Luca Gaudiano, in arte Gaudiano, è una delle nuove promesse musicali che ci sono state presentate dal programma AmaSanremo e che, per nostra fortuna, vedremo sul palco dell’Ariston per Sanremo 2021, sezione giovani.
Gaudiano con la sua determinazione e con un certo coraggio ha portato la sua storia sul palco: un dolore, quello della perdita del padre, che non passerà mai del tutto, ma che lui riesce a fronteggiare ogni volta che canta, senza mai cadere nella retorica del caso, né tanto meno presentare un requiem.
Una consapevolezza linguistica e vocale, quella di Gaudiano, che cattura l’ascoltatore da subito, costringendolo a porre attenzione alle parole, una per una, senza mai distrarsi.
Il tutto accompagnato da un arrangiamento che sottolinea ogni parola con un ritmo inaspettato, un contrasto che dona al brano il giusto equilibrio tra profondità e leggerezza.
Ne abbiamo parlato direttamente con Gaudiano, in un’intervista che ha confermato quanto, almeno in questo caso, il risultato raggiunto finora sia tutto meritato.
Ciao Luca, benvenuto su insidemusic. Intanto ti faccio i complimenti e lasciami dire che la tua canzone non mi è più uscita dalla testa da quando l’ho sentita.
Innanzi tutto, adesso è certezza, andrai all’Ariston: era nei tuoi piani o non te lo aspettavi?
Credevo e credo tuttora tantissimo nella forza della mia canzone, però da qui a pensare di essere la prima persona chiamata da Amadeus ce ne passa un bel po’. Ho cercato di dare il massimo, di fare il mio al 100%, dopodiché ho semplicemente sperato che arrivasse l’importanza del messaggio che ho cercato di trasmettere.
Cosa ti ha colpito di più dell’esperienza appena conclusa ad AmaSanremo?
Non mi aspettavo un livello così alto. Mi ha sorpreso come la direzione artistica sia stata capace di rimanere sul pezzo su quello che sono oggi non solo le tendenze, ma anche i nuovi linguaggi. Secondo me con Amadeus il festival sta facendo una sterzata importante nei confronti della musica davvero ascoltata, delle playlist editoriali, di quelle di internet. Si sta tenendo conto di tante risposte che non sono solo quelle delle radio o delle etichette ma proprio degli ascolti della gente.
Anche la scelta dei big in gara è indicativa: ci sono tantissimi giovani, si fa quasi fatica a distinguerli dalle nuove proposte, ed io sono molto felice di far parte di tutto questo con la mia storia personale, e di portare quindi qualcosa di mio.
Tra i tuoi compagni d’avventura, c’era secondo te un nome in particolare che avresti fatto passare?
Sono un grandissimo fan di Le Larve, perché venendo io dal rock, nonostante adesso faccia altro da un punto di vista musicale, le prime cose che ho fatto sono state cover di Green Day e band punk rock. Per questo con Jacopo (Le Larve) condivido un trascorso comune per quanto riguarda gli ascolti. Purtroppo la sua esibizione non è stata percepita così a casa ma in studio è stato una bomba, a me è piaciuto tantissimo.
E poi Hu, che è una ragazza dolcissima, veramente una persona speciale e la sua canzone era l’occasione per portare qualcosa di unico sul palco dell’Ariston.
Ma noi ci auguriamo che il loro talento si faccia strada in ogni caso…
Assolutamente sì, io sono certo che loro andranno avanti. Hanno anche una fetta di mercato tutta loro, entrambi con una fortissima identità e troveranno il loro spazio per questo.
Tu sul palco sei concentratissimo, sembra quasi come se ad un certo punto ti fossi girato di scatto verso quello che ti era successo e avessi detto: ok, ora ti affronto io. È Così?
Se ti riferisci al mio modo di interpretare le mie canzoni credo sia strettamente correlato col mio trascorso teatrale: non posso prescindere dal pensare bene a ciò che sto dicendo. In quel momento non sto solo cantando una canzone: la storia è mia ed è assolutamente autobiografica. Nel momento in cui la canto credo in ogni singola parola che pronuncio. Questo mi fa restare fortemente connesso con il significato della canzone.
Di contro invece, nonostante il testo a tratti scioccante, la musica su cui fai scorrere le parole non è malinconica, anzi è incalzante, quasi a sottolineare l’avvicendarsi veloce dei pensieri che ti passano in testa. Come è nata questa scelta?
La mia intenzione era quella di non fare una marcia funebre, di non essere troppo didascalico, di non incontrare con il peso di quello che stavo dicendo anche la musica.
Volevo che fosse di contrasto: il mio progetto era quello di ricreare una specie di limbo nel quale il rapporto con mio padre non si estinguesse mai.
Quindi il significato di quella musica è anche per descrivere lui come persona, sempre ottimista, speranzoso, positivo. Non potevo creare un arrangiamento che andasse a rimarcare quello che stavo dicendo che già di per sé è tragico. Il grande orecchio esperto di Francesco Cataldo, che è il mio arrangiatore, ha saputo leggere tra le righe, e creare un’ambientazione che secondo me è perfetta per quello che sto dicendo.
Ma per te questa canzone non è come rinnovare un dolore ogni volta?
Il dolore c’è tutti i giorni, anche quando non canto, perché si tratta di una ferita impossibile da ricucire.
Non lo dico solo io ma tutte le persone che come me hanno vissuto una storia simile. Mi ha fatto molto felice ricevere tantissimi messaggi di chi si è ritrovato nel mio stato d’animo, come se la canzone li avesse fatti riconoscere nella mia storia: ecco anche perché credo nella forza evocativa di questo messaggio.
Ci sono dolori che ti porti per tutta la vita con i quali devi imparare a convivere. Ogni volta che canto Polvere da sparo per me quel dolore si annulla, perché in quel momento è come se mi facessi un pianto liberatorio. La canzone ha la stessa valenza. Io non ho potuto fare a meno di scrivere ed è come se mi fossi pianto addosso tutto il mio dolore.
In te si vede molto di quel pop bello, quello di qualità, denso di significato alla Tiziano Ferro per intenderci: ma quali sono le tue ispirazioni musicali?
Beh Tiziano è un grandissimo per me, sia a livello vocale che testuale: la sua attitudine musicale così internazionale ed il suo taglio vocale inconfondibile fanno di lui un artista unico nel suo genere, un’espressione di un pop a cui sicuramente mi ispiro.
Poi per me c’è Mahmood, che considero uno spartiacque e un apripista su un nuovo filone di pop urbano. Le sue sonorità possono in qualche modo dare risalto alla musica italiana in Europa: permettono di tradurre in suoni nuovi e freschi dei concetti per i quali il cantautorato italiano può fare scuola in tutto il mondo. La nostra poetica ha musicalità e profondità verticale di significato tali da fare invidia a tutti: secondo me Mahmood con Dardust e tutti i suoi collaboratori stanno facendo un lavoro incredibile in questo senso.
Quindi inequivocabilmente, ed in maniera magari involontaria, è stato di ispirazione per me: quando ascolto qualcosa di suo capisco che voglio andare in quella direzione, senza copiare nessuno e mantenendo la mia identità.
Ti sei trasferito da poco a Milano, e da lì è iniziata una sequenza di eventi che ti hanno portato fin qui, ed oggi inizia forse il vero vortice: ti senti pronto a ad entrarci?
Mi porterò la mia ragazza ed il mio cane, in modo tale da mantenermi una sorta di ancora di salvezza, perché il rischio in questo ambiente è quello di perdere di vista le cose importanti. Quello della musica è spesso un mondo tanto fumoso ed i contorni delle persone spesso non sono ben definiti: si rischia di fare delle scelte semplicemente mossi dallo slancio vitale quando invece le cose importanti sono altre, ed io l’ho capito a mie spese; quindi farò forza su questa mia nuova consapevolezza, arrivata anche dagli eventi traumatici che sono avvenuti nella mia vita.
Non mi farò prendere in maniera negativa da questo turbine che sarà Sanremo, di cui tutti mi hanno parlato.
Beh devo dire che nonostante la tua giovane età hai una profondità nell’ esprimerti fuori dal comune, per cui questo ti sarà sicuramente d’aiuto per restare ancorato con la tua realtà
Quindi stai già puntando un obiettivo?
Mi farò trasportare dalla corrente senza opporre resistenza. Come quando si cade dalla moto che non bisogna irrigidirsi, perché Sanremo quei giorni lì è un po’ “di attrito”: è una settimana difficile per chi la vive in prima persona, quindi cercherò di farmi portare dalla corrente ed arriverò lì con l’obiettivo di vincere.
Perché è inutile nascondersi: tutti vogliono arrivare fino in fondo e io credo che Polvere da Sparo, che la mia storia, se lo meriti.
Credo che anche il team di persone che sta collaborando a questo progetto con me si meriti questa gioia: la cosa che più mi ha fatto felice è stato vedere il sorriso di queste persone per quanto io abbia semplicemente fatto il mio lavoro.
Li vedevo felici e questa cosa mi ha riempito di gioia. Arriverò a Sanremo con l’intenzione di fare bene e di dare filo da torcere a tutti. Anche perché si tratta di una gara, ed una gara è bella per questo.

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)