A volte capita di scoprire per caso cose da cui poi si resta affascinati, non solo per la loro bellezza, ma perché da quel momento in poi le vediamo un po’ come un tesoro svelato, una fortunata coincidenza di cui noi siamo gli artefici.
Nel 2020, certe scoperte si possono fare stando comodamente seduti sul divano: così almeno è successo a me con i disegni di Paolo Bruni.
Per chi non lo sapesse (onestamente non ci credo che non lo sappiate n.d.r.), Paolo Bruni è il vero nome di Pau, frontman dei Negrita, ed è proprio lui che ha anche questo talento artistico, segreto ma non troppo.
Ma c’è di più: Pau abbina un brano ad ogni disegno, come un sommelier farebbe con del vino per un piatto gourmet.
Risultato? Un viaggio nel gusto musicale e visivo di un artista che ci fa guardare la musica e ascoltare le immagini.
Interessante? Molto di più.
Prima di partire però, faccio una premessa:
amo l’arte in tutte le sue forme ma, per non sbagliare, mi sono avvalsa della collaborazione di una critica e storica dell’arte, la Dott.ssa Sara Taglialagamba:
una bionda rock pluri-insignita di numerosi titoli accademici, che ha la sfortuna di essere mia amica da quasi 30 anni.
Fatto questo doveroso preludio, siamo pronti per tuffarci in questo connubio tra arti nobili: d’altronde, come diceva Leonardo da Vinci “la musica è sorella della pittura”
I disegni di Pau li potete vedere su Instagram, dove ha da pochissimo aperto una pagina dedicata, si chiama pau_scarabocchia e visitarla è il primo passo che dovete fare per iniziare questo viaggio.

Da qui in poi si aprono tante finestre su un mondo variopinto di tratti e di stili diversi.
Cosa ci colpisce per primo? La potente forza comunicativa e la incisiva resa grafica:
uno stile a tratti fumettistico, a tratti seducente, molto spesso evocativo delle opere ad incisione del passato, ma anche aperto al futuro.
Visioni accelerate, spericolate, oniriche espresse con una cifra sempre personale ,che permette di spaziare su temi diversi senza una soluzione di continuità troppo marcata.


Così, ascoltare i Pearl Jam, consigliati per “2020 Camera con vista”, ci immerge immediatamente in una situazione alla Blade runner;
ed anche “Superman”, il ritratto di Keith Richard, accompagnato dalle note di Slipping Away degli Stones, potrebbe tranquillamente essere l’ultima tavola di uno storyboard per un docufilm.
Lo stile dei disegni è però estremamente modulabile, e passa da forme sinuose di donna, a linee dure e spigolose di città:
in pratica, proprio come un suono, il tratto di Pau si adatta al contenuto che vuole esprimere.


Da una sexy ma graffiante Virago (vino abbinato: History Repeating – Propellereads and Shirley Bassey, ottima annata),
si passa ad un morbido e sensuale Tratteggi, accompagnato dall’avvolgente Purple Rain di Prince,
fino ad arrivare agli omaggi, con città taglienti, a Peter Ravnborg, architetto visionario di Copenaghen.

Un’altra cosa che ti rapisce, in uno sguardo d’insieme, è la seduzione del sogno che si alterna al risveglio;
perché un attimo ti perdi tra le curve ad acquarello di una donna in guepierre, e quello dopo sbatti quasi il naso sul muro di una città;
poi trovi occhi che ti fissano e subito dopo uno scorcio di edifici dalle geometrie perfette; ed ancora volti così veri da poterci parlare mischiati a carpe koi ed espressioni manga.
Allo stesso modo, se pensi a questa collezione come ad una playlist, seguendo i suggerimenti dell’artista-sommelier musicale, può capitarti di passare dalla voce funky di Lauryn Hill, a Marylin Manson, fino all’ alternative rock degli Strokes.
Trattasi di personalità multipla? No, trattasi di grande conoscenza, voglia di sperimentare ed infinita ricerca.
Se potessi riassumere con una scena l’impressione che ho avuto vedendo queste tavole è questa:
Gauguin, Poussin, Dalì e Milo Manara, tutti insieme allo stesso tavolo, magari a prendersi un caffè, ognuno a scarabocchiare sul suo foglio, prima di metterli tutti in fila uno accanto all’altro, et voilà, trovarsi il riassunto artistico di una parte di Pau.
E la cosa più bella è che non c’è presunzione o prosopopea in questi lavori, anzi.
Si percepisce infatti la sperimentazione, la continua prova a cui Pau si sottopone, in un campo che non è la sua prima arte, ma che può plasmare con le emozioni tramite le sue mani, come fa nelle canzoni con la sua voce.
E sia per chi è abituato a farsi a trasportare dalle sue note che non, vale la pena farsi accompagnare in questo strano percorso, dove due arti si incontrano, senza pretese ma con tanto da dire.
Il biglietto lo ha offerto Pau, tentare non nuoce.

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)