Willie Peyote ed il suo “Ostensione della Sindrome tour” hanno fatto tappa nella suggestiva location dell’Hart di via Francesco Crispi a Napoli: il rapper torinese classe 1985 ha regalato quasi due ore di concerto ai suoi fan, tra brani appartenenti all’ultimo lavoro discografico “La Sindrome di Toret” e pezzi più datati. L’evento, organizzato da Ufficio K Eventi ed Antenna Music Factory, è stato dichiarato sold out già da diversi giorni. Non è previsto alcun opening act.
Il live inizia puntuale alle 22:30, quando Guglielmo Bruno, vero nome dell’artista, entra in scena accompagnato dalla “Sabauda Orchestra Precaria”: Marco Rosito alla chitarra, Frank Sativa alle tastiere, Luca Romeo al basso e Dario Panza alla batteria. L’attacco è affidato ad “Avanvera”, brano d’apertura dell’ultimo disco che riesce a scaldare il pubblico in sala sin dalle prime note. “Questa la dedichiamo al nostro amico Duccio”, così Willie presenta il featuring con Dutch Nazari in “C’hai ragione tu”, titolo ripetutamente urlato a squarciagola dai fan. Guglielmo indossa giacca e camicia, inusuali per un rapper, ma che per lui costituiscono “L’outfit giusto”, pezzo tratto dal suo terzo album. “Amore profano o amore sacro, quale preferite?”, domanda l’artista ai presenti prima di eseguire in sequenza il singolo “Ottima scusa”, rappresentante dell’amor profano, e la quasi sdolcinata “Willie Pooh”, pezzo in cui si traduce l’amor sacro. Il coinvolgimento del pubblico cresce a dismisura brano dopo brano fino a raggiungere l’apice durante l’esecuzione di “Turismi”, in cui il rapper cita più volte il beniamino per eccellenza dei napoletani, Maradona. “Metti che domani scoppia la guerra mondiale, ma noi siamo italiani e puntiamo a pareggiare, metti che domani vinciamo il campionato, scendiamo tutti in piazza come in un colpo di stato”, intonano a gran voce tutti i fan, sovrastando la voce di Guglielmo.
A metà concerto la setlist prevede alcuni pezzi che affrontano temi politici, su tutti “Portapalazzo”, caratterizzato da chiari riferimenti all’astensionismo giovanile, ed “Io non sono razzista ma…”, il quale costituisce una vera e propria critica all’immigrazione. A seguire ecco che la folla ritorna a pogare sulle inconfondibile melodia de “I cani”, in cui viene citato in maniera quasi irriverente il sole di Riccione dei Thegiornalisti. L’artista manda letteralmente in visibilio il suo pubblico con “C’era una vodka”, brano che tratta una delle dipendenze più diffuse nel nostro paese insieme a quella del fumo. A questo punto la platea si trasforma in una curva da stadio e di conseguenza i presenti divengono ultrà d’eccezione per gridare in coro “Glik”, omaggio all’ex capitano del Torino, squadra del cuore di Guglielmo. Il rapper e i suoi musicisti abbandonano il palcoscenico solo per qualche istante prima del gran finale: “Vendesi”, pezzo durante il quale i fan esibiscono i propri accendini, e “Che bella giornata” concludono un live a dir poco entusiasmante, ricco di musica ed emozioni.
Non solo rap, ma anche sonorità rock e ritmi funk, ad accompagnare testi ironici ma mai banali: Willie Peyote riesce a far combaciare una molteplicità di generi musicali senza mai trascurare l’importanza del messaggio che vuole trasmettere.
Scaletta:
Avanvera
Glory Hole
C’hai ragione tu
Interludio
L’outfit giusto
Ottima scusa
Willie Pooh
Il gioco delle parti
La dittatura dei non-fumatori
Turismi
TMVB
Metti che domani
Etichette
Giusto la metà di me
Peyote451 (l’eccezione)
Le chiavi in borsa
Portapalazzo
Vilipendio
I cani
Io non sono razzista ma…
C’era una vodka
Glik
E allora ciao
Oscar Carogna
Vendesi
Che bella giornata
A cura di Lorenzo Scuotto

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