Lo scrittore, poeta e cantautore GIO EVAN, è recentemente tornato sulle scene discografiche con il brano “Palo Santo”, una canzone fortemente autobiografica che mescola l’Indie a suoni tipicamente tropicali e influenze tribali.
Con “Palo Santo” Gio Evan ci trasporta in un mondo fatto di danze, colori, suoni e ricordi, che ci svelano anche la vulnerabilità dell’uomo che non ha paura di chiedere aiuto e sostegno.
Un inno all’amicizia e un ringraziamento accorato a quella persona che, senza far rumore, lo ha risollevato in un momento particolarmente difficile.
Come ci indica già il titolo, “Palo Santo” è un brano intriso di spiritualità e, nella chiacchierata che segue, abbiamo cercato di tenere questo filo, parlando di argomenti che vanno dall’attualità alla filosofia, con la libertà che solo un viaggiatore del mondo e dell’anima può avere.
INTERVISTA
Ciao Gio,
è un piacere conoscerti e avere l’occasione di parlare con te del tuo nuovo singolo.
Il Palo Santo è conosciuto per la sua capacità mistica di portare energie positive e purificare, e ha il potere di portare chiarezza mentale, serenità e gioia. Questa canzone è un po’ il compendio di tutte queste cose…
Volevo fare una canzone che fosse vestita come me, che non solo mi descrivesse ma che fosse anche composta delle energie di cui sono fatti miei quotidiani.
L’ accensione del Palo Santo è la mia prima pratica mattutina, la prima cosa che faccio ancora prima del caffè e, in questa canzone, volevo omaggiare questo rituale che uso per purificarmi.
Il singolo fotografa un momento esatto della tua vita in cui hai avuto bisogno di qualcuno che ti aiutasse a ritrovare te stesso in un attimo di smarrimento. Quanto è importante saper mostrare le proprie vulnerabilità?
Non nascondere gli aspetti più delicati della vita fa parte dei miei ideali, anche perché spesso sono i più divertenti e contribuiscono a stringere veramente i rapporti.
Io non reputo amico o amica una persona con cui faccio solo baldoria. Reputo amico colui con cui riesco a essere sicuro che tutti i miei difetti, contraddizioni, problemi e affanni, sono ben custoditi se messi al suo ascolto, quindi, per me, l’amicizia si scatena quando c’è una buona relazione. Un’ affinità di anime.
Spesso nelle tue canzoni e nelle poesie hai celebrato le donne che, nella loro fragilità, riescono sempre a rialzarsi. Ascoltarti mi ha fatto pensare a quelle ragazze/donne che stanno attraversando un periodo difficile e credo che le tue parole siano conforto, cura e anche speranza per tante. Artisti e cantautori spesso dicono che bisognerebbe iniziare a insegnare la gentilezza. Sei d’accordo?
Bisogna attuare un forte schema di resistenza su questa cosa…
Io non penso di essere nato educato; credo di aver imparato la gentilezza. Si nasce liberi e selvaggi, l’educazione è un valore che poi fai tuo col tempo.
La cordialità, la gentilezza, la delicatezza sono naturali per l’uomo quanto l’odio e l’egoismo, sei tu a dover decidere quale scegliere di praticare. Queste cose le ho imparate guardando le persone che ammiravo.
Notavo che all’intelligenza seguiva sempre la gentilezza; non erano mai scomposte.
Ho avuto la fortuna pazzesca di avere una casa piena zeppa di libri, e la solitudine ti porta a leggere. I libri erano per me il simbolo dell’intelligenza: le parole che creavano storie, allacci di racconti… e, osservando, mi accorgevo che le persone che rispettavano i canoni delle buone parole, delle buone novelle, delle belle maniere, erano sempre tutte gentili.
Mi sono appassionato così alla lettura, poi ho scoperto, andando a vivere in India molto presto, che la gentilezza ti fa vivere molto più a lungo e in modo molto più sano, perché’ abbassa agli ormoni nocivi e innalza quelli buoni.
Bisogna dare un bell’ esempio e le parole e i gesti sono sempre molto importanti.
Io sono a disfavore degli artisti che fanno musica volgare, ma non si sentono responsabili di quello che fanno.
Dobbiamo accettare il fatto che siamo tutti responsabili di tutto. Qualsiasi gesto facciamo al di fuori del nostro corpo, una mano mossa in un certo modo, un prodotto comprato in un negozio, tutto è politica. La politica è sempre un atto. È sempre una scelta. Quindi bisogna responsabilizzarsi. Ma credo che ci arriveremo ad imparare la gentilezza, sono un’ottimista!
Nella tua musica c’è il sapore del mondo che tu hai vissuto viaggiando con un bagaglio leggero e aprendoti ai popoli che hai incontrato. Ti va di raccontarci qualcosa dei tuoi viaggi?
Nella mia vita ho sempre viaggiato con lo zainetto, che può non impedire a una corsa di essere scattata.
Sto comodo all’aperto, non riesco ad essere me stesso se sono chiuso in casa, perché purtroppo quando si viaggia, quando conosci tante terre e culture e tradizioni, conosci così tante versioni di te stesso e così tanti aspetti di te, che possono venir fuori solo se li vivi.
Io, che ho vissuto in Amazzonia, ho imparato a mangiare e ad andare al bagno come loro, ma ovviamente non posso riprodurlo in casa.
Ho avuto la fortuna e anche il piacere di viaggiare veramente tanti anni e ormai io sono abituato a sedermi come ci si siede in India e quando lo faccio qua, ogni tanto, nei ristoranti, vengo guardato molto male, ammenoché non mi riconoscano, e allora vengono a chiedermi una foto!
La cosa bella del rientrare a casa è che veramente ti accorgi di essere diventato ricco, che è qualcosa di impagabile e poi diventa anche incorruttibile. Tutto questo si traduce anche nel praticare le amicizie nella quotidianità con un’esperienza diversa.
Posso essere contento di tornare a casa e mangiare una semplice insalata, dopo aver fatto tre mesi in riva al Gange, in meditazione, a mangiare solo le bacche, ma sono grato del viaggio perché mi ha reso più elastico mentalmente.
Gio Evan oltre che scrittore e poeta, è anche filosofo. Nei tuoi testi c’è sempre una morale, come nelle favole. Scrivere è una sorta di missione che porti avanti con la parola come tua arma… Mi piacerebbe sapere, da una persona aperta all’altro come te, cosa ne pensi di quello che sta accadendo nel mondo?
Si legge nei Testi Sacri, come la Bibbia, che l’arcangelo Michele con una zampata butta Lucifero in terra, non all’inferno… così come nei testi induisti Shiva distrusse i demoni e le loro città con una sola freccia infuocata. Quindi bisogna accettare il fatto che ci siano i demoni sulla terra, o un ego forte, per chi non crede negli spiriti.
Io sono convinto che ci salveremo, ma ahimè, non ci salveremo tutti.
Sono molto più a favore dell’Apocalisse di Giovanni Evangelista che dice che ci saranno degli eletti, però ci sarà anche chi dovrà rifare le scuole da capo.
Il problema è che quado ti “boccia” la spiritualità devi ricominciare da capo. Lo diceva Buddha, lo diceva anche San Francesco: fino a quando non saremo tutti contenti nella stessa linea di gentilezza noi ritorneremo, “ritorneremo ancora” aggiunge Battiato.
Vedi che tutti gli intellettuali si intrecciano in questi discorsi filosofici con un grandissimo senso logico. Se non sei buono devi ripetere.
Uno uomo a cui veramente devo tanto, che mi ha accolto in India, mi diceva che ogni volta che ti fai male, oppure che non impari una determinata cosa o che non affronti una determinata persona, quella persona si presenterà sempre nella tua vita, la troverai e la ritroverai ancora… ed è vero! Io mi accorgevo che più scappavo da alcune persone che non volevo vedere perché dovevo affrontare delle cose e più le ritrovavo in ogni luogo in cui andassi.
Fino a quando non ti liberi, non ti sblocchi e non ti apri intellettualmente, si ripetono.
Alcuni si salveranno perché alcune sono già in via di salvezza. Altri sono già salvi. Altri invece sono destinati a salvarsi perché è il destino della vita, però, c’è il rischio di perdere tanta anima, come direbbero gli sciamani.
Concludiamo l’intervista tornando alla musica. Cosa ci sarà dopo questo singolo?
Sicuramente sto per andar via: vado in Amazzonia un paio di mesi, poi in Indonesia e conto, in queste terre che oramai sono la mia casa, di cambiare rotta nella musica.
Voglio fare musica ancora più spirituale. Voglio investire nella musica, voglio che sia parte di un messaggio a cui tengo, quindi vado in quelle terre per avere epifanie a bizzeffe.
Poi uscirà un romanzo e quindi sarò di nuovo in Italia per quel periodo.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)