Mercoledì 19 luglio, alle ore 21:30 all’Anfiteatro delle Cascine, in concerto gli Incognito, uno tra i più importanti progetti e gruppi di acid-jazz al mondo.
Nati in Inghilterra nel 1976 dalla volontà di Jean- Paul “Bluey” Maunick, sono una formazione in continuo mutamento, proprio come la loro musica.
Sono 15 i loro album in studio pubblicati in oltre 30 anni di carriera.
La fluidità nelle composizioni è un elemento caratterizzante del loro percorso, tuttavia questo non ha mai pregiudicato il loro stile musicale definito che spazia dal soul al funk fino all’r&b.
Gli Incognito pubblicano il loro primo album “Jazz Funk” nel 1981; dopo si prendono una pausa lunga dieci anni fino al 1991 quando pubblicano “Inside Life”.
L’album viene registrato insieme a numerosi altri artisti della scena groove britannica, caratteristica presente in tutti i dischi successivi del gruppo.
“Tribes”, “Vibes and Scribes” (1992), con il contributo della vocalist “Maysa Leak”, “Positivity” (1993) o “100° and Rising” con Joy Malcolm e Pamela Anserson, il cui brano “Everyday” raggiunge la posizione numero ventitrè della classifica inglese.
Successivamente a “Remixed” (1996), “Tokyo Live” (1998) e “No Time Like Future” (1999), gli album che inaugurano gli anni Duemila.
“Life”, “Stranger Than Fiction” (2001) e “Who Needs Love” (2002), si caratterizzano per l’assenza di Maysa Leak sostituita dalle voci di Tony Morelle e Joy Rose.
I successi dei primi anni Duemila vengono confermati nel 2010 dalla pubblicazione di “Live in London: the 30th Anniversary Concert” e “Transatlantic R.P.M.” arricchito dalle performance di artisti come Chaka Khan e Mario Biondi.
Nel 2012 gli Incognito pubblicano “Surreal”, seguito da “Amplified Soul” (2014), “In Search of Better Days” (2016) e dal loro ultimo lavoro “Tomorrow’s New Dream” (2019).
Come sempre un album di immersione nell’acid jazz e con i contributi di numerosi musicisti e cantanti.
Sono una toscana semplice : un po’ d’arte, vino buono & rock ‘n roll.
“Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”
(Frida Khalo)