Home Interviste La malinconia e le terre di confine raccontate nell’album di Cabruja

La malinconia e le terre di confine raccontate nell’album di Cabruja

by Alessia Andreon
cabruja

Avere un prof. su Spotify non è cosa che capita spesso; lo sa bene Eduardo Losada Cabruja, professore di scienze in lingua spagnola in un liceo linguistico genovese, ora anche cantautore, di origine venezuelana ma genovese d’adozione.

Il progetto musicale di CABRUJA parte appunto dalla sua terra, il Venezuela, e approda in Italia, passando in rassegna stati d’animo e suoni che hanno accompagnato l’artista sin dall’infanzia e poi negli anni formativi dell’adolescenza e ora all’età adulta.

I brani vengono trattati in chiave personalissima e intima, legati da un sottile filo rosso che intercetta sensazioni e immagini che fanno parte del mondo dell’artista.

Oltre ai brani dell’album, tra cui alcuni inediti, in questa chiacchierata faremo un vero e proprio viaggio, tra presente e passato del cantautore Cabruja, tra ricordi, superstizioni e sentimenti.

Benvenuto su Inside Music!

Inizio subito col chiederti: sei arrivato dal Venezuela in Italia per motivi di studio e poi hai deciso di restare, cosa hai trovato in Italia?

Sono venuto in Italia a fare la specializzazione, poi ho cambiato il dottorato per proseguire con un percorso più universale, dopo ho trovato un lavoretto e ormai son qui a Genova da 15 anni. Ho sempre avuto una passione per la musica ma da consumatore.

A casa mia abbiamo sempre ascoltato tanta musica, perché piaceva tanto a madre, quindi per natale si regalavano vinili, cd….era importante avere qualcosa dove riprodurre la musica. Anche mio nonno mi faceva sempre ascoltare i classici.

Da piccolo cantavo nel coro della scuola perché mi sembrava comunque una cosa naturale da fare e mia mamma l’ha sempre stimolata. Poi, durante adolescenza, non sapevo più di essere in grado di fare certe cose, ma la musica è sempre stata centrale per me.

Arrivato in Italia non conoscevo quasi nessuno e mi sono detto: facciamo un attività extracurricolare e mi sono avvicinato a un coro dell’università per fare conoscenze: sapevo di essere intonato e che mi piaceva cantare e poco dopo sono diventato il solista. Da lì è partito tutto!

Ti va di raccontarci in che modo hai scelto la track list?

L’album “Cabruja” è un vero e proprio viaggio all’interno della musica, con varie sonorità che si fondono, dando all’album un impronta multietnica ma anche molto malinconica/triste.

Sicuramente ci sono delle sonorità un po’ Medio Orientali. Ho sempre riflettuto sul fatto che mi piacciono i posti di confine, non necessariamente geografici ma anche di popoli, di influenze; il continente latino americano è un posto di confine perché c’erano i nativi americani, poi sono arrivati gli europei, infine gli africani e ognuno ha portato qualcosa, perciò siamo molto diversi e molto variegati.

In Venezuela, con le successive migrazioni, sono arrivati gli italiani, i portoghesi, gli spagnoli e gli arabi. Le sonorità più presenti sono forse quelle più vicine al Medio Oriente che è la parte del mondo che sin da piccolo mi ha sempre affascinato.

Mi piacciono i posti dove Oriente e Occidente si incontrano, non a caso una delle mie città preferite è Istanbul, la porta d’oriente, oppure quei posti molto strani come la Georgia e infatti uno degli inediti è “Lisboa Tbilisi” dedicata alla capitale Georgia perché ha un fascino molto particolare, dato dal fatto che è cristiana ortodossa con delle influenze russe molto importanti, però allo stesso tempo è il punto di ritrovo per i paesi vicini, come Azerbaigian, l’Armenia…è veramente un melting pot molto particolare che mi ha colpito.

Per quanto riguarda la vena malinconica è voluta ma, allo stesso tempo, è naturale. La mia dimensione musicale è molto cupa e in aperto contrasto con quello che io di solito faccio vedere all’esterno: sono molto loquace, estroverso…. però ho un anima malinconica! Ci sono “Alfonsina y el mar” e “Gloomy Sunday” che, per esempio, parlano entrambe di suicidio, ma son brani talmente belli che non potevo non metterli nella mia tracklist.

Trovo la tua versione di Father lucifer” molto bella e rispettosa dell’originale: gli archi che hai aggiunto ci stanno benissimo. Hai lavorato tu anche all’orchestrazione?

Grazie, è un grandissimo complimento! La parte musicale è merito di Giancarlo Di Maria, che ha fatto un ottimo lavoro. Non sono un musicista in quel senso, per questo mi sono affidato a Giancarlo. Io esprimevo le mie idee attraverso immagini e sensazioni e lui è riuscito a trasformarle in suoni.

Gloomy Sunday” è una canzone maledetta perché la leggenda narra che chiunque avesse ascoltato la canzone fino alla fine si sarebbe suicidato, a causa della profonda tristezza del testo e della melodia. Come mai hai sfidato la sorte?

Ma stai dicendo cose che si riflettono e toccano diversi aspetti della mia cultura e della mia persona: io sono un prof. di scienze e sono completamente ateo, però sono superstizioso!

Per me essere superstizioso è un modo di attaccami alle mie radici: in Venezuela abbiamo delle divinità della religione sincretica, legata allo spiritismo e io nel portafoglio ho il santino di Maria Lionza, una divinità molto popolare lì.

Mi diverto ad essere superstizioso su queste cose! Anche il rapporto con la morte da noi ha una parte bella colorata, che fa parte delle nostre tradizioni, e una parte molto brutta. La parte bella è talmente importante nella nostra cultura che ha dato origine anche a un genere letterario, il cosiddetto realismo magico, infatti tutti noi abbiamo storie di fantasmi in famiglia; dall’altra parte tutti abbiamo un rapporto molto vicino con la morte perché l’America Latina è un continente molto violento e ognuno di noi conosce qualcuno che, purtroppo, è stato ucciso.

La Corazonada” parla proprio di questo: è ambientata a Caracas, una città in cui la vita di una persona non vale niente, dove tutte le madri sono vedove, sono vedove dei figli perché i mariti non c’erano già da prima. Sono argomenti che mi toccano particolarmente,

Una battuta finale: come l’hanno presa i tuoi alunni quando hanno sentito il prof. Cabruja cantare?

Sono molto felici di avere il prof su Spotify! Qualcuno si è subito comprato il disco, altri mi hanno detto che ascoltano le canzoni venendo a scuola….è una bella soddisfazione!

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