Dal 28 agosto al 7 settembre si terrà la 76esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Durante la manifestazione l’attrice britannica Julie Andrews ritirerà il suo meritato Leone d’Oro alla carriera.
Un’attrice unica, leggendaria ed inimitabile, uno stile inconfondibile, una donna iconica e raffinata dall’eleganza innata. Julie Andrews è entrata nella storia del cinema mondiale interpretando l’indimenticabile Mary Poppins nell’omonimo film che le ha regalato anche l’Oscar alla migliore interpretazione femminile nel 1965. Quel suo “supercalifragilistichespiralidoso” continua ad essere tramandato di generazione in generazione, restando ancorato nelle menti di grandi e piccini.
Tra i suoi successi si ricordano anche “Tutti insieme appassionatamente” (1965) e “Victor Victoria” (1982). Così, dopo l’Oscar, cinque Golden Globe, due Emmy, tre Grammy, due BAFTA, un David di Donatello, tre nomination al Tony e una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, Julie Andrews ha conquistato anche il Leone di Venezia alla carriera.
Julie Andrews: la decisione della Biennale di Venezia e le prime dichiarazioni
La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, che ha fatto propria la proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera. Le prime dichiarazioni di Julie Andrews sono state di orgoglio, stima e gratitudine:
“Sono molto onorata di essere stata scelta per il Leone d’oro alla carriera. La Mostra del Cinema di Venezia è da lungo tempo considerata uno dei più stimati festival internazionali. Ringrazio la Biennale per questo riconoscimento del mio lavoro, e sono impaziente di arrivare in quella meravigliosa città a settembre per un’occasione così speciale“.
La reale e sentita motivazione del Premio va trovata nelle parole di Barbera:
“Andrews ha significativamente contribuito ad evitare il rischio di rimanere imprigionata nel ruolo di icona del cinema famigliare, scegliendo di cimentarsi in ruoli di volta in volta drammatici, apertamente provocatori o intrisi di graffiante ironia. È il caso, per esempio, di “Tempo di guerra, tempo d’amore”, di Arthur Hiller, e dei numerosi film diretti dal marito Blake Edwards, con il quale diede vita a un sodalizio artistico tra i più profondi e duraturi, che ricordiamo come uno stupendo esempio di fedeltà umana e professionale a un affascinante progetto estetico capace di prevalere sull’esito commerciale dei singoli film. Il Leone d’oro è il riconoscimento doveroso di una carriera straordinaria che ha saputo ammirevolmente conciliare il successo popolare e le ambizioni artistiche senza mai scendere a facili compromessi”.

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