Sinedades è un progetto nato da un’idea di Erika Boschi (voce) e Agustin Cornejo (chitarra), dopo anni di studio e sperimentazione personali, in seguito alla nomination al primo posto del concorso Toscana 100 Bands.
Il duo si muove con disinvoltura tra world music e MPB (Musica Popolare Brasiliana), Europa e Sud America, pop e tradizione e un jazz dell’anima che mette la tecnica al servizio dello spirito.
Quello dei Sinedades, che significa “senza età” in lingua spagnola, è un macroclima musicale e visivo all’interno del quale rilassarsi e ricaricarsi, sospesi.
L’album prende il nome dal duo musicale ed è composto da 11 tracce interamente scritte, arrangiate, prodotte e mixate dagli stessi, Erika Boschi e Agustin Cornejo.
I brani che lo compongono hanno tutti una veste leggera fatto di ritmi di bossa nova, malgrado talvolta gli argomenti non siano affatto così spensierati come sembrerebbero ad un ascolto veloce.
Un disco evocativo, caratterizzato da suoni ispirati al tropicalismo brasiliano, ai ritmi latini e al gusto italiano che narra la visione di due giovani musicisti che amano un mondo che forse non esiste, ma che di sicuro sentono proprio. Un mondo fatto di incanto, poesia, danza, amori, drammi e amicizie, che sembra essere osservato dai Sinedades dal tavolino di un bar.
Agustin Cornejo dei Sinedades, ci guida alla scoperta delle tracce del nuovo ed omonimo secondo album della formazione italo- brasiliana.
Ciao Agustin,
qualche giorno fa è uscito il vostro secondo album. Come è nato questo duo?
Il duo nasce nel 2015, dalla fusione di un’amicizia tra me (Agustin Cornejo), nato in Argentina e Erika Boschi nata a Firenze, che è diventata una fusione culturale di due mondi e due lingue.
Sinedades vive in Italia, canta in spagnolo e sogna in Brasile.
Di recente abbiamo pubblicato il secondo disco, al quale teniamo tantissimo, e siamo in una nuova vita perché è un lavoro al quale abbiamo dedicato tanti anni di composizione, di produzione, di lavoro, di limatura dei dettagli. Il disco è uscito il 25 ottobre e ora si trova su tutte le piattaforme di streaming musicali e ci stiamo godendo questo momento, tanto tanto atteso.
Sinedades racconta scene di vita quotidiana; la vita che scorre… Da dove traete ispirazione per scrivere?
Esattamente dalla semplicità di tutti i giorni; non abbiamo una grossa divisione tra vita, arte, ispirazione e quello che cerchiamo di fare quotidianamente. È come se, il senso artistico, fosse intrinseco in un caffè, in una tavolata tra amici, in una bottiglia di vino in una sera d’estate o anche nel silenzio.
È così che ci ispiriamo nell’immensità della semplicità delle cose. È molto filosofico, non perché abbiamo voluto cercare un senso filosofico alla nostra musica, ma perché è nato spontaneamente, perché è in linea con ciò che siamo.
Il titolo del primo estratto riprende il concetto del “qui e ora”, una massima che può essere interpretata in vari modi. Qual è quello che più si addice alla vostra visione?
Per noi è un concetto personale, genuino e semplice. Non ha nessuna carica di pretesa intellettuale, anche perché il “qui e ora”, se uno lo vuole veramente analizzare, è un concetto profondissimo che ha radici orientali nella filosofia e nelle discipline che concentrano un’intera vita per il conseguimento del presente.
Nel nostro caso è una cosa molto più semplice, molto più personale: è il nostro momento di senso. Il momento in cui tutto acquisisce un senso è stare con le persone a cui si vuole bene e questo succede nel presente, come tutte le cose belle succedono nel presente. È più un’emozione autobiografica, una celebrazione di questo momento, piuttosto che un concetto.
Nelle vostre canzoni, come in “Cuando te vi”, parlate anche di argomenti importanti come l’esempio estetico che ci viene imposto dalla pubblicità…
L’abbiamo scritto circa otto anni fa, anche se è uscito ora e la cosa curiosa è che noi ci sentiamo appartenenti a una generazione che ha cominciato, per motivi storici, a pensare e parlare pubblicamente di queste tematiche, in questi ultimi anni.
Ci sentiamo molto femministi in un senso culturale, ma otto anni fa non se ne parlava così tanto o, almeno, noi personalmente non ne sentivamo parlare in giro.
Questo brano è nato da una riflessione che in quel momento sembrava partisse da noi e poi, con l’evolversi del tempo, abbiamo constatato non era affatto una cosa nostra ma era un movimento molto più grande di noi, e questo ci ha fatto sentire parte di un’onda culturale, che ha iniziato a interrogarsi su chi siamo come esseri umani in questa società e di che posizione vogliamo prendere di fronte a tematiche come il giudizio sociale, come tutta la pressione che le donne oggettivamente subiscono, molto più degli uomini, sia in materia estetica, che in materia lavorativa, sociale e umana.
“Cuando te vi” è stato un seme di un pensiero che poi si è sviluppato ed è molto più grande di noi. Ovviamente non abbiamo inventato niente, però l’abbiamo catalizzato.
A completare l’album ci sono sei video musicali, che avete curato e diretto personalmente. Com’è trasformarsi da musicisti in registi?
È un lavoro estremamente stimolante nato da due necessità. La prima necessità ha a che fare con il mondo di oggi, il mondo in cui la musica viene consumata e viene vissuta non soltanto dal punto di vista dell’ascolto, ma anche dal punto di vista dell’immagine, per un motivo puramente tecnologico.
All’inizio è stato un limite il fatto di dover, per forza, pensare al progetto musicale anche come un progetto di immagine. Poi però si è rivelata una risorsa, perché ci siamo scoperti appassionati del cinema, dell’immagine, del racconto a 360 gradi. Mentre all’inizio ci definivamo musicisti, ora ci definiamo creativi, perché quello che facciamo con il progetto Sinedades è molto più di un fine musicale: è un fine multimediale che coinvolge la musica, l’immagine, la fotografia, il cinema, ma soprattutto il racconto e, ora, stiamo raccontando un viaggio.
E questo viaggio dove vi porterà con questo il secondo album?
Speriamo che ci porti a fare un tour internazionale, al quale stiamo lavorando e, piccolo spoiler, adesso il nostro progetto di vita, dal punto di vista musicale, è quello di far diventare Sinedades una storia che ha un inizio e che, non per forza, deve avere una fine. È un viaggio vero e proprio e, prossimo progetto, sarà raccontare in musica e in video, quello che facciamo, tutti i processi creativi, dove andiamo a prendere ispirazione, le persone che conosciamo, i luoghi che visitiamo, e farne una serie che si divide in stagioni, ad esempio: Brasile e Argentina, Italia, Spagna, e dentro ogni stagione ci saranno dei capitoli che narreranno ciò che ci succederà in ogni tappa del nostro viaggio.
Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)