Come scrivere qualcosa sull’anniversario di morte di David Bowie senza sembrare retorici, ripetitivi e scontati?
Impresa non facile, soprattutto perché in questi 5 anni non si è mai smesso di parlarne davvero.
La produzione artistica di David Bowie è stata così varia, disparata e numerosa, da aver influenzato non solo la musica, ma anche tutte le arti visive e sociali.
Dal design degli strepitosi costumi di Ziggy Stardust, al make up, alle sue iconiche partecipazioni cinematografiche in pellicole cult come Labyritnth, Furyo e Zoolander (per citarne solo tre): per ogni sua sperimentazione artistica si aprono mondi talmente vasti che potrebbero dare luogo a collane di libri a tema, solo su di lui.
Per commemorarlo senza perdersi,c’è forse solo un modo: far parlare lui stesso di sé, attraverso le sue storiche interviste e la sua l’incredibile uscita di scena, definitiva, studiata da Bowie per raccontare la sua morte, mentre di fatto stava già avvenendo.
Pare infatti che in una conversazione col suo produttore musicale Tony Visconti, sia stato proprio lui a dire:” Per Blackstar ho in mente la miglior mossa di marketing possibile”.
E così è stato: Blackstar, il suo ultimo album, uscì l’8 Gennaio 2016, e dopo due giorni Ziggy Stardust è tornato nello spazio.
Nei mesi successivi alla morte, le vendite di Blackstar superarono i due milioni di copie: l’album divenne quello di maggior successo di Bowie degli ultimi anni.
La sua annunciata “mossa di marketing” aveva quindi funzionato.
Impossibile non trovare in Lazarus, primo singolo e video estratto da Blackstar, riferimenti quasi raggelanti a quanto stava accadendo a Bowie: Lazarus è infatti una sorta di auto-epitaffio, di testamento artistico e musicale commovente.
Così Bowie ha trasformato la sua morte in un’opera d’arte.
Scomparsi i colori sgargianti da uomo delle stelle ed i suoi travestimenti visionari, resta un’oscura e angosciante fotografia della sua condizione estrema, ad un passo dalla morte, accentuata dall’emblematica frase “look at me, I’m in heaven”.
Nella sua prima intervista a Rolling Stone, un David Bowie ancora semi sconosciuto dichiarò “Mi rifiuto di essere considerato mediocre. Se fossi mediocre, fallirei. Ecco perché la performance è così importante per me”
E con la stessa forte consapevolezza è arrivato fino alla fine, così geniale da rendere una cosa comune a tutti, come la morte, una performance d’addio irripetibile.
Come dicevamo all’inizio dell’articolo, non si può commemorare Bowie solo con la sua morte, perché il suo contributo a l’arte, tutta, in vita, è stato così strepitoso da meritare un approfondimento di settimane.
Per questo anziché lanciarci in una semplice classifica dei pezzi migliori dell’artista, riassumiamo Bowie con domande e risposte tratte dalle sue interviste più celebri, creando così una sorta di intervista attraverso il tempo, in cui sarà il Duca Bianco dirci chi è stato e chi sarà per sempre.
Cameron Crowe intervista David Bowie, Playboy, settembre 1976
Cominciamo con la domanda che ho l’impressione lei cerchi di evitare: in che misura la sua bisessualità è una realtà e in che misura è un trucco?
È vero, sono bisessuale. Non posso però negare di avere sfruttato questo fatto molto bene. Penso che sia la cosa migliore che mi sia mai successa. E anche divertente. Comunque sviscereremo a fondo quest’argomento
Ma quanto di tutto ciò dovremmo credere? La sua precedente agente, la famosa Cherry Vanilla, sostiene di avere dormito con lei e che lei non è affatto omosessuale, ma che le piace far “pensare” che le piacciono gli uomini.
Mi piacerebbe proprio conoscere quest’impostore di cui parla Cherry, ma di sicuro non sono io. Comunque è una bella citazione. Cherry è abile quasi quanto me nell’usare i mass-media.
Resta però il fatto che non la si è mai vista con un amante di sesso maschile. Come lo spiega?
Mio Dio, ho smesso di essere omosessuale molto tempo fa. Per un po’ di tempo lo ero al 50 per cento, adesso ho delle tentazioni solo quando sono in Giappone. Che bei ragazzini ci sono in quel paese! Ragazzini? Non sono poi tanto giovani. Hanno sui 18-19 anni. La loro mentalità è davvero straordinaria. Sono tutti omosessuali fino ai venticinque anni, poi di colpo diventano samurai, si sposano e fanno centinaia di bambini. Io adoro tutto questo.
Dall’intervista di Mark Goodman di MTV, 1983
Penso sia una solida impresa con molto da offrire – afferma Bowie – Sono solo spiazzato dal fatto che ci siano così pochi black artist presenti nel suo palinsesto
Dall’intervista di Trisha Jones, per D-Magazine, 1987
Saresti diventato la famosa rock star che sei oggi, senza tutti i tuoi alter ego? O eri troppo timido?
No, non credo che all’epoca avrei avuto la forza mentale per uscire e iniziare a cantare le mie canzoni così, di colpo. Per me l’importante è sempre stato creare un personaggio interessante. Ora però non è più così. Non del tutto.
Qual è il bello di invecchiare?
Che posso dire quel cazzo che voglio! [ride] Quando sei giovane pensi che qualsiasi piccola cosa tu faccia nella vita di ogni giorno sia sacra e importante. Quando cresci, quando invecchi, ti rendi conto che le azioni di una persona non contano poi così tanto nel grande disegno universale. Spero di iniziare a prendermi sempre meno sul serio man mano che passa il tempo, di tornare a guardare le cose dalla giusta prospettiva, più semplice e meno stressante.
The Charlie Rose Show, 31 marzo 1998
Ritieni di essere prima di tutto un musicista?
No, in realtà l’idea di definire me stesso un musicista mi imbarazza, perché non ne sono per niente convinto. Ho sempre pensato alla musica come mezzo espressivo. Inoltre non ritengo di essere particolarmente abile. Tiro sempre un sospiro di sollievo ogni volta che creo una melodia che funziona. Fortunatamente la mia creatività nello scrivere non sembra aver voglia di spegnersi, ma non mi sento per niente un musicista.
Pensi di non avere talento?
Probabilmente come musicista non mi prendo abbastanza sul serio. Sono molto più interessato a una ibridazione di varie forme artistiche. Ho una soglia di attenzione piuttosto bassa, quindi è molto difficile per me diventare un maestro nelle arti. Suppongo di essere piuttosto promiscuo e, ah, una specie di tuttofare. Artisticamente parlando, si intende (ridono entrambi). Devi sapere che io e la monogamia siamo distanti anni luce, Charlie. Ma la vita è cambiata, abbiamo raggiunto la maturità. Sono c- c- c- cambiato.
Dall’intervista di Wes Orshosky per Listen, 2003
Trovo ironico che una canzone del tuo nuovo album si chiami Never Get Old (Non invecchiare mai). Non sembra applicarsi alla tua persona.
(ride). Beh sono soddisfatto come chiunque potrebbe esserlo in questi tempi particolari. Penso che sia il modo migliore di dirlo. La mia relazione di coppia, la mia vita familiare e personale, è semplicemente meravigliosa, e il mio lavoro sta andando molto bene. Quindi sono un ragazzo fortunato. Quando avevo vent’anni, non avrei mai pensato che la mia vita sarebbe stata così bella. Quando avevo vent’anni, la mia età non esisteva. “56? Stai scherzando? Non ci arriverò mai”. Quei sogni romantici e nichilistici che hanno tutti i giovani. Quando pensi che non sopravviverai ai trent’anni (ride), e naturalmente l’orrore di quando ce la fai (ride)
Lettura di approfondimento consigliata: “David Bowie: The Last Interview: And Others Conversations”

Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)