È uscito mercoledì 29 gennaio “Altro che Colandrea“, il nuovo singolo del cantautore romano Emanuele Colandrea.
“Altro che Colandrea” è una ballata sincera e densa, a tratti ipercritica verso sé stesso, e la realtà che circonda il cantautore, che talvolta ha necessità di estraniarsi per potersi allontanare dai paragoni, dai campanilismi e personalismi, dalle apparenze, dalle etichette, dalla fretta, dalle convenzioni, dalle distrazioni, per ritornare all’essenza di chitarra e voce, come ai tempi della piazzetta sotto casa.
Abbiamo parlato con Colandrea del singolo “Altro che Colandrea”, che anticipa l’uscita, il prossimo marzo, del nuovo disco.
INTERVISTA
Ciao Emanuele,
il tuo nuovo singolo rimette al centro te stesso come “Ok Emanuele”, in questo eterno dialogo con te stesso che è la tua musica. Questa volta cosa avevi da dirti?
Penso che per chi scrive canzoni, in realtà, sia sempre una sorta di seduta di psicanalisi con sé stesso, ma proiettandosi all’interno di altre comunità all’interno del mondo. Io faccio sempre pensieri a voce alta quando scrivo: mi metto lì e vedo che cosa non devo diventare, come ho scritto anche in un’altra canzone, quindi mi do dei promemoria per cercare di crescere.
Mettersi in prima linea è fondamentale, perché parlare degli altri, mettendoci su un piedistallo è la cosa più sbagliata che possiamo fare. Bisogna analizzare sé stessi per poi stare in armonia con altri.
Come mai il tuo sogno è trovare un biglietto per la Nuova Guinea?
È uno sfogo nei confronti della macchina in cui siamo imbrigliati oramai da secoli.
Magari pensiamo di avere una personalità chissà quanto spiccata, ma in realtà siamo il frutto di ciò che è già stato e di quello che, involontariamente, tante persone ci hanno trasmesso.
Poi, ovviamente, abbiamo un carattere di nascita, ma tante cose, tanti pensieri, vengono plasmati nel tempo da ciò che abbiamo visto, da ciò che ci hanno detto, da ciò che abbiamo fatto finta di non sentire, ma abbiamo assimilato.
Mi sembra che tu sia anche molto ipercritico, sbaglio?
Lo sono di mio, soprattutto nei confronti di me stesso perché bisogna solo riconoscere la propria umanità, che siamo degli animali un po’ più sviluppati. Poi partendo da questo concetto bisogna essere iperrealisti, cioè mettersi in gioco e provare a migliorarsi.
È curioso come in questa canzone tu voglia fare tabula rasa e ripartire da capo… se ne avessi la possibilità, cosa cambieresti?
È più una presa di consapevolezza, che vorrei aver raggiunto prima.
Non è la denuncia di un malessere, ma proprio la bellezza e la libertà di ristupirti ogni volta, ripartendo ogni volta da zero.
Rifacendomi alla frase “E hai voglia a scrivere canzoni d’amore se non le canti con il primo che passa”. Visto che stai lavorando al tuo prossimo disco, in uscita a marzo, chi vorresti o avrai accanto a te in questa nuova avventura?
Per quanto riguarda proprio questo disco, no, perché l’ho fatto in tutti i ritagli di tempo che ho avuto e quindi non ho potuto scegliere di collaborare con nessuno. È stata un po’ una mia scelta, un po’ un modus operandi indotto, dato che ho un bambino piccolo e lo studio a casa.
Questa esperienza mi è piaciuta tanto perché poi mi sono accorto che lavorando un poco alla volta, si è molto più freschi e si è molto più prolifici, sia dal punto di vista di pezzi nuovi che vengono mentre registri che per la freschezza di quello che faccio. Infatti, ho scelto di fare tutto impresa diretta, per restituire un po’ questo animo live che magari nel tempo avevo perso, a discapito di una qualità quasi utopica.
A proposito del verso che hai citato, è proprio un po’ tornare alla dimensione di quando ho iniziato a suonare e magari scendevo nella piazzetta con la chitarra per far sentire agli altri il pezzo che avevo scritto.
Nel 2025 compiono 10 anni “Ritrattati” e “Canzoni dalla fine dell’anno”, quindi lo possiamo considerare un anniversario da festeggiare….
Ammazza, son già passati dieci anni, non ci avevo pensato!
Come si dice: quest’anno me la sento calla, nel senso che sono più positivo del solito; l’ipercriticismo c’è sempre ma forse perché ho meno tempo sento che lo sto vivendo in modo più appassionato.
Magari ci sentiremo a marzo per parlare dell’album, che dici?
Certo, molto volentieri, tanto sta arrivando, è quasi già qua!
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Per ogni cosa c’è un posto
ma quello della meraviglia
è solo un po’ più nascosto
(Niccolò Fabi)