Vincitore di due Festival di Sanremo, Fabrizio Moro è un musicista che conosce bene il significato di gavetta e di sacrificio per inseguire la passione della musica. Una passione che lo ha preso per mano nei momenti più difficili e lo ha reso l’artista apprezzato e stimato che è oggi.
Prima di essere l’amatissimo Fabrizio Moro, Fabrizio portava solo il cognome Mobrici ed era un ragazzino vivace della periferia romana con la passione per la musica rock, per gli U2, i Guns N’Roses e i Doors. Un giovane musicista autodidatta che girava i locali e i pub capitolini con in spalla la sua chitarra, fedele compagna di una vita, quella stessa vita fatta di cadute, rinunce, sforzi e quella voglia sconfinata di perseguire il sogno più grande che lo ha portato a scrivere la sua prima canzone a quindici anni e a 21 a pubblicare il suo primo singolo (Per tutta un’altra destinazione).
Gli anni per Fabrizio passano, ma la musica continua ad essere la sua benzina, il suo bene primario, il suo bagaglio essenziale. E’ nel 2007 che per quel ragazzo di periferia nato e cresciuto nel quartiere San Basilio arriva la vera svolta artistica, quella che lo porta ad essere apprezzato dal grande pubblico. Moro – dopo un’apparizione sul palco dell’Ariston nel 2000 – torna nella città dei fiori e partecipa alla 57ª edizione del Festival di Sanremo nella categoria Giovani con la canzone Pensa, vincendo la manifestazione e aggiudicandosi anche il Premio Mia Martini della Critica. Un brano diretto ed essenziale dedicato alle vittime della mafia. Fabrizio si presentava tra le “nuove voci”, e la sua era una voce contro le mafie. Una canzone forte e intensa che è un invito alla riflessione contro ogni forma di violenza, un testo che spinse Rita Borsellino – sorella del magistrato ucciso il 19 luglio del 1992 – ad accettare di comparire nel videoclip della canzone.
Fabrizio Moro quel leoncino d’oro torna ad alzarlo esattamente undici anni dopo. Ma questa volta sul palco dell’Ariston non è da solo. A suonare la carica con lui c’è Ermal Meta. I due artisti cantano Non mi avete fatto niente, una canzone che arriva in un periodo storico-politico importante. Il brano è un vero e proprio inno alla vita che “oltretutto, oltre la gente” continua perché deve continuare, nonostante i gesti infami dei terroristi. Portano in scena un vero gioiello stilistico. Le parole sono misurate, delicate e pesanti come macigni allo stesso tempo. Ha rendere il tutto ancora più unico è un arrangiamento musicale in stile new-folk che accompagna la durate del brano con una leggerezza di fondo che fa venire voglia di alzarsi in piedi, ballare e urlare a squarciagola.
Adesso quel ragazzino testardo e perseverante di anni ne ha 44 (nato il 9 aprile 1973), ha la stessa voce roca e profonda, stessa aria da uomo maledetto, stesso sguardo tenebroso alla Marlon Brando, stessa spiccata intelligenza e sensibilità artistica che lo ha messo in condizione di ritrarre in modo originale stralci della sua/nostra epoca. Quel ragazzino oggi si chiama Fabrizio Moto, ha una carriera artistica esemplare e ben avviata da far invidia a chiunque altro provi a fare il suo mestiere. Ha un curriculum ricco di collaborazioni illustri, una schiera di canzoni di successo nazionale che lo hanno portato a vincere diversi dischi d’oro e platino e una famiglia che lo ama e lo sostiene in ogni suo progetto.
Foto a cura di Giusy Chiumenti
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