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Sting ci spiega The Bridge, il suo nuovo album uscito a Novembre

by Paola Pagni

Il 19 Novembre scorso è uscito The Bridge, ultima fatica in musica di Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting: un album che esplora una moltitudine di concetti e temi e che rappresenta il duraturo e in costante evoluzione legame tra idee, culture, continenti.

Ma è anche una rotta verso il passato: così STING si è trovato a ripensare alla musica e i luoghi che hanno formato le sue basi, tanto da essere incastonati nel suo DNA.

The Bridge” è stato scritto durante la pandemia e racconta di uno STING che si trova a riflettere sulla perdita personale, la separazione, l’interruzione, il confinamento e uno straordinario tumulto sociale e politico.

Ma sicuramente nessuno meglio di lui è in grado di spiegarci il vero significato dell’album, la sua genesi e che cosa volesse comunicare con questo suo ultimo lavoro

The Bridge spiegato da STING

Quando hai deciso di scrivere un nuovo album?

Ero a San Francisco per recitare nel mio spettacolo The Last Hip.  Abbiamo ricevuto una telefonata un mercoledì pomeriggio dal sindaco della città che ha detto:” devi chiudere lo spettacolo. Tutti i teatri della città saranno chiusi a causa del Covid.” Così ho mandato a casa tutto il cast. Siamo tornati tutti in Gran Bretagna, io sono arrivato a Lake House in campagna in Inghilterra, ed ho iniziato questo album il giorno dopo. Non avevo ancora idea quale sarebbe stato il tema dell’album, ma ogni mattina alle 10:30 andavo in studio e provavo a fare un disco.

Quanto tempo ci è voluto per completare questo album?

Beh, dal rientro da San Francisco ci è voluto circa un anno, forse un po’ di più. Sai, non avevo fretta… ma per molto tempo ho pensato di non avere fatto molto, solo piccoli frammenti. Non trovavo coerenza tra loro fino a che non mi sono voltato indietro e non ho visto cosa avevo scritto. Direi che è un processo normale: fai piccole parti di un dipinto, e finché non fai un passo indietro non vedi il quadro per intero.

Quindi diresti che c’è un filo conduttore tra tutte le storie di questo album?

Come dicevo, per molti mesi non ho fatto altro che scrivere canzoni separate. L’album nel suo insieme non aveva molto senso, finché un giorno ho iniziato a guardarlo in un modo più globale ed ho detto: okay, adesso di cosa tratta questo disco. Parlo di persone che sono tutte come tra due mondi. Non sono stabili. Stanno andando da una cosa all’altra. Sognano di andare da qualche altra parte. Sognano di avere un’altra relazione. Hanno bisogno di cambiare il loro rapporto. Tutte queste cose mi hanno portato a pensare ad un ponte, The Bridge. Questo album parla di provare a fare quel viaggio, attraversare quel ponte.

Come hai lavorato a questo album durante la pandemia?

Sai, tendo a registrare nelle case. La casa diventa un personaggio nella registrazione, la casa porta uno stato d’animo, una sensazione di sicurezza, una sensazione di comfort, una sensazione di storia. Le mie case sono tutte vecchie. Non è come uno studio sterile nel mezzo di una città senza finestre e senza aria. E questo ti dà un certo sapore. Ma il sapore dei miei album è il sapore di casa.

La guerra e le battaglie sembrano essere un tema ricorrente in questo album. Come mai?

Non ho mai dovuto indossare un’uniforme e puntare un fucile contro nessuno. Mio nonno lo ha fatto. Mio padre lo ha fatto suo padre prima di lui. Quindi la nostra generazione è stata molto fortunata. Non siamo stati in guerra, eppure le guerre sono in corso da migliaia di anni.

E poi vengo da una parte del mondo che è al confine tra Inghilterra e Scozia, e molte battaglie furono combattute lì per millenni. Molte persone sono morte, molte case sono state bruciate. In qualche modo sento quella sensazione di storia, quella risonanza, e la rispetto.

L’acqua è un elemento essenziale nella scrittura di Sting, la tua, in generale

Ogni mattina mi alzo e la prima cosa che faccio è tuffarmi in piscina. Nuoto ogni mattina. È una specie di rituale religioso per me. Mi sento purificato. Il mio corpo lo apprezza. La mia mente lo apprezza. Quindi questo è il mio rituale mattutino. È purificante. Si chiama idroterapia. L’acqua tende ad aiutare uno stato d’animo. Tutti quegli aspetti simbolici dell’acqua, dei fiumi, della pioggia sono molto importanti per me, ovviamente, come cantautore: è un simbolo che puoi usare ancora e ancora e ancora. E la gente lo capisce. Lo capiscono profondamente perché tutti noi siamo acqua. Siamo influenzati dalle maree, influenzati dalla luna che muove l’acqua nel nostro corpo. Quindi sì, l’acqua è una cosa importante nella mia vita.

“The Bridge” è il tuo album più personale?

Sai, forse sto migliorando nel è rivelare chi sono attraverso le mie canzoni e il suono della mia voce. Ma questa è sempre stata l’intenzione. Sempre. Anche nei dischi più vecchi, forse ero più mascherato, ma c’ero.  Ora tolgo via le cose superflue per rivelare solo l’idea centrale. Il suono di una voce, la cosa più importante del disco è il suono di una voce.

Come ti sei sentito quando questo album è stato fatto?

Quando finisco un disco, non penso mai di poterne scrivere un altro. Non presumo mai che ce ne sarà un altro. Questo potrebbe essere l’ultimo disco che realizzo. Questa potrebbe essere l’ultima canzone che scrivo. Questo è il modo in cui vivo la mia vita. In questo c’è intensità ma anche una certa ansia, e quell’intensità entra nella musica. Questo è quello che senti. Ansia, intensità. Grande amore, grande passione. Sono grandi emozioni per me.

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