Home Approfondimenti B-Side, l’altro lato della musica presenta: The Look of Love, Dusty Springfield

B-Side, l’altro lato della musica presenta: The Look of Love, Dusty Springfield

by Luigi Izzo
The Look Of Love

Intro
Giornata dura? Siamo a giugno, al lavoro tutto sembra più pesante e le ferie sono ancora lontane, vero? Si, siamo un po’ tutti nella stessa barca… Dammi retta: vai al mobile bar, versati un drink e metti un bel disco sul piatto, da ascoltare avviluppato nel buio della tua stanza. Un consiglio? The Look of Love, versione di Dusty Springfield. Questa sera infatti per B-Side abbiamo scelto questo famosissimo brano scritto da Burt Bacharach e Hal David per augurarci una meravigliosa e rilassante buonanotte… E la straordinaria voce della Springfield sembra adempiere perfettamente al compito.
Tratto dall’album omonimo del 1967, di seguito riportiamo testo e traduzione.

The look of love
Is in your eyes
A look your smile can’t
disguise
The look of love
Is saying so much more than
Just words could every say
And what my heart has heard
Well it takes my breath away

I can hardly wait to hold you
Feel my arms around you
How long I have waited
Waited just to love you
Now that I have found you
You’ve got the look of love
It’s on your face
A look that time can’t erase
Baby be mine, tonight
Let this be just the start of
So many nights like this
Let’s take a lovers vow
And seal it with a kiss
Don’t ever go
Don’t ever go
I love you so

The look of love
Let this be just the start of
So many nights like this
Let’s take a lover’s vow
And baby we’ll seal it with a kiss

Lo sguardo dell’amore
È nei tuoi occhi
Uno sguardo che il tuo sorriso non può camuffare
Lo sguardo dell’amore
Sta dicendo molto di più
Di quante parole potevano dire ogni cosa
E ciò che il mio cuore ha sentito
Bene, mi toglie il respiro

Non vedo l’ora di tenerti
Senti le mie braccia attorno a te
Quanto tempo ho aspettato
Ho aspettato solo di amarti
Ora che ti ho trovato
[hai]

Lo sguardo dell’amore
È sulla tua faccia
Uno sguardo che il tempo non può cancellare
Sii mia stanotte
Lascia che sia solo l’inizio
Di così tante notti come questa
Prendiamo il voto di un amante
E poi sigillalo con un bacio

N.B. Si consiglia di leggere quanto segue durante l’ascolto del brano in questione.

Strofa
Mi ritrovai ancora una volta seduto allo stesso tavolino nell’angolo del bar. Ultimamente ero stato tanto spesso seduto su quella vecchia panca imbottita che stavo cominciando a vedere quella topaia fumosa come una seconda casa… Una tana.
Frank mi vide da lontano e mi rivolse un leggero cenno col capo. Io e il vecchio Frank ne avevamo passate tante insieme; nelle mie “notti buie” (così chiamavo le sbronze spaventose che mi concedevo quando le giornate erano un po’ troppo dure) lui era sempre stata la cosa più vicina ad un amico che avessi mai avuto. Era un confidente silenzioso, paziente… Forse un po’ scorbutico a volte… Ma era anche vero che spesso ero io a diventare un po’ stronzo, un po’ violento, creavo qualche problema, quindi Frank era costretto a rimettermi al mio posto… Con le buone o con le cattive. Ma era un brav’uomo.
Mi si avvicinò con una collolungo gelata tra le mani, mi fece un cenno e mi versò due dita di Jack Daniel’s nel mio old fashioned con due cubetti di ghiaccio. Appena lo sciabordare del liquore cessò alzò lo sguardo su di me e mi rivolse alcune parole col suo tono cavernoso.
– Come te la passi?
– Al solito. Tu? Una buona serata?
– Nah, niente di che. Ma tra poco sale sul palco una nuova cantante, è la prima volta che si esibisce qui.
– Oh. Bene, qualche faccia nuova ogni tanto.
– Già.
Un dialogo del genere significava che Frank era in vena di chiacchierare. Di solito si limitava a grugnire, annuire e fare gesti con la mano.
Portai il bicchiere alle labbra e annaffiai i pensieri con un sorso di whiskey. Dal fondo del bicchiere scorsi una ragazza dall’altra parte del locale. Era come un pesce fuor d’acqua.
Quello non era assolutamente il suo ambiente, lo si avvertiva da chilometri di distanza. Sembrava fosse inciampata per caso in quella bettola. Era troppo schiva, troppo nervosa… Erano forse ancora troppi pochi i demoni con cui brindava per poter entrare a far parte di quel girone di rinnegati.
Mi sforzai di capire chi potesse essere quella giovane donna da sola avvolta nella penombra. Una straniera, una poliziotta in borghese… Un’assassina in fuga…
No, che dico? Non può essere. Non se ne starebbe lì seduta a sorseggiare un dry martini.
O forse si… In fondo un’assassina avrebbe tentato di non destare nessun sospetto, e lei sembravo averla notata solo io.
Presi un altra sorsata abbondante dal bicchiere, poi sentì la voce di Frank che si rivolse alla ragazza. “Puoi cominciare”, le disse. Misi giù il bicchiere e vidi la ragazza scattare in piedi e dirigersi verso quello che il barista definiva, forse con un po’ troppo ottimismo, un palco. La donna salì sulle assi di legno scricchiolanti, sistemò il microfono e si schiarì la voce. Le luci si abbassarono e tutti gli avventori del bar sembrarono capire cosa stava per succedere, tanto che si girarono quasi tutti allo stesso momento verso il palco. La ragazza si schiarì la voce, con un rapido sguardo nervoso setacciò il pubblico in sala, nel silenzio. Poi cominciò con un sussurro, facendo schioccare le labbra.
“…The Look…”

Solo
“…Of Love…”
Una voce di seta, carezzevole, ambrata apre il pezzo. In sottofondo una batteria spazzolata, un guiro e qualche altra percussione creano un’atmosfera evanescente, fumosa, impalpabile, resa al meglio dal timbro amaro e profondo di un contrabbasso… Sembra quasi di vedere le dita che si infrangono contro corde metalliche del coriaceo gigante ligneo. Un piano elegante firma la linea armonica del brano, accompagnando quella voce calda e liscia verso più elevate altitudini: il tempo incalza scandito dal piatto della batteria e dal piano ora diventato prepotente…
Per poi lasciar sfumare tutto. L’energia defluisce, la strofa riparte sul morbido tappeto strumentale e rivive quel sussurro da cui tutto è partito.
Di nuovo il vento, il cielo rosso, le foglie si sollevano da terra e vagano libere nell’aria.
E ancora tutto si spegne, si rinnova, riparte dalla comfort zone dettata da quella voce, e una volta ancora si alza il vento, e di nuovo si placa.
Entra un sassofono a chiudere il cerchio e riportare ordine. Un sussurro caldo, soffocato quasi, tranquillo, sostituisce la voce; la imita, le fa quasi il verso col tepore delle sue parole armoniche. Senza nessun cenno, il sax depone dolcemente il brano, spegnendosi in un’eco lontana.

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