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“Idealizzami”: amore e inquietudini raccontate da Went – INTERVISTA

by Alessia Andreon
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Idealizzami è il titolo dell’EP d’esordio dell’artista pugliese di stanza a Milano, Went. 

Il brano omonimo, contenuto nell’Ep, racconta l’amore, che si declina in varie forme, dall’idealizzazione alla dipendenza affettiva, creando uno stato di angoscia e malinconia per quello che poteva essere e non è stato e per le modalità con cui viene vissuto l’addio.

Il tema centrale di “Idealizzami” e il punto di partenza per l’ideazione del videoclip, è il dolore dell’improvvisa, ma condivisa, separazione di coppia, che viene vissuta in maniera diametralmente opposta dai due protagonisti.

Went, è un cantautore e musicista, nato nel 1996 in Puglia, ma con lunghe esperienze lontano da casa: prima a Londra e poi a Milano.

I suoi testi sono intrisi delle acque della sua Puglia e della pioggia di Londra, dove ha vissuto e ha fatto sua quell’ondata alternative pop che oggi abita il suo disco d’esordio.

“Idealizzami” è il risultato di anni di silenzio alla ricerca di un nuovo porto sicuro, nato dalla collaborazione con il duo RGB Prisma, Marco Menchise e Giuliano Vozella e preceduto dai singoli ‘Tornare’ e ‘Vino rosso’.

In questa intervista Went ripercorre insieme a noi le tracce dell’Ep e i momenti che lo hanno portato a scrivere di argomenti così delicati e personali.

“Idealizzami”, il primo singolo estratto, parla dell’idealizzazione dell’amore, come in altre tracce parli di dipendenza affettiva.  Sono tutte fasi comuni che richiedono impegno per essere superate.
Questo Ep ti ha aiutato ad elaborare le tue emozioni?

Questo EP è stato un compagno di viaggio negli anni ma anche un peso, da portarsi nel letto, che rendeva il sonno più difficile.

Mi ha aiutato ad elaborare le emozioni, gli eventi. È stata una vera e propria terapia. Mi ha aiutato a metabolizzare le cose a mente fredda e non a seguire i miei impulsi. 

L’Ep è stato scritto in varie fasi, quindi rispecchia diverse situazioni e influenze. Cosa vuole esprimere Went con questo primo lavoro in studio?

Con questo primo lavoro vorrei esprimere quanto lungo e impegnativo sia il processo di lavoro su se stessi. Di quanto i nostri pensieri e idee possano farci rimanere a galla o affondarci. Di quanto ogni evento crei un caotico ma meraviglioso effetto domino. 

In “Tornare” mi ha colpito la frase “Tornare e sentirsi un estraneo”; come se non fossi più a casa tua… Hai trovato il tuo porto sicuro?

No. Ma ho trovato la ciurma. Ho trovato occhi di cui fidarmi e voci e orecchie su cui contare.

In un periodo come questo credo sia quasi impossibile trovare un luogo in cui mettere le radici, in cui sentirsi al sicuro.

Ho capito che le persone rendono speciale un luogo, non il luogo.

Mi permetto la citazione di “Into the wild”- “la felicità è vera solo se condivisa”. 

“21” è una traccia molto particolare, distorta in alcuni momenti. Hai voluto trasporre musicalmente lo stato di angoscia e confusione che ti avvolgeva?

Amo questa domanda. Speravo mi venisse fatta da qualcuno! 21 è un brano che mi porterò dentro per tutta la vita.

Il lavoro alle spalle è volontariamente distorto, impreciso, imperfetto, con il pianoforte scordato, con la voce sporca, deformata, senza pitch correction e il tutto è ritmicamente libero, senza bpm.

Vive di vita sua, vive di colori, di calore, di amore. Come mia sorella e i suoi 21 cromosomi che la rendono l’unica persona per cui non avrei mai paura di dire “ti amo” in una canzone. 

In conclusione ti chiedo quanto senti che l’esperienza londinese abbia influenzato il tuo percorso?

Ha influenzato tutto. C’è un me pre-Londra e un me post-Londra.

Ho visto live alcuni dei miei artisti preferiti. Mi ha aperto un mondo.

Mi è servita per mettermi in gioco. Per iniziare a scrivere. Per iniziare ad immaginare un sound che cercavo da tempo. Mi ha cambiato la vita. 

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