Il cantante romano ha presentato ieri il terzo disco uscito per Lapidarie Incisioni/iCompany – distr. Sony. Ironia, sensibilità ed empatia alla ricerca del lupo cattivo.
Sarà che la musica unisce, sarà che i tempi che stiamo vivendo ci indeboliscono il cuore rendendoci più esposti a certe emozioni. Certo è che ieri sera al MONK Circolo Arci di Roma, Lucio Leoni ha messo su un’atmosfera magica, uno scambio comunicativo iniziato quasi per gioco che si è trasformato in un’orgia di sensazioni e di orgasmi emotivi.
Sì perché quando dal palco viene spigionata un’energia naturale, di quelle che si alzano da microfono e strumenti e si scaraventano sul pubblico che le assorbe e le risputa come un drago di adrenalina, allora significa che la musica ha fatto il suo corso e l’arte ha realizzato il suo obiettivo: condivisione, comunicazione.
Lucio Leoni, classe 1981, ha presentato ieri nella sua Roma il suo terzo album Il Lupo cattivo, un trattato viscerale e provocatorio, diretto e introspettivo, sull’esistenza e su concetti universali e irrisolti.
Undici pezzi come undici monologhi che partono dall’espediente del “lupo cattivo” per attuare uno sguardo critico e tormentato sulla vita ma che raggiunge la consapevolezza e, dunque, un certo equilibrio. “Si impara che uccidere un lupo cattivo non è una soluzione plausibile”.
Si impara che il lupo cattivo è anche parte di noi e si impara a rispettare il lupo cattivo. Ogni brano è un lupo cattivo diverso, ogni brano è un incontro con un aspetto diverso di una qualche paura, sconfitta, sfida, pericolo e a modo mio ho provato a tornare a casa, perché le favole non si mischiano mai ma avevo bisogno di trovare un sentiero di sassi che mi indicasse la via”, ha dichiarato il cantante.
E ieri sera sembra proprio averla trovata questa strada di sassi Lucio, la via forse era indicata da tutti gli occhi umidi che lo guardavano e dalle mani che si alzavano, o dagli animi che si smuovevano. Una scaletta di 16 pezzi, tra quelli estratti dal precedente album, Lorem Ipsum e quelli tratti dall’ultimo.
Da Le interiora di Filippo a La pecora nel bosco passando per la tenerezza che ha fatto commuovere molti di Perché non dormi mai; fino ad arrivare a Il lupo cattivo, Prurito, all’omaggio a David Bowie con Luna, fino all’inno generazionale di A me mi.
Degna di nota anche un’inedita rielaborazione di Io sono uno , di Luigi Tenco, arricchito di nuove parole, sempre di Tenco, estratte da un intervento al “beat 72” su “La canzone di protesta” nel 1966. Lucio Leoni si muove tra un inconsueto rep metropolitano dall’accento romanesco, tra mitragliate di parole impilate ad una velocità impressionante, l’incontro tra teatro e canzoni, grovigli di sonorità distorte e improvvisazioni strumentali sapienti.
Per questo ultimo disco si è affidato ad un gruppo collaudato ed affinato, Le Sigarette, composto dalla chitarra elettrica di Jacopo Ruben Dell’Abate, dalla batteria di Lorenzo Lemme uniti all’elettronica e alle tastiere di Filippo Rea, alla chitarra classica di Daniele Borsato, alle trombe di Giorgio Distante.
Il risultato è un incontro ritmico oleoso e un’intesa sonora che si avverte nella comunicazione tra Lucio e i musicisti e che si riflette sul pubblico. Così si sviluppa un modo di narrare profondo ma evidente, tra salti logici e passeggiate illogiche.
Le canzoni sono racconti, dialoghi, scambi tra pubblico e Io. Confessioni e ammissioni di colpa, dichiarazioni, urla e sussurri, insulti e preghiere in uno scambio alchemico tra introspezione ed esplosione. La dialettica corposa, satura, incalzante di Lucio fa il resto.
Forse neanche lui se lo aspettava, preso dall’urgenza di comunicare, dalla spinta di dire e spiegare, gridare, narrare. Fino a quando, sentendo che le parole che si alzavano in sala non venivano dalla sua bocca, si scioglie in lacrime di emozione e gratitudine verso il pubblico che cantava i suoi pezzi. Questo è stato.
Forse ognuno dei presenti ieri ha raccontato la sua storia, ognuno ha portato le proprie ferite, ha raccolto le delusioni e i sogni e le ha condivise, le ha fatte esplodere o le ha sussurrate tra lacrime nascoste dietro le luci, ognuno ieri è stato un po’ confortato e accarezzato. Ognuno ha un po’ affrontato il suo lupo cattivo.
Photogallery di Giusy Chiumenti
Live report a cura di Sabrina Pellegrini

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