Home News “Cortese Living Room” è molto più di un’Ep. Scoprilo nell’intervista

“Cortese Living Room” è molto più di un’Ep. Scoprilo nell’intervista

by Redazione Web
Cortese @Federica Signorile 1

“Cortese Living Room” è il nuovo EP del cantautore salentino Cortese, prodotto da Molla, che nasce sull’esperienza del format live “Cortese Living Room”.

Nell’Ep, oltre ad alcune tracce già suonate in anteprima live nel tour di presentazione, partito a gennaio 2024, ci sono anche due brani inediti: “Do Re Mi” e “Palla al centro”. Ma “Cortese Living Room”, come ci tiene a sottolineare Michele Cortese, è anche un CD fisico, ancora più ampio, composto da quattordici tracce che fungono da raccolta dei singoli degli ultimi due anni e, sotto la stessa denominazione, potrebbe nascere anche un podcast.

Sei canzoni nate in acustico, quindi molto intime, ambientate in location non convenzionali come salotto, giardino, camera da letto e cucina, in cui Cortese mette al centro il testo e la necessità di prendersi del tempo per conoscere le storie che le hanno ispirate.

Accomodiamoci quindi, idealmente, in casa Cortese e conosciamo meglio il suo Living Room.

Ciao Michele,
di te hai detto che riesci a trovare e raccontare il bello anche dove e quando sembrerebbe non essercene. Caratterialmente sei un ottimista?

In merito alla bellezza delle cose della vita, anche laddove sembra non esserci, sì, mi sento di avere una visione ottimistica. In merito ad alcuni aspetti, magari del lavoro sono realista, però, in generale, ho una visione ottimistica della vita.

So che, anche quando il mondo ci regala delle tostissime brutture, dopo arriva sempre la bellezza.

“Cortese Living Room” nasce come format live, quindi, una sorta di tour di presentazione?

Sì esatto, è un format che nasce alla fine del 2023 con l’idea di portare in giro le canzoni che avevo pubblicato negli ultimi anni, insieme ad alcune inedite, che adesso sono appena diventate edite con questo nuovo lavoro discografico.

L’idea era quella di ricreare un salotto tra amici, come si faceva in epoca predigitale, quando non c’era la fretta dei social, dei cellulari…

Volevo raccontare le storie che stanno dietro le canzoni, in questa maniera, senza trucchi e senza inganni e lo abbiamo fatto in salotti veri, in house concerts, su terrazzini, in cortili, in palazzi baronali e dimore storiche, insomma, location molto particolari e non propriamente da palco.

Questa modalità ci è piaciuta così tanto, e ci ha regalato così tante emozioni che, dopo l’estate, ho pensato di far diventare quel salotto, nel quale, idealmente, mi piace invitare chiunque abbia voglia di ascoltare ad accomodarsi, un Ep e un CD in formato digitale, che include le sei tracce dell’EP, più altre tracce, per un totale di quattordici brani.

Le quattordici tracce del disco digitale vanno a costituire una sorta di raccolta, con tutte le canzoni che ho pubblicato, singolo dopo singolo, negli ultimi due anni.

Questo CD nasce dall’esperienza di “Cortese living room”, perché molti spettatori mi chiedevano dove potessero trovarle fisicamente, dato che non erano rintracciabili da nessuna parte, se non sulle piattaforme. Ho pensato, quindi, che potesse aver senso raccoglierle tutte in un disco, visto che sento di avere la fortuna, nel mio microcosmo artistico e professionale, di rivolgermi a un target di gente che, quando viene ad ascoltarmi, dopo il concerto compra spesso e volentieri il disco.

Il progetto è in continua evoluzione e, magari, “Cortese Living Room” in futuro diventerà anche un podcast!

Ora, per esempio, siamo in giro a presentare l’Ep dopo la data del 7 dicembre, all’Unar di Roma.

Da quando esiste questo format, ho sempre regalato qualcosa al pubblico. Inizialmente erano dei fumetti, disegnati da mio fratello, che raccontavano delle storie legata alle canzoni: una storia che inizia e finisce e ogni capitolo di questa storia porta il titolo di una delle canzoni che presentavo; poi, ho dato alcuni dischi in omaggio (due tre copie a serata), che decidevo di regalare a qualcuno tra il pubblico e, ora, da quando è uscito il disco, regalo un lettore CD portatile. Ne ho trovato un po’ in giro sul web, qualcuno lo avevo anche io a casa o l’ho recuperato da amici che non li utilizzano più e quindi, almeno uno per ogni appuntamento del Cortese living room live lo regalo, in segno simbolico, per poter ascoltare il CD.

L’EP ha fondamentalmente due tematiche, l’amore e la musica, ed è “ambientato” in varie parti della casa. Vuoi raccontarcelo?

La musica è la cosa che più amo nella vita. C’è una canzone in particolar modo che proprio vuole essere una dichiarazione d’amore e “d’odio”, per quei momenti in cui la musica, quando soprattutto scegli di farla per mestiere, ti regala anche delle porte in faccia che fanno molto male, quindi, sono quelli i momenti unici e soli, in cui quell’amore si trasforma nel suo fratello cattivo, l’odio.

In generale parlo d’amore per la musica e nei confronti di un’altra persona; amori che ho visto vivere come “Asfalto” che è una storiaccia sentimentale, di cui è stato protagonista un mio amico.

Mi piaceva l’idea di dare una collocazione idealmente fisica a queste canzoni, perché intitolandosi Cortese living room, partendo ovviamente dal soggiorno, spostandosi poi nelle varie stanze, in cui, effettivamente, ho scritto le canzoni.

L’unica cosa che mi sono inventato, sono onesto, è il giardino che a casa non ho e lì ho collocato “Non mi dire”, perché mi sembrava l’ambiente più giusto.

Nell’album è predominante il synth pop ma, “Non mi dire” è un brano abbastanza country e “Lentiggini” è decisamente rock. Cosa ti piace ascoltare?

Tutto quello che hai sentito sono influenze che confluiscono nella mia produzione musicale, con gli arrangiamenti realizzati dal mio amico Molla.

Io sono cresciuto con la musica degli anni settanta ottanta, ascoltandola e amandola, per cui, nella prima fase della mia produzione musicale, almeno fino al 2018, ho avuto forse una visione più settantina del sound, delle produzioni nei dischi e nelle canzoni che facevo, poi mi sono immerso in ascolti più ottantini e mi sono anche innamorato di artisti che mi hanno ispirato il gusto più synth pop che negli ultimi anni produco.

I due inediti “Do re mi” e “Palla al centro” parlano del tuo rapporto con la musica. Cosa ti ha regalato e cosa, invece, senti che ti debba dare ancora la dedizione che, sin da piccolo, hai dimostrato per la tua arte?

La musica mi ha dato tutto quello che ho e tutto quello che non ho ancora.

Alla tua domanda, potrebbe rispondere proprio il testo di “Palla al centro”, in un extra- bit parlato dico: “Adesso palla al centro e rigiochiamo tutto, tanto io sempre terzino sinistro che mal che vada chiudo gli occhi sogno forte, che magari non segno. Ma con sto muro di sogni e una mitragliatrice di parole resto indietro guardingo e mi difendo”

È quello che ho fatto io nel mio percorso artistico-musicale, fino ad oggi; spesso ho perso, perché avevo delle cose in ballo che potevano portare a vittorie eclatanti e invece non è andata come sarebbe potuta andare. Altre volte ho vinto un’emozione del pubblico, l’ammirazione di certe persone che mi hanno conosciuto quindici anni fa e continuano a seguirmi e alcune, addirittura, si sono tatuate frasi delle mie canzoni. Basta che una cosa del genere accada con una o due persone e ne sarò gratificato a vita.

Cosa mi ha dato la musica? La gioia impagabile e assolutamente inusuale per un essere umano, poi ci sono state anche le sconfitte.

Ho iniziato la mia carriera vincendo un talent e, sicuramente, non è stata la vittoria più grande, è stata una finta vittoria.

Abbiamo vinto Factor nel 2008 ma le cose non sono andate come si sperava all’inizio, è stata la prima avventura nel mio percorso

Infatti in “Palla al centro” c’è una riflessione che ho fatto sulla soglia dei 40 anni: “Ma è un gioco rischioso e perfetto, un attimo prima del vento. Tutte le notti a fissare il soffitto per dei sogni in affitto che per tutte le volte che ho perso, ricordo sempre quella in cui ho vinto”.

Nel 2008 hai vinto la prima edizione di X-Factor con la vocal band Aram Quartet. Poi nel 2015 hai vinto il “Festival internazionale della canzone di Viña del Mar” in Cile e sei stato co-coach della prima edizione cilena di The Voice. Cosa ti hanno lasciato queste due esperienze?

Mi hanno lasciato degli insegnamenti grandi e delle emozioni bellissime.

Ho conosciuto un pubblico dal 2015, fino ad ora, poi c’è stato il covid di mezzo che ovviamente non ha aiutato, che mi ha regalato emozioni bellissime; un pubblico veramente generosissimo, attento, affettuosissimo. Ci si sono tornato l’anno scorso e tornerò all’inizio del 2025. Loro amano molto la musica italiana e la nostra maniera di esprimerci nel canto sempre così passionale. 

Siamo accomunati dalla storia della musica italiana, dagli elementi più iconici legati alla nostra storia musicale, alla melodia, a quell’idea di cantautore italiano alla quale sono legato anch’io, ed è stato questo il motivo per cui ho avuto dei feedback positivi nella mia esperienza oltreoceano.

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