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Gnut torna con l’inedito “Luntano ‘a te” e un tour

by Alessia Andreon
Gnut oriz phAlessandraFinelli

Abbiamo avuto l’occasione di ascoltare in anteprima “Luntano ‘a te”, il nuovo inedito del cantautore napoletano Gnut, in uscita oggi sui digital store e in rotazione radiofonica.

“Luntano ‘a te” è una canzone malinconica e profonda, con melodie classiche della canzone popolare napoletana e un testo nato da una lucida, quanto spietata, analisi della fine di un rapporto tossico.

L’aver donato amore alla persona sbagliata provoca sempre frustrazione e una sensazione di fallimento, ma l’importante è saper riconoscere queste situazioni e liberarsi di chi ci riserva, anche inconsapevolmente, solo energie negative.

Il brano è stato registrato in studio live con il contributo di due formidabili musicisti come Marco Sica (Guappecartò) e Mattia Boschi (Marta sui Tubi, Wuz), ed è prodotta dal collaboratore di lunga data Piers Faccini che ha anche scritto l’arrangiamento per archi con Marco Sica.

Con l’uscita dell’inedito, “Luntano ‘a te”, si apre per Gnut un tour, organizzato da LA FABBRICA, che toccherà i principali club della penisola e lo vedrà esibirsi in trio con Marco Sica (violino) e Mattia Boschi (violoncello).

In occasione del preascolto del singolo abbiamo avuto modo di fare una intensa chiacchierata con Gnut, che ci ha anche anticipato qualche dettaglio sul suo prossimo lavoro discografico.

INTERVISTA

“Luntano ‘a te” apre un nuovo capitolo di Gnut, dopo l’uscita, nel 2023, dell’album Nun te ne fa’?

Sì, diciamo che è un brano di transizione, una rielaborazione, un passaggio, tra quello che ho fatto nei precedenti album e quello che farò nel prossimo, ma non farà parte del disco.

L’album al quale sto lavorando avrà delle sonorità diverse: mischierò le radici della canzone popolare napoletana con altre cose…

È ammirevole che abbia scelto una veste così delicata per parlare di un amore donato alla persona sbagliata, che in fin dai conti ti ha fatto male…

Ti ringrazio molto. Ho voluto elaborare e trasformare la rabbia.

Il tema principale della canzone è la sensazione di amarezza, ma anche di sollievo, che si prova quando finisce un rapporto tossico e nella vita se ne vivono tantissimi: sul lavoro, in amicizia, in amore.

A volte ci troviamo a essere sia vittime che carnefici: non è detto che facciamo del bene a tutte le persone che amiamo.

Capita che alcuni rapporti si incriminano senza che ce ne accorgiamo e si inizia ad essere negativi l’uno per l’altro e, quindi, la cosa più saggia da fare è allontanarsi per non alimentare più questo flusso di negatività e cercare energie positive altrove.

La bellezza di questa canzone è nel fatto che sia stata registrata, in presa diretta, con gli archi che creano un’atmosfera intima ed evocativa.
La collaborazione con loro, che riprende dopo qualche anno, ha a che fare col tuo tour che è in partenza a fine marzo?

In questa canzone ho voluto coinvolgere due vecchi amici, con i quali ho collaborato tanti anni fa: Marco Sica (violino) e Mattia Boschi (violoncello). Abbiamo arrangiato insieme l’inedito e abbiamo deciso di dare la stessa lettura in trio anche a una serie di miei brani storici con archi, chitarra e voce.

Avevo la possibilità di fare un ulteriore giro di concerti dopo la promozione dell’ultimo album, che è andata benissimo e, dato che i tempi per il mio nuovo album sono un punto interrogativo, mi andava di tornare in giro a suonare e lo farò con un tour che mi vedrà impegnato nei club da marzo a luglio, per ora.

Sin dalle prime note si capisce che ti sei ispirato alle melodie classiche della canzone popolare napoletana. Puoi anticiparci qualcosa dell’album al quale stai lavorando?

Sono in una fase embrionale ancora. Sto iniziando un percorso che non so dove mi porterà, però, sicuramente sarà un mescolare le mie radici con quelle che sono le mie passioni, che è quello che ho fatto pure negli ultimi album. Solo adesso le mie passioni sono un po’ cambiate e gli ascolti sono un po’ diversi. Le canzoni sono ispirate dai mantra e dalla musica africana e dalle musiche popolari del mondo, mischiate col mio mood.

Non vorrei spoilerare troppo ma sarà una sorta di concept album di matrice “spirituale”, i cui testi tratteranno del rapporto tra l’essere umano e tutto quello che c’è, ma che non possiamo vedere con i sensi ma possiamo solo percepire.

La musica, secondo me, è uno degli strumenti più forti per metterci in contatto con queste entità, chiamiamole così…

In quasi vent’anni di carriera hai avuto l’occasione di lavorare con tantissimi artisti, sia dal lato cantautorale che come produttore. Cosa ti piace di più?

Io amo tantissimo scrivere canzoni perché mi dà una bella adrenalina la sensazione di aver creato qualcosa di nuovo, solo che questa fase è soggetta ai tempi dell’ispirazione, che a volte va e viene.

Subito dopo il lavoro in studio, amo elaborare la canzone, quando la registro, faccio dei provini. Anche quella fase è molto creativa ed è soggetta all’ispirazione perché ci sono giornate storte dove sei in studio e non ti esce niente di buono e altre dove tiri lungo fino alla notte perché sei ispiratissimo e ti vengono tutte le cose giuste.

Del mestiere che faccio, che sia un mio disco o per una produzione o per una colonna sonora, diciamo che la vita è in studio, il contatto con i musicisti, creare arrangiamenti e registrare, è la fase che mi piace di più; poi arrivano i concerti che sono un bellissimo momento in cui incontro il pubblico e c’è la condivisione.

Il momento che “odio” di più è quello del servizio fotografico per promuovere l’album, il videoclip, la strategia promozionale… son tutte cose che devo fare perché altrimenti non mi producono gli album ma la trovo meno divertente!

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