1° aprile uscirà il nuovo album, Wormhole, con otto brani che abbracciano diversi stili e generi, della world music al jazz, pop, afrobeat e rock progressive.

Alla percezione diversa del tempo e dello spazio, durante gli ultimi due anni, si è aggiunta anche la fortunata direzione artistica di Sade Mangiaracina, che ha portato la sua esperienza e la sua arte al servizio della MFO, regalandole un nuovo vestito al passo con i tempi.

L’orchestra è composta, oltre che da Sade Mangiaracina (piano, tastiere, synth), Silvia Aprile (voce), Ismaila Mbaye (voce e percussioni), Franck Armocida (voce, chitarra e percussioni), Salvatore Maltana (basso elettrico e contrabbasso), Marco Severa (flauto e sax baritono), Giancarlo Romani (tromba), Stefano Scarfone (chitarra elettrica e acustica), Augusto Ruiz (trombone), Gabriele Buonasorte (sax) e Saverio Federici (batteria).

Tracklist
  1. Eppur si muove 
  2. Pandemonium 
  3. Urban Jungle 
  4. Un pianeta di nome speranza 
  5. Tu No (di Piero Ciampi)
  6. 3+5=  ∞
  7. The Body’s Space roads
  8. Touch The universe

INTERVISTA:

Ciao Sade, benvenuta su Inside Music!

Oggi vorremmo conoscere meglio la Med Free Orkestra della quale sei anche la direttrice artistica.

Ti va di raccontarmi come nasce l’Orkestra e qual è il progetto artistico che ruota intorno a questo nuovo album?

La Mad, come sai, compie dodici anni di attività. Io sono entrata in realtà negli ultimi anni;  lavoro con loro da quattro anni e,  soprattutto negli ultimi due anni, con l’inizio del covid, abbiamo dato un nuovo corso all’Orkestra.

Un cambiamento che ha interessato soprattutto la musica e la direzione musicale: ho scritto quasi tutti i nuovi brani e li ho anche arrangiati per questo organico. 

Due brani invece sono di un musicista sardo che suona il basso nella Mad: Salvatore Maltana. La Med nasce da un’idea di Francesco Fiore, che prima era anche uno dei trombettisti dell’orchestra.  Adesso lui si occupa di gestire la parte manageriale e non sta più suonando.

Ho letto che ti piace suonare con persone con cui condividi affinità musicali e umane. Cosa vi unisce in questo progetto?

L’orkestra in questi anni è cambiata molto, anche se è sempre stata abbastanza multietnica perché comunque ci sono varie personalità, non solo artistiche, che vengono da generi totalmente diversi, ma anche da Paesi diversi come, per esempio, il nostro trombonista, Augusto Ruiz, che è sudamericano; Ismaila Mbaye che, se non sbaglio, fa parte dall’inizio della Med Free Orkestra, è uno dei “cantanti” e si occupa della parte rap nella lingua del Senegal e quindi ci piace l’idea di unire le varie culture che siano musicali o artistiche, provenienti da generi diversi.

Questo credo sia il nostro punto di forza e ci fa sicuramente crescere.

Il fatto che mi piace suonare con persone con cui condivido anche tanti lati del sentire non è soltanto una mia esigenza personale ma credo appartenga a tutti noi della Med.

Nelle tracce di “Wormhole” ho trovato tanta contaminazione tra generi e sonorità, con un continuo sguardo al futuro. Come si svilupperà dal 1° aprile in poi il vostro cammino?

La data al Monk è proprio quella in cui presentiamo ufficialmente questo nuovo disco, anche se ne abbiamo già dato un piccolo assaggio in un concerto che abbiamo tenuto di recente in teatro, ad Alghero, a gennaio.

Era all’interno di una sorta reading musicale, dal titolo “Noi” che racconta la storia di Ismaila Mbaye che arriva in Italia dall’Isola di Goree. Ismaila Mbaye è anche un attore e musicista abbastanza conosciuto; ha lavorato nell’ultimo film di Checco Zalone, con Fiorella Mannoia e con Mika.

Dopo questa prima data a Roma abbiamo tante cose in trattativa per l’estate.

La data del 1° aprile è anche l’appuntamento romano al Monk con Roy Paci. Come è nata questa collaborazione?

Il 1° Aprile festeggiamo questi primi 12 anni anche con l’uscita del nuovo disco che verrà presentato insieme a degli ospiti speciali: uno è Riccardo Bertini, che ha anche collaborato all’arrangiamento di “Tu no” di Piero Ciampi, che è presente nel disco.

È un ragazzo incredibile, che lavora molto bene con l’elettronica e ha partecipato anche a tantissimi dischi con un progetto che si chiama “Mammut” insieme ad altri musicisti. Si occupa quindi di elettronica e cantautorato misto all’elettronica. Il brano da lui arrangiato è, forse, tra i lavori più belli che abbiamo fatto ultimamente.

Riccardo sarà con noi nella serata al Monk e ci sarà anche Roy Paci, che non ha suonato nel disco ma col quale abbiamo già collaborato recentemente per un concerto e sarà spessissimo con noi in altri concerti.

La vostra Orkestra è, da sempre, un melting pot di suoni e culture e questo nuovo album esce in un momento molto particolare. Secondo te la musica può contribuire a unire anche in situazioni così difficili?

La musica non può, deve, assolutamente unire ed è uno dei mezzi più forti e importanti per unire i popoli, su questo non c’è dubbio. Io suono anche con un’altra orchestra di donne che si chiama Almar’à ed è bellissimo vedere suonare insieme tante ragazze che provengono dal mondo arabo e sai quanto è difficile anche per loro convogliare tutto in qualcosa che unisca come la musica.

È sicuramente un mezzo importante e profondo, che talvolta viene dato per scontato ma non lo è affatto.

Ho visto musicisti Palestinesi e Israeliani suonare insieme e bisognerebbe che il valore universale della musica si potesse esprimere anche in questo frangente tremendo che, purtroppo, in questo momento sta interessando l’Ucraina.

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