Entropia Padrepio è il nuovo album dei Post Nebbia, fuori venerdì 20 maggio per Dischi Sotterranei/La Tempesta.
Un disco che esplora in modo personale e intenso il conflitto tra divino e terreno, tra siderale e umano, tra universale e singolare, plasmandolo in una forma sonora grandiosa e oscura.
Nell’album si fondono le atmosfere dei capolavori di Dario Argento e le scene di cristianità allucinata di Evangelion.
Terzo lavoro in studio della band padovana nata dalle esplorazioni di home recording di Carlo Corbellini, Entropia Padrepio segue il successo di Canale Paesaggi (2020).
Il precedente lavoro li ha incoronati come rivelazione della scena indipendente italiana, e Entropia Padrepio alza ulteriormente l’asticella del gruppo.
ENTROPIA PADREPIO
Il disco incarna infatti l’evoluzione del progetto verso una dimensione più matura e umana, sia a livello di liriche che di sonorità.
Epico e opulento ma al tempo stesso ermetico e fumoso, nel sound di Entropia Padrepio i capostipiti della musica psichedelica degli anni 60/70 (Beatles, Black Sabbath, Beach Boys) incontrano classici dell’art rock di ieri e oggi come Strokes, Talking Heads, LCD Soundsystem, miscelandosi a pennellate di progrock à la Area o Goblin e ad accenni al vastissimo repertorio di library music italiana degli anni d’oro.
Le canzoni abbandonano la struttura loop-dipendente dei lavori precedenti, protendendo verso progressioni di accordi che trovano soluzione e tendono verso la dinamicità, talvolta fluida e simmetrica e talvolta quasi schizofrenica, ma sempre teatrale.
L’album è interamente scritto e arrangiato da Carlo Corbellini, che alla produzione artistica si fa affiancare da Fight Pausa, che restituisce un’organicità terrena a composizioni dall’intenzione aulica, mistica e spaziale, a tratti fantascientifica.
Entropia Padrepio affronta tematiche profonde, che non aspira a risolvere o esaurire ma ad esternare e indagare.
Tutto nasce da una personale indagine spirituale di Carlo, che lo ha spinto ad affrontare attraverso i brani del disco una sorta di autoanalisi, interrogandosi su se stesso.
Il disco riprende l’immaginario estetico e l’idea di salvifica e potente dimensione collettiva e rituale della religione cattolica e ne fa una metafora per esplorare se stessi.
Il risultato è un album intimo ma quasi mai intimista, che alterna argomenti dal peso specifico elevato (la morte, il rito, la catarsi, il sacrificio della propria individualità all’infinito) utilizzando appunto la chiesa come universo narrativo di riferimento, come linguaggio e come ambiente sensoriale, architettonico e iconografico.
Entropia Padrepio è un viaggio introspettivo collocato in un immaginario preciso, che vuole ampliare lo sguardo, arrivando a scavare in una dimensione esistenziale ed emotiva personale come mai prima.
Senza ambire a trarre conclusioni universali, è calata nella tipica atmosfera occulta e nebbiosa che caratterizza i Post Nebbia. sia musicalmente che geograficamente.
LE CANZONI:
Il disco comincia con una Intro: una disordinata cavalcata dai rimandi morriconiani che si apre con il suono delle campane e del vento campionati da un vinile di effetti sonori, per poi costruirsi su una linea di synth corredata di elementi percussivi ed effetti, il cui arrangiamento si sfalda verso la fine.
Voce fuori campo è un pezzo atipico: cassa dritta e sonorità new wave che fanno da tappeto sonoro a un testo che parla del cercare la presenza di Dio in spazi e cose terrene, come una faccia dentro tutti i corn flakes.
Cuore Semplice parte da una frase della Bibbia per poi espandere il concetto. Un sound psichedelico, fumoso e dai rimandi ecclesiastici si unisce a parole introspettive, venate di misticismo, che affrontano senza paura il tema della crisi spirituale.
Anche Pensiero Magico affronta il desiderio di essere soddisfatto da visioni universali e soluzioni quotidiane mistiche, slegate dal nesso di causa, esprimendole attraverso un pezzo divertente da suonare, storto nel ritmo e schizofrenico nell’arrangiamento, con un finale molto prog anni ’70.
Viale Santissima Trinità raccoglie invece una serie di momenti salienti dal sapore provinciale e vagamente inquietante a cui Carlo ha assistito in una chiesa di provincia.
Il rito di iniziazione dalla natura non ben definita, immerso in un’atmosfera esoterica e che richiama i film di Dario Argento, di cui si parla in Morte Rituale si combina ad arrangiamenti articolati ad alto pericolo di eccessiva grandiosità, creando un sound che fluisce compiutamente, in modo brusco e teatrale.
Cristallo Metallo, uno dei primi pezzi scritti nel disco.
Un inno al percepirsi non più come singolare ma come parte dell’universale, al ritrovo della completezza attraverso il sacrificio, che nel pezzo assume un significato volutamente ambiguo, sia sentimentale che religioso o politico.
Freni Inibitori è stato invece l’ultimo brano a essere scritto, ed è espressione del desiderio di sapersi lasciare andare, in modo molto semplice e diretto, espresso anche in musica con progressioni di accordi più complicate e ritmi storti.
Ogni sogno ha una fine, solo l’amore rimane: da questa frase, scritta in tedesco su un gadget di una fabbrica di casse da morto austriache, nasce invece Solo l’Amore: un intermezzo un po’ satanico fatto con una combinazione della voce di Carlo e quella di Google Translate, avvolte da una nube di effetti e inviluppi.
In chiusura, Oltre la Soglia, il pezzo perfetto per concludere il disco.
Il testo gira attorno all’idea di portarsi oltre la morte alcune caratteristiche della propria persona, imboscandole come sostanze illecite: in bottigliette d’acqua, doppi fondi, cerchioni delle auto.
TRACKLIST
- Intro
- Voce Fuori Campo
- Cuore Semplice
- Pensiero Magico
- Viale Santissima Trinità
- Morte Rituale
- Cristallo Metallo
- Freni Inibitori
- Solo l’Amore
- Oltre la Soglia

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)