Oggi intervistiamo un altro Professionista della musica: Giulio Di Donna. Fondatore della Hungy Promotion e della Freakout (Magazine/Concerti/Records) collabora come giornalista presso Il Mattino, cura l’ufficio stampa di Musica contro le mafie e ha gestito quello della Mostra d’Oltremare e della Linea d’Ombra di Salerno. Ha svolto consulenze in momenti di crisi per Città della Scienza, lavorato a Radio Siani, curato la sezione videoclip musicali del Napoli Film Festival. Giulio cura i Foja e Capone&BungtBangt, Napoli Milionaria e Joseph Martone e Mexico86. E ha lavorato con artisti come Raia&Fiorito, SoulFtaara, Greg Rega, Illàchime Quartet, Roberto Michelangelo Giordi, Malatja, Metalli, Profugy, La Terza Classe, Fuossera, Nino Bruno e le 8 Tracce e i 24 Grana. Di Donna si occupa di eventi come il Premio Massimo Troisi, il Festival Ethnos e la Fiera del disco e della musica DISCODAYS . Ha portato avanti diversi progetti con l’Associazione Equinozio Eventi, da Patti Smith in Cilento fino alla collaborazione con il Parco Nazionale del Cilento per il fumetto didattico Storie Facili – La Principessa Primula. Ci ha parlato del suo lavoro e di questi tempi difficili in quest’intervista.

L’intervista a Giulio Di Donna
Ciao Giulio e benvenuto. Sei un gran Professionista della musica, direttore di un magazine, manager della Hungry Promotion, oltre ad esser stato direttore artistico di un festival come il Neapolis, e impegnato in tantissimi altri progetti. Innanzitutto vorrei chiederti: come nasce la tua passione per la musica?
Sì, al Neapolis ero un collaboratore esterno alla direzione artistica e curavo l’ufficio stampa. Ma il senso delle mie variegate sfaccettature nel mondo degli eventi live e comunicazione non credo cambi di molto. Oggi mi occupo, con orgoglio e onore, della sezione musica del Comicon e Giffoni Film Festival (sia produzione che comunicazione) e lavoro anche per altri festival sia di cinema che musicali. E quindi la passione prima di tutto non è mai morta. Chiederei più che altro come si fa a tenerla in vita, cosa durissima in questa nazione dove questo lavoro immateriale sembra un fantasma ed invece occupa migliaia di persone e ha un giro d’affari di milioni di euro. Però andando indietro nel tempo è iniziato tutto nei primi anni novanta, in provincia dove gli stimoli sono fortissimi e la voglia di paragonarsi alle grandi città è tanta e spesso scoprivi che era meglio la dimensione provinciale con maggiori opportunità e apertura mentale. Ho immediatamente capito che suonare la batteria non faceva per me quindi questa voglia di attaccarmi alla musica, oltre a consumare vinili, l’ho riversata nell’organizzazione di concerti e ore e ore passate sulla Lettera 92 a battere articoli per varie fanzine.
E quando questa passione ha iniziato ad assumere i contorni di un lavoro?
Dal ’97 in poi è diventato un lavoro. Oltre a scrivere per altri giornali e pubblicare Freak Out Magazine i concerti divennero una parte sostanziosa con impegni grandi ed economicamente rilevanti. Erano i tempi dove i concerti erano spesso pieni di gente. Poi proprio nel ’97 ebbi la sventurata idea di aprire un negozio di dischi che ben presto divenne la redazione del giornale, un crocevia di persone e di musica; più che venderla la consumavamo liberamente. Un laboratorio e Università che mi permise di imparare un accodi cose sia lavorative che umane. Lo store durò quasi dieci anni, un periodo enorme visto che già c’era la crisi del disco e Napster entrò a gamba tesa in un mercato traballante.
La crisi del Covid-19 ha costretto però la musica a fermarsi, soprattutto dal punto di vista dei concerti. Come la state vivendo?
Purtroppo i due più grandi eventi estivi che devo curare li ho dovuti congelare, non sono annullati ma non so nemmeno darti certezza che si faranno o se semplicemente si rimanderanno. Il resto del lavoro, quello di giornalista e ufficio stampa, paradossalmente sta andando avanti quasi normalmente, certo con più incertezze. in sintesi il danno c’è ed è tangibile.
Ci sono iniziative utili cui avete aderito, anche con Freak Out Concerti?
Sì, con il club napoletano Lanificio25 abbiamo aderito a StayOn iniziativa curata dall’Associazione nazionale KeepON che raggruppa promoter, club e festival italiani e per questo periodo ha anche avuto modo di confrontarsi con realtà europee. Abbiamo trasmesso una serie di concerti in diretta streaming. Vorrei riprendere, però per ora voglio capire prima come si mettono le cose. Comunque è stato un laboratorio molto interessante che mi ha fatto capire molte cose, sia tecnicamente che artisticamente.

Quali potrebbero essere le proposte per ricominciare?
I concerti dal vivo, specie al chiuso, dovranno confrontarsi con il decreto legge che prevede il distanziamento sociale. Stanno nascendo alcuni sistemi hi-tech che potranno regolamentare il flusso del pubblico mettendolo in sicurezza, penso allo Smart Health Control, ma il nodo centrale sarà: le persone avranno paura di fare assembramenti? I costi di gestione di un evento live saranno uguali a prima (cachet degli artisti in primis)? I conti torneranno?
La musica ci aiuterà a salvarci?
In un modo o nell’altro lo fa, da sempre. Che sia un concerto, un disco, un film con una bella colonna sonora, la musica c’è così come è nella natura che ci accompagna quotidianamente.
Cosa ti manca di più del tuo lavoro, oggi?
Poter pianificare a lungo termine. Il vero segreto per lavorare i questo ambiente è pianificare. Ci sono troppe incertezze oggi, domani le cose potrebbero migliorare. Il reset socio economico, e culturale, aprirà anche nuovi scenari.

Quanto sono importanti, oggi, i social network per la diffusione della buona musica?
Una cosa positiva, secondo me, che ha fatto l’essere costretti a stare chiusi in casa è aver preso coscienza di uno strumento utile, non solo per il cazzeggio. Internet in generale è e sarà sempre di più lo strumento per lavorare, fare la spesa, divertirsi o votare.
Le tue speranze post-crisi?
Socialmente mi auguro che ci sia un clima rilassato nel quale torniamo a vivere senza avere paura del prossimo. Professionalmente ho alcuni progetti in cantiere.
Infine, ci consiglieresti 1 libro, 1 disco e 1 film/serie per queste giornate?
The Last Dance su Netflix, essendo stato un grande tifoso dei Chicago Bulls lo consiglio. Non c’è un disco solo, in questo periodo la nostalgia si è impossessata di me e quindi celebro gli anniversari: 25 anni di Wowee Zowee dei Pavement, 22 anni di Mezzanine dei Massive Attack e 25 anni di Reapeater dei Fugazi mentre tra i nuovissimi Gigaton dei Pearl Jam. Più che libri sento il bisogno – oggi soprattutto – di tenermi aggiornato quindi suggerisco di leggere i giornali quotidiani possibilmente cartacei e riviste di approfondimento, sono abbonato o le compro di volta in volta on line.

Rock’n’roll lover. Afterhours Lover. Good lyrics lover.