A un anno dall’uscita di “Volesse ‘o cielo”, Joe Barbieri ha pubblicato “Anni luce”, il nuovo singolo che anticipa l’uscita del suo prossimo album “Big bang”, prevista per l’11 aprile 2025.
“Anni luce”, così come “Il mio miglior nemico”, altro inedito che ha preceduto l’album, fa parte di quelle canzoni straordinarie che l’ispirata penna di Joe Barbieri ci ha abituato ad asoltare.
Il testo del brano, toccante e intenso, descrive un rapporto d’amore finito come “due satelliti distanti che non sanno farsi sconti”, malgrado prima si sia stati “eternità”, insieme.
La voce profonda e malinconica del cantautore napoletano esplora oltre tre ottave, supportata dagli archi che cesellano il brano, il tutto arricchito dalla maestria dei musicisti che accompagneranno Joe Barbieri anche dal vivo.
Il prossimo 7 maggio 2025, infatti, Barbieri debutterà dal Teatro Acacia di Napoli con il suo nuovo tour che lo vedrà impegnato sui palchi per buona parte dell’estate.
Abbiamo intervistato Joe Barbieri per parlare sia di “Anni luce” che, dell’ ormai imminente uscita di “Big Bang”.
INTERVISTA
Ben ritrovato Joe,
“Anni luce” sembra risvegliare emozioni universali, insite in ognuno di noi. Come si spiega questo piccolo miracolo, a metà tra poesia e canzone?
È una canzone che è misteriosa anche per me: ci sono brani, ogni tanto, che arrivano completi e risolti da qualche profondità dello spirito, che non sospettavi.
Evidentemente ha qualcosa da raccontarmi che non pensavo e deve esserci dentro con l’eco di qualche esperienza vissuta, perché credo che non si scrivano canzoni senza averle attraversate personalmente. Per cui penso che questa canzone mi servisse per risolvere qualcosa che era rimasto. E adesso che la vedo scritta, che posso cantarla, mi sembra di poter lasciare andare qualcosa del mio passato che ancora invece veniva a tormentarmi di tanto in tanto.
L’argomento trattato è lo stesso de “Il mio miglior nemico”, eppure indaga il tema dell’amore in maniera molto diversa…
Sì, sono due brani totalmente diversi, che hanno in comune una tessitura strumentale importante.
Sono stati registrati all’interno della stessa sezione di lavoro, come se fosse stata una esecuzione dal vivo, suonando tutti insieme; però hanno sicuramente due necessità espressive differenti.
“Il mio miglior nemico” parla di un momento completamente diverso. Parla sempre d’amore perché parla di quella zona grigia che si crea quando ci si allontana e ci si vuole separare, tra la volontà di allontanarsi e invece le ceneri di un desiderio di ritrovarsi, che all’apparenza non c’è.
A maggio partirà da Napoli il suo nuovo tour. “Anni luce” ha un’orchestrazione importante, che contribuisce a conferirle sontuosità. Come la renderà sul palco live?
Il concerto sarà in quartetto, lo stesso che ha registrato i brani per il disco, quindi basso, pianoforte, batteria e chitarra che suonerò io.
Proprio in questo momento stiamo provando, quindi stiamo cercando delle strade.
Una opzione che a me piace molto, dato che queste canzoni sono nate senza l’ausilio di una pre-produzione, senza pensarle già vestite, potrebbe essere quella di spogliarle del tutto e portarle alla loro “impostazione di fabbrica”. Potrebbe essere semplicemente una versione chitarra e voce.
Il titolo dell’album, “Big bang”, potrebbe indicare un cambiamento o la volontà di fare tabula rasa e tracciare un nuovo cammino. Cosa ci dobbiamo aspettare?
Ha centrato perfettamente entrambi i significati.
C’è sia la necessità di ricominciare, perché sento di aver fatto un lavoro di ricerca sul modo di scrivere queste canzoni e di proporle nell’album, dato che ho sempre usato strumenti acustici nei miei album precedenti, mentre questo sarà elettro-acustico.
Poi c’è anche un’altra ragione: sono un appassionato di astronomia e il cielo mi suggerisce un’immutabilità delle cose quando invece, guardando con uno sguardo più attento, nulla è fermo e immobile; quindi voglio andare incontro a questo cambiamento, a questo mutamento, anche perché se vogliamo trovare una chiave di progresso, è necessario abbandonare, almeno in parte, l’equilibrio che, con molta fatica, ci siamo costruiti.
Che tipo di rapporto si instaura col pubblico quando si ha a che fare con canzoni così potenti dal punto di vista emotivo?
Chi viene ad ascoltarmi ritrova, nelle mie canzoni, qualcosa di sé e quindi è come raccontare nello stesso tempo, della mia vita, ma anche di quella di altre persone.
Dopo i concerti mi fermo spesso a parlare con le persone e mi raccontano i loro vissuti e so che, spesso, queste canzoni hanno un potere consolatorio, quello stesso potere, di cui le raccontavo all’inizio della nostra chiacchierata, che hanno avuto per me di risolvere o comunque di dare al proprio vissuto, una prospettiva e una chiave che magari non avevamo pensato.

Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)