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“In Inghilterra sono italiano, in Italia sono inglese”: intervista a Jack Savoretti

by Paola Pagni
Jack Savoretti Miss Italia 1120 RT highres

Ieri 17 Maggio 2024 è uscito “Miss Italia”, l’ultimo album di Jack Savoretti, che per la prima volta si cimenta con una scrittura completamente in italiano.

Un album fortemente sentito, nato dall’esigenza di Jack di riscoprire la sua italianità in maniera più profonda, ritrovando una parte di sé che è sempre stata legata a suo padre, italiano, e che con la sua mancanza ha fatto sentire ancora più forte la sua appartenenza.

MISS ITALIA contiene 13 tracce di cui 12 brani inediti tra cui spiccano ospiti come CARLA MORRISON, DELILAH MONTAGU, MILES KANE, NATALIE IMBRUGLIA e SVEGLIAGINEVRA e la collaborazione con ZUCCHERO in “Senza una donna (Without A Woman)”, la bonus track del disco che ha visto Savoretti raccogliere l’eredità di Paul Young in uno dei brani più iconici della musica italiana.

Abbiamo scambiato quattro piacevolissime chiacchiere con Jack poco prima dell’uscita del disco, e questa è la nostra intervista

Intervista a Jack Savoretti

Dopo 7 album pubblicati in 10 anni, in inglese, arriva un album in italiano. Molto sentito, emozionale e sentimentale. Ci vuoi raccontare com’è nato?

Sono tanti anni che le persone mi chiedono di fare un album in italiano ma ho sempre risposto che non avrei voluto farlo tanto per fare: ci doveva essere una ragione. Sfortunatamente questa ragione è stata la mancanza di mio padre, che se n’è andato due anni fa. Quello è stato il catalizzatore: da lì ho sentito il bisogno di dover venire in Italia ed usare l’italiano come linguaggio mio. È la lingua di mio padre ed ogni volta che io penso all’Italia penso a lui, e viceversa. Stavo scrivendo molto in inglese in quel periodo, ma ho sentito che non era abbastanza. Quindi ho avvertito il bisogno di venire qui per imparare a comunicare ciò che volevo. Mi è sembrato di aver trovato la magia che mi serviva per tirarmi fuori dal buio di quel periodo. Ecco perché è nato l’album in italiano.

“Miss Italia”, in Italia, è un nome che viene in primis associato ad un concorso di bellezza, mentre tu hai giocato sul significato del verbo “Miss”, mancare: perché?

Mi piace il fatto che desti questa curiosità. È un gioco di parole ed è interessante vedere cosa suscita nelle persone. Il modo in cui la gente giudica questo titolo è un po’ lo stesso in cui a volte la gente giudica l’Italia: superficialmente sembra qualcosa però se vai a vedere dentro è molto più profonda ed affascinante. Il significato di questo titolo si capisce solo quando ascolti Miss Italia ed è per questo che sta proprio in mezzo all’album. In quel pezzo parlo della riscoperta della mia italianità e di quanto mi mancava questa parte di me.

“Come posso raccontare” è il primo pezzo che hai scritto in italiano ed in cui parli di quella che tu stesso hai definito “una crisi di identità che ci si porta dentro tutta la vita”. Quanto ha influito su questo il fatto di avere avuto origini familiari diverse tra loro, e quindi provenienza da diverse culture?

Forse con “crisi” non ho usato il termine giusto, perché non è una cosa che soffro anzi, è una cosa che sento ma che mi affascina. Quando sono in Inghilterra sono un italiano e quando sono in Italia sono un inglese. Quindi è interessante vedere come cambiano i punti di vista, nonostante sia sempre io. Ed è stato interessante vedere quanto negli anni certe parti del mio essere italiano abbiano prevalso rispetto a quelle inglesi e viceversa. Diventare padre mi ha legato molto di più alle mie radici italiane, perché vedo i miei figli che sono “incredibilmente inglesi” e proprio per questo vedendo loro penso ” wow come sono Italiano in confronto a loro”. Ecco c’è un po’ di tutto questo dentro a quella canzone. Il mio pragmatismo è sicuramente inglese ma i miei sogni sono italiani.

Che effetto ti ha fatto risentirti cantare in italiano?

Bella questa domanda! Io canto in italiano da quando sono ragazzino, adoro cantare in italiano. Quello che mi ha fatto un certo effetto è stato piuttosto sentire il pubblico cantare davanti a me le mie canzoni in italiano. Abbiamo suonato a Zurigo e Berlino la settimana scorsa e quando ho cantato “Come posso raccontare”, il pubblico svizzero e tedesco cantava il ritornello. Questo sì, devo dire mi ha fatto strano. Per me cantare in italiano è casa, ma è strano che adesso le canzoni da cantare siano le mie.

In questo album ci sono molte collaborazioni: ce n’è una in particolare che non ti aspettavi e che ti ha sorpreso più delle altre?

Forse Dan Rothman, dei London Grammar, che ha collaborato con me per la canzone “Sarà sempre domenica”. Lui mi aveva contattato al tempo di “Europiana” il mio album precedente e mi ha aveva detto ” il concetto è geniale ma forse poteva venir fatto meglio l’album”. Allora ho detto ” facciamo una cosa insieme e fammi vedere cosa intendi”. Non ci siamo sentiti per un po’ ed io mi sono messo a lavorare all’album in italiano. E proprio in quel periodo lui mi ha chiamato e si è offerto di collaborare. E devo dire che è stata un’esperienza incredibile. Ma tutte le collaborazioni sono state importanti: lavorare con Tommaso Colliva qua in Italia ad esempio, è stata una vera scuola, è stato favoloso vedere questo maestro italiano fare il suo lavoro. È stato molto interessante vedere il modo diverso di lavorare, di creare; anche solo il fatto di mangiare il gelato in studio alle quattro del pomeriggio! È stato tutto nuovo per me.

Il 28 Giugno partirà quindi il tuo tour italiano: cosa ci puoi anticipare? Ci saranno ospiti a sorpresa?

Maybe Maybe…Ovviamente io ho invitato tutti e spero che ogni sera qualcuno riesca a raggiungermi, anche se so che non è facile perché in quel periodo saremo tutti in tour. Ma so che soprattutto per Miles (Kane n.d.r.) ogni scusa per venire in Italia è buona, quindi tengo le dita incrociate.

Domanda d’obbligo: come è stato calcare il palco di Sanremo con Diodato?

Farei qualsiasi cosa in compagnia di Diodato, veramente. È un gentleman. Uso la parola in inglese perché in italiano dovrei dire “un signore” ma lo rende troppo vecchio: invece è un gentleman moderno, di una professionalità assurda; ha una grande sensibilità verso chi gli sta intorno ed un talento stratosferico. Non potevo proprio chiedere di più.

Parteciperesti mai al Festival?

In gara non lo so, perché non mi piace l’idea della gara. L’unica cosa che non mi piace di Sanremo è il fatto che alla fine vinca qualcuno. Però adoro il fatto che il paese si ferma per celebrare la musica: questa è una cosa incredibile.

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