Tutto esaurito per l’ultima data del Noisy Naples Fest all’Etes Arena Flegrea. Un sold out quello per la serata palcoscenico per Sting- Shaggy già annunciato il 26 aprile, cioè a tre mesi dalla data. Tanta era l’attesa del pubblico partenopeo di incontrare l’ex leader dei Police in terra propria.
L’inossidabile ’English Man” in una combinazione d’eccezione insieme all’eclettismo di uno scatenato Shaggy hanno dato vita ad un concerto-evento che lascerà il segno nel cuore di ognuno dei seimila partecipanti alla serata.
Protagonista della serata è stato centralmente il nuovo successo del duo, “44/876”, un album in cui il sapore raggae della Jamaica si mescola al britpop tipico del frontman dei Police, che dagli anni settanta ha fatto scuola in questa scena.
Un inizio di concerto quasi puntualissimo quello di Sting, da buon uomo d’oltremanica, poco avvezzo ai convenevoli e ai formalismi paraculi tipici degli artisti odierni, insomma un “Englishman in Naples” per parafrasare il suo brano di esordio che come città ha “New York”. Una platea in evidente sibilo, per lo più generazioni cresciute negli anni ottanta, quando il fenomeno della trap (per fortuna) era ancora un germe in seno alle discendenze future, e il pop ed il rock non si fermavano davanti alla sperimentazione, risultando uno la conseguenza mainstream dell’altro.
“Direttamente da Jamdung a Londra. Collaborazione tra Shaggy e Sting. Ho ricevuto una chiamata da un ‘Englishman’, gli ho detto vieni e facciamo un featuring dal 44 all’876? Ci colleghiamo in qualunque momento dal 44 all’876”. Con le parole iniziali di “44/876” – title- track dell’omonimo album in duo – Shaggy fa il suo ingresso sul palco e “spiega” così la loro collaborazione. Un album che nasce da un intento benefico in realtà, Shaggy ha chiesto un featuring a Sting per duettare su “Don’t Make Me Wait” il cui ricavato è andato ad un ospedale pediatrico di Bustamante Hospital for Children di Kingston, in Jamaica.
Un sodalizio dal sapore caraibico, a quanto pare da questa intro, voluto proprio da Sting, già promotore di molte altre iniziative benefiche, noto per aver fatto parlare di sé con l’impopolarissima affermazione secondo cui ai suoi figli non spettava alcuna eredità perché capaci di costruirsi da soli la propria ricchezza, che invece preferisce devolverla ai più sfortunati. Insomma vera filantropia o mera pubblicità intorno al suo personaggio non ci è dato saperlo, ma di insindacabile c’è di sicuro la sua voce e il suo carisma.
L’abilità di Sting & Shaggy sta proprio nel trasformare l’apparente limite dei due stili così diversi in un punto di forza. Così a “Morning is coming“ Sting attacca un riff di basso e ci porta indietro nel tempo, con “Everything she does is magic“. Shaggy canta parte della sua “Oh, Carolina“ del 1993 e Sting ci attacca “We’ll be together“. Con “Message In A Bottle” (Police cover) si è toccato uno dei punti massimi della serata, momento nostalgia dei tempi andati, del resto le cose belle sono quelle che durano poco, così come la breve emivita dello storico gruppo britannico. Ma brevità ed immediatezza sembrano essere state le parole chiave per il successo della band, di cui Sting si fa ancora portavoce, riuscendo a creare partecipazione anche su brani come “If You Love Somebody Set Them Free”, contenuta nella sua discografia solista.
L’ex Police, piaccia o no, è una colonna portante della musica mondiale degli ultimi tre decenni. Candidato quattro volte agli Oscar come migliore brano originale, vincitore di Grammy Award, insomma una fama che lo precede. Eppure nonostante ciò sembra Shaggy il vero motore della serata, è lui a motivare Sting, a fargli ostentare dei sorrisi e a coinvolgerlo in una partecipazione più calda e meno “metodica” alla serata, così come riesce ad infiammare il pubblico su tormentoni da pubblicità anni ’90 della Levi’s (“Mr Boombastic” come coda a “Roxanne”) o una classicissima “Angel”.
Un momento quasi teatrale in una simpatica gag che ha visto uno Shaggy inquisitore, provvisto di parruccone del settecento, con un reo Sting in maglietta classicamente a righe bianco nere, e poi il lancio di un altro maxi successo targato romanticismo “Shape of my Heart”. Un lampo di goliardia anche nel britman che in questo esperimento raggae si sta trovando decisamente a suo agio. Del resto lo aveva anticipato già ai tempi della sua prima esperienza musicale con i Police, la volontà di creare uno stile “Reggatta de blanc”, probabilmente ai tempi delle continue fughe parigine, e della composizione di Roxanne. E seppur con trent’anni di ritardo, può dirsi missione riuscita.
I Caraibi in Arena questa sera, in un condensato di sudore e di bicchieri di birra rovesciati al suono di iconiche hit senza tempo, si riversano in un onda che parte dal palco, si insidia nel falsetto accuratissimo del pignolo Sting, viene raccolta dal “Mr Boombastic” nigga-rapper, e da lui lanciata fino al pubblico, in un bagno oceanico di musica e danza, con un bagnino d’eccezione che riesce sempre a contenere l’eccessivo entusiasmo stendendo la sua bandiera rossa, quando il calore si fa oltremodo eccessivo. Insomma un trascinatore di anime canterine Shaggy, direttamente dal sud del mondo e dal suo folclore congeniale e un quasi freddo Sting, tipica anima d’oltremanica. Un equilibrio perfettamente riuscito fra i due eccessi (tempra nordica già conosciuta su questo palco grazie al compostissimo Noel Gallagher, che sempre si è contraddistinto dall’anima ribelle ed esagerata del fratello minore Liam), che riescono a non far calare mai l’attenzione né la partecipazione del pubblico pagante.
Una chiusura in degno stile per questa terza edizione del Festival del mezzogiorno d’Italia. Il Noisy Naples Fest che nelle precedenti edizioni ha visto ospitare artisti come Mark Knopfler (Dire Straits), Massive Attack, LP e Jarabe de Palo, quest’anno è riuscita ad imporsi davvero come realtà musicale nazionale. “Punterò a un programma di rilevanza nazionale ed internazionale” era questo l’auspicio dell’AD Mario Floro Flores nel momento dell’appalto dell’Arena Flegrea sotto la sua gestione per ben dodici anni, e direi che step by step stia riuscendo nel suo intento. Per la gioia di tutti noi usufruitori della musica e delle belle serate, chiaramente.
Arrivederci al prossimo anno Noisy Naples Fest, ci hai regalato attimi di balli scatenati in “Berlin’ Style” con il beat di Paul Kalkbrenner, un dancefloor downtempo come se fossimo in una Ibizia al tramonto a ballare in riva al mare sui dischi di Bonobo, attimi malinconici e anni novanta intrisi di romantic-pop con Noel Gallagher e Kasabian, ci hai riportati nel presente con Coez e strizzato l’occhio alle tue origini con Senese- Avitabile e Luchè, in un omaggio al vero grande nome della tua terra, Pino Daniele. Grazie per averci regalato una chiusura in degno stile all’altezza della line up con Sting e Shaggy, e… Ad Maiora! Ci vediamo nel 2019.
A cura di Fabiana Criscuolo
Photogallery di Alessia Giallonardo
Scaletta:
Englishman in New York (Sting cover)
44/876
Morning Is Coming
Every Little Thing She Does Is Magic (The Police cover)
Oh Carolina / We’ll Be Together
If You Can’t Find Love
Love Is the Seventh Wave (Sting cover)
Message in a Bottle (The Police cover)
Fields of Gold (Sting cover)
Waiting for the Break of Day
Gotta Get Back My Baby
If You Love Somebody Set Them Free (Sting cover)
Don’t Make Me Wait
Angel (Shaggy cover)
Dreaming in the U.S.A.
Crooked Tree
Shape of My Heart (Sting cover)
Walking on the Moon (The Police cover)
So Lonely / Strength
Hey Sexy Lady (Shaggy cover)
Roxanne / Boombastic
Desert Rose (Sting cover)
It Wasn’t Me (Shaggy cover)
Every Breath You Take (The Police cover)
Jamaica Farewell
Fragile (Sting cover)

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